Allarme crolli, task force per Santa Chiara
È già partita l’operazione di salvataggio del monastero di Santa Chiara che è abbandonato e a rischio crollo. Al ministero dell’Interno, proprietario della struttura, era scattato l’allarme già nei mesi scorsi ed erano stati attivati contatti con Confindustria per la realizzazione di un intervento di restauro. Ieri dirigenti della prefettura e tecnici della soprintendenza sono stati a Santa Chiara per una verifica alla struttura. Dopo la denuncia del nostro giornale sullo stato di abbandono e degrado dell’antico monastero che ha ispirato la celebre canzone, e sui pericoli legati alla possibilità di cedimento della struttura, è stato il prefetto Alessandro Pansa a chiedere il sopralluogo dal quale, fortunatamente, non sono emersi ulteriori elementi di pericolo. La denuncia sul pericolo imminente che correva l’ala delle clarisse del complesso di Santa Chiara era stata lanciata dal procuratore del monastero, frate Agostino, al secolo Antonio Esposito. Aveva mostrato l’area dove per secoli hanno vissuto le monache di clausura e aveva chiesto un sostegno per la ristrutturazione di quello storico luogo ridotto a un cumulo di macerie. Il monastero di Santa Chiara appartiene al Fec, il Fondo per gli Edifici di Culto che fa capo al ministero dell’Interno. Esiste un decreto regio del 1923 che impone ai frati di provvedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura, quindi anche gli eventuali lavori per rimettere in sesto l’ala degradata del monastero dovrebbero essere a carico dei monaci: «Ma noi non riusciremo mai a trovare i fondi per un lavoro così imponente», ha detto frate Agostino l’altro giorno. [[Img997]Lo aveva detto anche ai responsabili del ministero dell’Interno un paio di mesi fa. Così proprio il ministero si era messo in movimento per cercare una soluzione: «C’è stato un contatto con Confindustria, in particolare con Confcultura - ha precisato ieri il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa - e probabilmente si arriverà a una soluzione». Il Fondo Edifici di Culto, in sede provinciale, è sotto il controllo delle prefetture, per questo motivo, dopo aver letto la denuncia del nostro giornale, il Prefetto di Napoli ha immediatamente contattato Roma per avere un quadro completo della vicenda: «Il ministero aveva effettuato una verifica a Santa Chiara e già da qualche tempo aveva chiesto ai frati di provvedere al recupero di quell’area. Dopo una serie di solleciti i frati hanno spiegato che non riuscivano a coprire i costi dell’intervento che ammontano a svariati milioni di euro. Così c’è stato il contatto con Confindustria nel tentativo di risolvere la questione». Gli accordi per la gestione del monastero di Santa Chiara non consentono, infatti, al Fec di intervenire direttamente. Non potrebbero essere giustificati stanziamenti in favore di una struttura alla quale, secondo le norme devono pensare i frati. Così è stata cercata una soluzione alternativa che sembra indirizzata verso una conclusione positiva. Gli interventi, però, dovranno essere urgenti. La visita che abbiamo effettuato venerdì scorso alla struttura, ci ha consentito di verificare di persona lo stato di assoluto degrado del monastero. Le fotografie che abbiamo mostrato nei giorni scorsi assieme a quelle che anche oggi vedete in questa pagina, raccontano meglio di ogni parola le condizioni in cui si trova il monastero di Santa Chiara: ospita cumuli di macerie, non ha più finestre a proteggerlo, è aggredito dalle infiltrazioni e dall’incuria. Anche i rari luoghi che hanno conservato i segni dell’antica storia, come la camera della badessa, sono malridotti e cadenti. I frati hanno lanciato l’allarme. Il ministero dell’Interno l’aveva già raccolto. Il piano di salvataggio è affidato a Confindustria.