Raid e spazzatura, sfregio al teatro di Eduardo
«Questa è una delle tante cose belle che abbiamo a Napoli, ma che non viene valorizzata». L'automobilista parcheggiato davanti alle aiuole di piazza Eduardo De Filippo non nasconde la sua amarezza di fronte al degrado che circonda i giardini antistanti lo storico teatro San Ferdinando. Proprio accanto ai cassonetti qualcuno ha abbandonato alcune lastre di eternit, incurante del pericolo che ne potrebbe derivare. A completare lo scempio cartacce e immondizia, finanche davanti alle serrande chiuse del teatro, che ha sospeso le attività per la pausa estiva. E, per completare la desolazione, la cupola delle vasche anti-incendio imbrattata di scritte indelebili su cui gioca una ragazzina. «Da quando il teatro ha chiuso a fine luglio - spiega Peppino, il custode - tutto intorno c'è solo degrado. Gli stessi lampioni che illuminano la facciata esterna sono finiti nel mirino dei ragazzini che giocano a pallone nella piazza. Per questo ho cercato di proteggerli coprendoli con i sacchetti dei rifiuti». Peppino, da oltre trent'anni impiegato del Comune, ha dovuto anche fare i conti con il papà di uno di quei ragazzi: «Mi ha minacciato con un coltello solo per aver rimproverato il figlio. Faccio il custode del San Ferdinando da anni, ma nessuno mi tutela. Come si può lavorare in queste condizioni?». L'area esterna al teatro è l'em-blemadell'abban-dono totale. Cassonetti dell'immondizia maleodoranti, sacchetti aperti sul marciapiedi che costeggia le aiuole e amianto abbandonato, a pochi passi dalle abitazioni. Una piazza che dovrebbe essere il «fiore all'occhiello» del quartiere e della città è, invece, alla mercé dei vandali. Uno spettacolo indecente cui assistono anche i turisti che arrivano davanti all'ingresso della storica sala. «In tanti vengono fin qui e poi se ne vanno - sbotta il custode - perché il teatro è indicato come sito da visitare nelle guide, ma di fatto è chiuso, eccetto che nel periodo della stagione teatrale». Inaugurato nel 1954 da Eduardo, che lo acquistò dal Comune perla cifra di tre milioni delle vecchie lire, dopo che un bombardamento lo aveva distrutto nel 1943, il San Ferdinando fu da allora il «teatro dei De Filippo». Negli anni fu poi soggetto a diverse vicissitudini, fino alla rinascita nel 2007, quando ci fu il taglio del nastro con l'al-lestimento de «La tempesta» di Shake-speare. Oggi, donato da Luca De Filippo al Comune di Napoli, il San Ferdinando è tornato a risplendere. Nel tempio del teatro nel cuore del centro storico, tra il Borgo Sant'Antonio Abate e via Foria, sono esposti i cimeli dei grandi artisti: come la bombetta di Totò e gli abiti di scena di Eduardo. Oltre ad una quarantina di libri appartenuti al drammaturgo napoletano e salvati dal macero proprio dal custode: «Quando ci furono i lavori di ristrutturazione - racconta Peppino - gli operai gettarono accanto ai cassonetti circa quaranta libri d'epoca di proprietà di Eduardo, tra cui uno edito da lui In occasione dell'inaugurazione del 1954 con l'effigie di Ferdinando IV di Borbone. Un patrimonio inestimabile che conservo gelosamente». Eppure all'esterno il teatro ha un biglietto da visita tutt'altro che da ammirare. «È chiaro che se la struttura resta chiusa per alcuni mesi si alimenta anche l'abbandono esterno - commenta Armando Simeone, capogruppo Pd alla quarta municipalità - non basta riqualificare piazza e giardini quando arrivano in città le autorità dello Stato, come è accaduto per l'inaugurazione nel 2007. C'è bisogno di una manutenzione ordinaria di aiuole e arredo urbano, oltre che di una vigilanza serrata per contrastare gli atti vandalici. Inoltre, già nella passata consiliatura proponemmo di siglare un protocollo d'intesa tra Fondazione San Ferdinando, Municipalità e scuole per inserire i ragazzi difficili in un percorso formativo-artistico nel teatro, riprendendo l'idea di Eduardo sui minori a rischio. Un progetto che però è tuttora rimasto nel cassetto».