Caccia a una minorenne, babygang devasta l'isola

Raid al Vomero: inseguita e minacciata di morte da 60 ragazzi dopo la lite con una coetanea
12 settembre 2011 - Mariagiovanna Capone
Fonte: Il Mattino

Un banalissimo screzio. Uno scambio di battute tra adolescenti che poteva finire in tragedia. Perché soltanto per il sangue freddo di alcune persone, una quattordicenne di Chiaiano, che chiameremo Maria, è sfuggita all'aggressione di circa sessanta coetanei che l'hanno prima inseguita e poi assediata mentre si nascondeva e chiedeva aiuto in un bar di via Luca Giordano. Siamo al Vomero intorno alle 22 di un sabato sera come tanti altri. Migliaia di adolescenti provenienti soprattutto dai quartieri periferici affollano l'isola pedonale. A piccoli gruppi presidiano le panchine e ogni tanto le ragazze passeggiano alla ricerca di un amico da salutare o anche solo per catturare uno sguardo di apprezzamento. Proprio durante una di queste «vasche», Maria ondeggia sui tacchi a spillo e perde l'equilibrio, urtando la spalla di Anna (anche questo nome è di fantasia) che immediatamente si stizzisce per il gesto, perché, a suo dire, le avrebbe imbrattato la maglietta bianca. Tra le due ragazze nasce così un vivo scambio di battute e, secondo alcuni testimoni, tutto rientra in una banale lite verbale. Nel giro di pochissimi secondi lo scenario cambia drasticamente: le amiche di Maria vengono fatte allontanare e invitate a tornare a casa «con le proprie gambe». La quattordicenne così si ritrova da sola, circondata da un numero sempre crescente di amici di Anna, richiamati dal tam-tam degli sms. La giovane di Chiaiano cerca di svincolarsi dalla morsa e inizia a spaventarsi sul serio, soprattutto perché ora in molti chiedono di chiudere l'alterco «'a mazzate». Non ci riesce: Anna le si avvicina e le afferra con violenza i capelli, strattonandola. Ma la chioma non è lunghissima e sfugge alla presa della rivale. Un attimo di disattenzione e Maria, sfilandosi le scarpe, inizia a fuggire cogliendo di sorpresa gli altri. Una manciata di secondi per decidere la mossa successiva, ma quanto basta per permettere a Maria di allungare il passo e allungare di qualche metro la distanza tra lei e gli aggressori. Quella che segue è una scena che i testimoni paragonano a quella del celebre film sulle gang newyorkesi «I guerrieri della notte». Da un lato c'è Maria in lacrime che corre a piedi nudi come un'ossessa e dall'altro Anna che l'insegue insieme ai suoi fedelissimi amici del quartiere, a quanto pare Piscinola. Chi ha seguito fino a quel punto la lite tra le due ragazze, parla di una fuga rocambolesca lungo via Scarlatti e poi verso l'isola pedonale di via Luca Giordano, senza l'ombra delle forze dell'ordine. Maria è disperata e si dirige verso l'unica luce in fondo al viale: un bar. Una volta dentro, sotto choc, chiede di aiutarla perché vogliono farle del male, e poi si rannicchia singhiozzante sotto ai tavolini. A passo lento ma spavaldo Anna e suoi amici si avviano verso il bar per una spedizione punitiva, un numero che cresce passo dopo passo e fa scappare i vomere-si chesi stavano intrattenendo con i loro bambini sulle isole pedonali. Sono almeno in sessanta quando arrivano all'ingresso del bar, ma qui trovano la fermezza dei gestori che nel frattempo hanno in linea il 113, chiamato anche da moltissimi altri pedoni. Gli aggressori, tutti di non più di quindici anni, stizziti piantonano l'esercizio commerciale per qualche minuto urlando minacce di morte alla ragazza, poi desistono e ritornano sui loro passi ancora più tronfi nonostante l'impresa non sia andata a buon fine. Lungo il ritorno alla base, rovesciano i cestini dei rifiuti, divelgono le transenne che trovano lungo il loro cammino, urlano minacce contro chi prova a fermarli: è panico, con un fuggi-fuggi generale che ringalluzzisce i giovinastri. Qui, finalmente, a trovarli c'è una pattuglia dei carabinieri e una volante della polizia ma, senza lasciarsi intimorire, iniziano a disperdersi. Un'altra volante raggiunge Maria nel bar che tornerà a casa prelevata dai genitori con la promessa di non mettere mai più piede al Vomero.

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