Le ronde della camorra bruciano i campi rom
Nel pomeriggio, invece, era stato picchiato un rom che rovistava nei bidoni alla ricerca di materiale ferroso, e il suo Ape car incendiato. Ieri la «cacciata» dei rom e degli zingari dal quartiere si è materializzata intorno alle quattro del pomeriggio, quando un centinaio di donne e uomini hanno tentato l'assalto al campo di via Argine. Blocco stradale e lancio di sassi. La situazione non è degenerata per l'intervento delle forze di polizia.
Non va, c'è paura e tensione a Ponticelli, zona Orientale di Napoli. Speriamo che la notte non riservi altri tentativi di «soluzione finale». E tutto per via di quel tentativo di sequestro di una bimba di sei mesi. Una miccia accesa in una polveriera irriconoscibile, Ponticelli appunto. Vecchio insediamento operaio negli anni '70 (insieme a Barra e San Giovanni a Teduccio), divorato dalla crisi, senza più identità per via dei successivi insediamenti urbani (figli del dopo-terremoto dell'll novembre del 1980), imbarbarito dalla camorra.
Ieri, il gip del Tribunale dei minori ha confermato il carcere per la «zingaretta», la sedicenne Maria, alias Angelica, che sabato sera avrebbe cercato di portar via Camilla, sei mesi, dalla sua abitazione. Sequestro fallito per l'intervento della madre, Flora Martinelli, di suo padre, don Ciro, e degli amici del marito. Carcere preventivo, dunque. La difesa di Maria alias Angelica non è convinta che la «zingaretta» volesse portar via la piccola, più probabilmente si è trattato di un tentativo di furto in abitazione. Comunque, mai come in questo momento sono in molti a sperare che la conferma del carcere aiuti a spegnere l'incendio che sta divampando a Ponticelli.
E' attonito Enzo Esposito, segretario dell'Opera dei Nomadi di Napoli: «A Ponticelli sono crollati i labili equilibri tra campi nomadi e popolazione. Quello che sta accadendo è anche figlio del clima nazionale di intolleranza, del governo che parla di emergenza e di cacciata dei rom e dei romeni. Se nel Nord-Est ci sono i naziskin a fare il lavoro sporco, qui c'è la camorra.
Non è la prima volta. Ricordo che nel '99, dopo che un rom ubriaco mise sotto con la macchina una ragazzina a Scampia, fu incendiato un accampamento di cento baracche. 1.500 persone furono evacuate. E nel 2004, a Saviano, squadracce di malavitosi diedero fuoco alle roulottes del comune di Napoli che voleva attrezzare un campo».
Attenzione, la rivolta di Ponticelli non è pianificata dalla camorra, è una reazione (emotiva) al tentato sequestro e, soprattutto, all'assenza di interventi istituzionali. Gli investigatori ipotizzano che le ronde camorri-ste che circolano in queste ore e che minacciano i nomadi - che vorrebbero pure andarsene, impauriti come sono, costretti a non uscire dai loro accampamenti - «sono in movimento per farsi apprezzare dalla popolazione, per colmare a loro modo quell'assenza di risposte istituzionali».
Gli «ambasciatori» della camorra, ragazzi che si richiamano al clan Sarno, il più «numeroso» della città, dicono gli uomini della Mobile. Almeno settanta, ottanta gli affiliati al clan che portano quel cognome. I Sarno hanno attraversato la storia della camorra napoletana: negli Anni 70 con Raffaele Cutolo, poi da soli. Oggi hanno superato i confini di Ponticelli, controllando anche Poggiore-ale, Cercola, San Sebastiano al Vesuvio. Racket e droga, i loro affari. A Ponticelli ci sono gli affari della camorra ma anche quelli dei nomadi (nove campi, cinquecento persone in tutto). Le loro attività: accattonaggio - un bambino che chiede soldi, porta alla famiglia anche 4.000 euro al mese - furti in appartamento, raccolta «differenziata» di rifiuti (rame, metalli ferrosi, pneumatici). Proprio nella zona orientale di Napoli, in passato sono stati denunciati due tentativi di sequestri di persona da parte di nomadi. Ora, l'insofferenza rischia di provocare nuove tragedie.