Lo zoo è a un bivio, sarà difficile ricollocare elefante e grandi felini
NAPOLI — «Non c'è stato per ora nessun contatto con lo zoo di Napoli. Siamo disponibili a contribuire, ma bisognerà capire per quali specie». Paolo Giuntarelli, il presidente della Fondazione Bioparco di Roma — socio di maggioranza è l'amministrazione capitolina — interviene in merito all'ipotesi che gli animali del giardino zoologico napoletano, quello che era gestito dalla Park and leisure ed è fallito insieme all'Edenlandia, trovino casa nella Capitale. Se ne parla molto, ma per ora non c'è nulla di concreto. Dice: «Potremmo accogliere alcuni uccelli, perchè la voliera non è ricchissima, oppure le capre napoletane. Sicuramente non sarebbe così semplice prendere le tigri, considerando che al bioparco ci sono sì strutture vuote, ma di vecchio tipo, da trasformare radicalmente». E' anche un problema di risorse: il mantenimento dei grandi felini, degli elefanti, degli erbivori africani pesa non poco nei bilanci della struttura romana. Lo zoo di Napoli ospita 275 animali. Tra questi: otto tigri, una elefantessa, alcuni leopardi, zebre, lama, un dromedario con il piccolo, cinque leoni, due orsi bruni. C'è pure una colonia di animali domestici: una ventina di capre napoletane salvate dall'estinzione, asinelli, pony. Non per tutti gli animali, avverte Vincenzo Peretti, esperto di genetica veterinaria e docente alla Federico II, sarebbe semplice il trasloco. Sostiene: «Trasferire e fare ambientare una elefantessa di 6o anni o tigri di 20 in un'altra realtà è problematico. Bisognerà valutare caso per caso il rapporto costi benefici. Per alcuni animali potrebbe essere preferibile che restino allo zoo di Napoli fino alla morte». Aggiunge: «Certamente nel 2011 i giardini zoologici non hanno senso, io non ne farei aprire neppure uno nuovo. Tuttavia resta il problema di garantire agli animali che vivono da anni nelle gabbie o nei fossati le migliori condizioni possibili. Non è pensabile reintrodurre in natura bestie nate in cattività, non sopravviverebbero un mese». Quando anche l'ultimo ospite esotico dello zoo di Napoli sarà morto o trasferito altrove, propone il docente, la struttura potrebbe diventare una fattoria didattica. Capre, asinelli, cavalli, laboratori di produzione del miele e del formaggio. «Un'oasi», conclude, «dove i bambini possano osservare come si munge una capra o una mucca, come caglia il formaggio, come si ferra lo zoccolo di un cavallo, come è fatto un alveare». Insomma, un pezzo di campagna in città. Fabrizio Geremicca Nel verde L'area del giardino zoologico di Napoli dedicata agli elefanti