L'Istituto filosofico affossato dalla Regione
NEL 2000 fui protagonista del protocollo di intesa sottoscritto tra la Regione Campania, il Comune di Napoli, l'Ispettorato dell'Esercito e l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, protocollo da cui prese il via la vicenda relativa alla sistemazione dello straordinario patrimonio librario dell'Istituto. Fu individuato come sede della biblioteca l'edificio in cui è allocata la caserma "Nino Bixio", nei pressi della Nunziatella, luogo che rappresenta una continuità storica con una tradizione di formazione culturale e civile, oltre che militare. Questo protocollo fu un importante passo di tutte le istituzioni per la cultura della nostra città. Si espresse cosa la volontà di unire due grandi patrimoni della storia di Napoli, nel segno di una volontà forte di fondare a Napoli una nuova identità e di opporsi alle forze feudali e disgregatrici che per secoli ne hanno corrotto la vita civile, inquinato la vita politica, contaminato il costume. Con il protocollo de12000 si espresse l'intenzione di rendere fruibile un immenso patrimonio di cultura messo insieme da quella istituzione che oggi si presenta come il continuatore a Napoli delle tradizioni patriottiche e degli ideali della Repubblica napoletana e del nostro Risorgimento: l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
In particolare il protocollo prevedeva «la costituzione di un Centro culturale; che relativamente a tale ultima finalità, e cioè per la costituzione di un Centro culturale si rendeva necessario procedere alla catalogazione e sistemazione del patrimonio librario, all'individuazione di appositi locali e al reperimento di risorse a tanto finalizzate». A più di dieci anni da quegli atti solenni, come è noto, il problema della sede della biblioteca dell'Istituto non è ancora risolto, dopo ulteriori, logoranti e a tratti oscure vicende che vedono inattuate varie delibere della Regione volte ad alloggiare labiblioteca nei locali dell'ex Coni in piazza Santa Maria degli Angeli. Ma c'è qualcosa di più grave e di più sorprendente: tra innumerevoli sprechi nelle spese perla cultura della Regione Campania e dei fondi europei nell'ordine di milioni e milioni di euro, non si è trovato negli anni il modo di assicurare un adeguato finanziamento all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Per le sorti di un paese quel che si decide nella vita degli studi è essenziale. L'istruzione, l'altezza teorica del pensiero filosofico sono presupposti del benessere morale e materiale di una nazione e del fiorire dello spirito pubblico, fondamentali per dissolvere l'infiacchimento, lacorruttelaeilmalessereprofondo che pervade un popolo quando perde la coscienza della sua identità, avvilendosi in una grigia quotidianità separata dalla cultura. Solo un popolo consapevole di sé pub essere felice, e tale condizione pub essere preparata solo dal risorgere dello spirito filosofico, che è qualcosa di più dellafilosofia: è la capacità di orientarsi, di promuovere la vita civile di scoprire e seguire le più profonde vocazioni di civiltà; quando c'è questo spirito filosofico, la stessa filosofia si fa pensiero vivente. E questo il compito che l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici si è riproposto ed è riuscito ad attuare a livelli altissimi, riproponendo la città di Napoli al centro dei circuiti culturali europei. Nel corso degli anni erano stati promessi all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici finanziamenti, che sono venuti meno. In queste mura, in questa città, Gerardo Marotta ha creato una piccola e moderna Atene, riconosciuta dall'Unesco, che ha ricevuto il Diploma d'Onore del Parlamento europeo, che ha riscosso il consenso dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. E in tanti anni, fra gli sprechi più irresponsabili, la Regione Campania non è riuscita a garantire lavitadi questa "perla della scienza", come è stato definito l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, che versa in gravissime difficoltà economiche.