Un telo sulle macerie della vergogna Scena ferma a ottanta giorni fa

La Domus dei gladiatori ancora sotto sequestro giudiziario
Transenne in via dell'Abbondanza
27 gennaio 2011 - Carlo Avvisati
Fonte: Il Mattino

Pompei. Stanno ancora là, le macerie della storia. Stanno ancora là, nel tratto finale della via dell’Abbondanza, a Pompei, a quasi tre mesi di distanza dal collasso strutturale che, poco dopo l’alba del 6 novembre, ottanta giorni fa, fece diventare polvere e pietre senza forma uno dei più significativi monumenti pompeiani: la Schola Armaturarum, l’edificio-palestra usato duemila anni fa dai giovani delle città di Venere per formare spirito e corpo. Stanno ancora là, le rovine, come fosse successo ieri o una settimana fa, messe sotto sequestro dai magistrati della Procura di Torre Annunziata che hanno lavorato per individuare i «perché» di quanto era successo e le eventuali responsabilità. Pezzi di telo fatto di «tessuto non tessuto» coprono quanto rimane di quel crollo, tentando di proteggere dalla pioggia battente e dagli sbalzi termici - oltre che dagli occhi dei turisti curiosi - il poco o molto che ancora si conserva. E che si potrà rimettere assieme. Tanto perché di originale dovrebbe essercene restato ben poco, considerato che la struttura ha subito sia la violenza dell’eruzione con cenere, lapilli e nuvole infuocate sia l’altra delle bombe alleate del 1944. Scavi di Pompei Il dissequestro dell’area dovrebbe, stando almeno a quello che affermano le «voci di dentro» degli scavi, essere concesso a breve. Forse due settimane. Al massimo, un mese. La richiesta è partita dagli uffici della Soprintendenza ormai da una quindicina di giorni. La perizia sui resti dell’edificio è stata già espletata dai tecnici interni alla struttura. Poi saranno sgomberate le macerie. La stagione dei grandi flussi, da marzo in avanti, sta per cominciare. E quasi cento metri di via dell’Abbondanza, a partire dalla Casa di Tebio Valente sino a quella del Moralista, chiusa per tutto questo tempo sono un terribile danno all’immagine. Oltretutto, i gruppi andrebbero a intasare il percorso alternativo Foro - Anfiteatro che adesso si sviluppa tra vicoli e stradine. Ovviamente, se non si sgombera l’area del crollo e non si mettono assieme i «cocci» non si capirà nemmeno quanto si potrà riutilizzare per ricostruire la casa. Uno stato dell’arte completo consentirà pure di quantificare le somme che serviranno. Nei giorni successivi al crollo, alcuni esperti stimarono in circa seicentomila euro il costo dell’intervento di recupero. E questo perché la casa era stata ricostruita, negli anni Cinquanta del secolo scorso e per circa l’ottanta per cento utilizzando materiali non antichi. L’Unione Europea, è notizia di ieri l’altro, ha assicurato che un programma di interventi sui siti archeologici - in generale e non solo per Pompei - potrebbe essere sostenuto utilizzando una tranche dei 29 miliardi resi disponibili nell'arco 2007 - 2013. Ragion per cui anche la «Schola» potrebbe rientrare nel gruppo. Ma c’è bisogno di un piano. Un progetto che sia utilizzabile sull’intera città. A causa delle infiltrazioni, da pochi giorni, sono state chiuse tre case: Pansa, Mosaici geometrici e Fontana Piccola. Quest’ultima dimora era stata riaperta appena un anno fa, allorché era stato completato il restauro dei paesaggi di marina che stanno lungo la parete, al di sopra e ai lati della fontana a mosaico. Restano chiuse ancora, ma con apertura a rotazione e dipendente solo dalla possibilità che ci sia il personale di sorveglianza, ben sedici domus e edifici: Casca Longo, Ara Massima, Obellio Firmo, Marco Lucrezio Frontone, Menandro, Caccia antica, Quattro stili, Citarista, Poeta tragico, Giardino di Ercole, Casa del chirurgo, Larario di Achille, Meleagro, Apollo, Dioscuri e Amorini dorati.

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