Virgiliano, l'incuria sfregia l'oasi verde
toilettes devastate dai vandali e manutenzione carente
Parco Virgiliano. Qui, sia che entri da giù, da via Tito Lucrezio Caro, che dall'ingresso principale, da via Virgilio, l'aspetto è invitante. Una grande distesa di verde, che offre una vista senza eguali sull'intero Golfo di Napoli. In un solo colpo d'occhio si può spaziare dal Vesuvio a Sorrento, dall'isola di Capri fino all'area e alle isole dei Campi flegrei, una straordinaria posizione panoramica che domina l'intera città e che si estende su un'area di circa 92.000 mq sulla punta estrema della collina di Posillipo. Ci siamo entrati in un giorno qualunque di agosto. Di prima mattina: i rumori dei taglia erba ci riconducono alla vista dei due giardinieri all'opera, i gracilii delle altalene alle corse dei tanti bambini sorridenti. Ci addentriamo, passiamo davanti al primo chalet, quello più vicino all'area giostre venendo dall'ingresso principale: e subito lo sguardo cade nel primo cespuglio, quello a ridosso delle altalene, dove al suo interno campeggiano due sedie vecchie di plastica, una verde con tre piedi ed una bianca spaccata. Non servivano più, roba vecchia. Peccato che per liberarsene si sia pensato di farle diventare concime per le centinaia di lecci, olivi, roveri ed il denso sottobosco con piante di mirto, rosmarino e fillirea. Stessa sorte sembra essere toccata ad un vecchio cavalluccio a dondolo di legno, uno dei tanti uguali e gemelli funzionanti del parco, ma questo smontato e abbandonato in un'aiuola, forse dopo essere stato rotto e poi nascosto tra gli alberi di una siepe che circonda a quadrato la cabina elettrica. Altra roba vecchia, da buttare via. O forse, semplicemente, in attesa di riparazione, ma pur sempre abbandonato tra il verde e per di più in una situazione di pericolo perché a vista e altezza di bambino. Continuiamo la nostra passeggiata. Ci dirigiamo verso le toilette. Ci sono i cartelli che indicano bagni per uomini e donne, per arrivare occorre scendere qualche gradino, e man mano che li scendiamo, un cattivo odore di urina ci raggiunge. Chiudiamo il naso ed entriamo. Le porte dei bagni ci sono, almeno negli scheletri dei battenti, perché le antine inferiori mancano. Vai in bagno, chiudi anche la porta, ma chi entra ti vede lo stesso. Il resto è un vero spettacolo di degrado. Scritte vandaliche, collezioni di "filoni" con tanto di date e firme, pitture perfino sul soffitto, e water e lavandini vandalizzati. Nell'angolo tra due bagni, un tombino interamente arrugginito ma di passaggio obbligato per chi necessita, la sua lamina ha evidenti segni di corrosione del tempo, è così sottile che può diventare pericolosa per un piede più pesante. Sentiamo il rumore di uno scarico. «Io vengo qui tutti i giorni - ci dice un signore in tenuta da jogging - e quando ho bisogno in bagno ci devo andare, qui è uno schifo, questi bagni non vengono mai puliti». Raggiungiamo l'area dedicata ai bambini. «Sono una mamma di tre bambini, questo parco è molto bello, ci vengo tutti i pomeriggi, ma i miei figli non li porto in quei bagni, eppure io sono una che quando è fuori adopera anche i copriwater di carta monouso, ma lì non si può entrare, la puzza è troppo forte, troppo sporchi e abbandonati, quelle non sono toilette». Un disagio che si aggiunge al diniego da oltre un anno di uno dei piazzali più suggestivi, chiuso e sigillato per uno smottamento del costone di Trentaremi. Un'area interamente sigillata per motivi di sicurezza e da allora mai più riaperta. Sembra che per riaprire la terrazza panoramica occorra un delicato intervento di risanamento del costone, dei cui lavori finora nessuno si messo occupato. E turisti e napoletani continuano a non potersi affacciare, specialmente d'estate, su uno degli scorci più incantevoli di Posillipo.