La tomba di Virgilio usata come sexy-privé, abbandonati condom (usati) e fazzolettini
NAPOLI — Il bello è che uno degli ammonimenti più abusati — per chi si diletta di manzoniano latinorum — è proprio suo: di quel Virgilio, fra i massimi poeti latini, a Napoli tumulato: parce sepulto (risparmiate chi è sepolto). Un'indicazione rimasta inascoltata da alcuni — fra i tanti — in visita alla Crypta neapolitana. Perché passi il fatto che il sepolcro è in costante decadenza; passi pure la scarsa o assente tutela. Ma che nelle piccole nicchie si abbandonino profilattici o fazzolettini, a tutto serviti tranne che per asciugare il naso, no. Perché a Napoli accade anche questo, e non in chissà quale sperduta area verde di periferia; no, in pieno centro, a un tiro di schioppo dalla stazione di Mergellina, a due passi dal lungomare Caracciolo. Ma tale scempio è il comune denominatore di altre situazioni. Stessa sorte è toccata all'anfiteatro flavio a Pozzuoli che, reso off limits ai visitatori è invece apertissimo al parcheggio delle auto; dopo le 22, prego, per attività che si concludono — ipotizziamo — secondo natura. Come accade per la tomba di Virgilio. Ed è a quest'ultima che ritorniamo. Il sepolcro, che di diritto rientra sotto l'egida della Soprintendenza (il Comune non ha alcuna "giurisdizione"), è in parte chiuso per ragioni di consolidamento del costone. Tuttavia la cripta e la tomba di Virgilio sono visitabili. Tradizione vuole che in un braciere posto al centro del mausoleo si lascino bigliettini e preghiere — e molte se ne trovano — a chiedere intercessione (pagana) del poeta (lui avvolto in un'aura di magia; è o non è colui che ha nascosto un uovo a Castel dell'Ovo, legandovi il destino di Napoli?). Ma a volte si fa di più; anzi, (lo) si fa strano. Perché coppie di giovani consumano il loco rapporti, i cui esiti lasciano, neanche tanto nascosti, alla vista dei turisti. Uno spettacolo deprimente: condom; involucri degli stessi; fazzolettini di carta stropicciati. Capiamo l'inLo scempio A sinistra, quel che resta di un frettoloso rapporto sessuale nella tomba di Virgilio. A destra, la lapide che ricorda la costruzione delle Rampe di Sant'Antonio (1637) trigo del proibito, difficile lasciar le cose come sono. Anche perché il parco, dichiarato monumento nazionale (e non privé), dovrebbe essere vigilato da attenti occhi elettronici; uno addirittura a inquadrare proprio al tomba. Le telecamere ci sono, che funzionino è tutt'altra storia. E l'anfiteatro flavio a Pozzuoli? Ad intervenire sono stati i Verdi. «Le auto che sono state fotografate — spiega il commissario regionale Francesco Emilio Borrelli — sostano tra marmi e colonne dell'antica struttura, un patrimonio notevole sotto il profilo storico-culturale. Basta una manovra errata — continua— per danneggiarle. Questa estate l'anfiteatro è rimasto aperto a metà per carenza del personale con visite a orari ridotti per mancanza di custodi. Temendo furti di colonne e marmi romani, i turisti devono infatti essere scortati. Ma le stesse colonne e marmi sono in balia delle auto in sosta ed in movimento nell'anfiteatro». Una vergogna che, secondo i Verdi, dovrebbe spingere le autorità preposte a rimuovere o spostare subito il Soprintendente». Insomma, storie di ordinaria incuria. Come quell'altra, che ci parla della lapide posta dal vicerè Ramiro Guzman, duca di Medina de Las Torres a Napoli dal 1637 al 1634, in onore del re di Spagna (e di Napoli) Filippo IV il quale fece aprire la via per il colle di Posillipo ossia le attuali Rampe di Sant'Antonio a Posillipo (da via Pacuvio a piazza Sannazaro). Lapide scritta in latino comprensibile ma illeggibile del tutto nella parte inferiore dove c'è la data Intorno a questo marmo di quasi 4 secoli fa, c'è di tutto: erbacce, edicola votiva, specchio convesso per vedere se arrivano auto chissà da dove, canne fumarie, scritte cubitali della tifoseria e infine la bandiera di un vicino pub.