Si sbriciola e crolla la Domus dei Gladiatori
Chi salverà Pompei? Chi salverà dal tempo e dagli uomini la città nascosta nella cenere del Vesuvio, il sito archeologico più visitato al mondo? Domande che restano senza risposta davanti ai mattoni crollati della Domus dei Gladiatori, pietre millenarie sparse su via dell'Abbondanza, muri piegati su se stessi come gli stanchi guerrieri dipinti sulle pareti. Erano le 7 e 30, ien mattina, quando i custodi hanno aperto i cancelli degli scavi e iniziato l'ispezione quotidiana. La via dell'Abbondanza, la strada principale e la più celebre, è anche la prima a essere percorsa e lo sfacelo della Domus dei Gladiatori si è presentato in tutto il suo doloroso disastro. «Questo crollo dobbiamo tutti sentirlo come una vergogna per l'Italia. E chi ha da dare delle spiegazioni non si sottrarà al dovere di darle al più presto e senza ipocrisie», ha ammonito il capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
Da un primo sopralluogo si ipotizza che possano essere state le infiltrazioni di acqua piovana nel terrapieno accanto al quale sorge la Domus a causare il crollo - lunedì sera è piovuto abbondantemente - vicino a una zona della città ancora sotterrata. Eppure «quell'area non è conosciuta come a rischio - ha sottolineato il presidente dell'Ordine dei geologi della Campania, Francesco Russo - ed escluderei che sia stato qualche movimento collegato al terreno a causare il disastro». I vetusti muri potrebbero anche essersi indeboliti per il sovraccarico del tetto in cemento, reperto di un restauro eseguito negli anni Cinquanta per rimediare ai danni delle bombe della Seconda Guerra Mondiale. Saranno comunque i tecnici e gli archeologi a stabilire le cause e a definire. si snera nrestn. anche ricostruzione e restauro della Schola.
Potrebbero però essere stati la pioggia e il tetto, insieme, a provocare il cedimento, ha suggerito l'ex sovrintendente, Giuseppe Proietti, in pensione da qualche settimana. La pesantezza del tetto, unita alla cedevolezza del terreno avrebbe fatto crollare, spiega l'archeologo, le pareti della Domus, alcune delle quali erano anche decorate con motivi ornamentali, persi nel crollo. «La Schola - ha precisato Proietti - non era aperta al pubblico, ma non c'erano stati al suo riguardo particolari motivi di allarme». In disaccordo il sindaco di Pompei, Claudio D'Alessio, per il quale il cedimento era annunciato: «Succede quando non c'è la dovuta attenzione e cura» per un patrimonio secolare che andrebbe «preservato da ogni tipo di sollecitazione, anche atmosferica».
«Quanto è accaduto ripropone la necessità di disporre di risorse adeguate per provvedere a quella manutenzione ordinana che è necessana per la tutela e la conservazione dell'immenso patrimonio storico artistico di cui disponiamo - si legge nella nota del ministro peri Beni e le Attività culturali, Sandro Bondi, che ha oggi ha convocato i responsabili del ministero e dell'area archeologica di Pompei -.Spero che questa vicenda non alimenti polemiche sterili e strumentali». Ma da ieri la Domus è diventata anche arena di polemiche. «È il frutto della scellerata politica del governo Berlusconi, che sin dal primo giorno di legislatura ha fatto tutto tranne che tutelare lo straordinario patrimonio artistico del Paese», ha osservato il portavoce dell'Idv, Leo-luca Orlando. Per Eugenio Mazzarella, coordinatore dei deputati Pd campani, il crollo «è l'esito dell'incuria istituzionale ed economica in cui sono abbandonati i beni culturali». Luisa Bossa ha accusato: «La situazione dei siti archeologici in Campania è drammatica». La deputata del Pd, ex smdaco di Ercolano, il 26 gennaio e il 3 giugno, aveva presentato due interpellanze urgenti a Bondi, in cui denunciava il degrado interno agli scavi e il fatto che si stessero conducendo lavori con mezzi pesanti: «In entrambe le occasioni ha risposto parlando di allarmi ingiustificati e di procedure corrette. Quello che è successo dimostra che le preoccupazioni erano fondate».
LA «SCHOLA ARMATURARUM JUVENTIS POMPEIANI» COSTRUITA POCHI ANNI PRIMA DELL'ERUZIONE
Il nome vero della Casa dei Gladiatori era Schola Armaturarum Juventis Pompeiani. L'edificio si pensa fosse stato costruito negli ultimi anni di vita di Pompei, prima che l'eruzione del Vesuvio seppellisse la città. La dimora fungeva da luogo di riunione di un'associazione a stampo militare, dove con tutta probabilità i giovani pompeiani si allenavano alla lotta e alle arti gladiatorie.Allo stesso tempo, viste le caratteristiche architettoniche, la Schola fungeva da deposito per le armi. Quando la Casa dei Gladiatori venne alla luce, furono infatti rinvenute al suo interno molte armature, adagiate su scaffali in legno. Prima di essere adibita a tale scopo, l'area era occupata da un'abitazione, di cui si possono rintracciare ancora alcuni resti nella parte nord. Secondo gli studiosi, gli allenamenti si svolgevano nell'ampia sala che sia apriva sulla strada in tutta la sua ampiezza. Calchi di impronte lasciate sulla cenere testimoniano che forse era chiusa da una transenna, mentre una parete mostra ancora gli incassi che contenevano le scaffalature dove venivano riposte le armi, quelle stesse riemerse negli scavi. Di grande interesse, la decorazione pittorica distrutta dal crollo, di ispirazione militare, a ribadire una volta di più la funzione della casa. Sulle ante dell'ingresso erano dipinti trofei di armi e rami di palma, come all'interno, dove gli emblemi erano affiancati da decorazioni a foglie di palma, vittorie alate, candelabri con aquila e globi radiati. La Schola sorge sulla strada principale della città romana, la via dell'Abbondanza, quella che viene maggiormente percorsa dai turisti in direzione Porta Anfiteatro. La dimora non era visitabile, ma l'esterno, con le pitture di trofei e armi, richiamava l'attenzione dei visitatori.