Orrore tra le rovine un pipistrello vigila sul sepolcro
L’unico incontro che avviene tra le rovine della chiesa, in un silenzio cupo e opprimente, lascia un filo di sottile angoscia. Nell’oscurità si materializza prima la cavità degli occhi; poi si intravede il teschio di un animale, infine tutto lo scheletro. Sembra un grosso pipistrello, ha denti aguzzi e brandelli d’orecchie incartapecorite. Non c’è spazio per la pietà nei confronti della bestia: quei resti fanno solo venire i brividi. Salita San Raffaele a Materdei, dove in cima si arriva col fiatone dopo aver dribblato cumuli di rifiuti ingombranti e pericolosi, e aver scansato carcasse di auto e moto. Alzando lo sguardo si scopre un palazzo al quale hanno strappato le finestre, e si vedono lavori lasciati a metà. Un tempo questo era il ritiro dell’Immacolata Concezione a Sant’Efremo Nuovo, oggi è un «non luogo» sospeso nel nulla di lavori di ristrutturazione fermi e scale murate per vietare l’accesso a chiunque. Duecentosessantasette anni fa, quando questa salita era riservata ai monasteri e alle case dei nobili, quel palazzo accoglieva le donne povere della città. Il principe di Ruffano pagava il fitto dell’intero palazzo, il gesuita padre Pepe lo gestiva dopo averlo fondato. Il monastero era dotato di una chiesa grande e accogliente con sei cappelle laterali, altari di bel marmo e quadri che il Chiarini nell’arricchimento ottocentesco della «Napoli» di Celano descrive di mediocre pregio. Alle spalle dell’altare maggiore, sempre secondo Chiarini «una statua della beata Vergine adorna di corona e aureola stellata di argento, lavoro di buon autore del passato secolo». Naturalmente la statua della beata Vergine non c’è più. La nicchia alle spalle dell’altare, che ha ancora colonnine dipinte d’oro e quel che resta di un drappo, è desolatamente vuota. Anche il resto della chiesa è spoglio: non un quadro, non un sedile. Dentro il luogo sacro sono stati letteralmente lanciati attrezzi da lavoro e resti di strutture per l’edilizia. Secondo le persone della zona potrebbero averle abbandonate i ladri che, nel tempo, hanno spogliato la chiesa. Raccontano che una notte sia stato montato addirittura un argano per sottrarre i marmi più pregiati. Colpisce la metodica «ripulitura» di oggetti pregiati che è stata effettuata qui dentro. Colpisce soprattutto il fatto che la spoliazione non si è limitata all’area della chiesa ma è scesa in fondo, dentro le sepolture delle famiglie nobili che riposavano nella chiesa. Camminare in questo luogo è pericoloso, perché il pavimento è costellato da rettangoli vuoti. Sembrano cinque ma potrebbero essere di più. Perché c’è materiale abbandonato ovunque. I marmi che coprivano la terra santa sono stati sollevati e portati via, anche le sepolture sono state meticolosamente visitate. Ora, nei luoghi dove riposavano i morti, ci sono cumuli di immondizia. Non residui di lavori edili ma vero e proprio pattume: buste colme di rifiuti, resti di cibo, bottiglie di plastica. Non abbiamo potuto verificare se sotto ai sacchetti ci fossero ancora le bare perché il lavoro sarebbe stato improbo e ripugnante. L’orrore per la violazione delle sepolture è sempre grande. Nel corso della nostra inchiesta abbiamo più volte raccontato episodi simili: bare spaccate, ossa vilipese per rubare anelli e collane dei defunti. Nel caso dell’Immacolata concezione a Materdei però c’è l’aggravante dello sfregio a una famiglia che ha fatto la storia della città. Dentro la chiesa, spiegano i libri antichi «presso l’altare della cappella a destra sul pavimento è la sepoltura gentilizia della nobile famiglia Serra dei Duchi di Cassano». Dobbiamo fidarci, perché la lapide non c’è più: in quel preciso punto, davanti al rettangolo vuoto, e profondo, sul pavimento, oggi c’è lo scheletro di un pipistrello che fa la guardia al nulla