Cumuli di fascicoli lasciati a marcire dopo il trasferimento degli uffici di via San Raffaele. Contengono dati anagrafici e «storie»

Tra i rifiuti i documenti di poveri e minori

Faldoni abbandonati nel cantiere dell'ex ufficio per l'inclusione sociale
1 giugno 2010 - Paolo Barbuto
Fonte: Il Mattino

Faldoni abbandonati Lavori in corso nella ex sede degli uffici comunali del «servizio politiche di inclusione sociale». E in mezzo alle cataste di rifiuti (anche speciali) ammucchiate ovunque, ci sono decine e decine di faldoni che raccontano la storia dei disagiati della città: famiglie indigenti in cerca di sussidi, minori in difficoltà, stranieri senza dimora. Ai muri dei corridoi sono ancora affissi i cartelli che annunciavano il trasferimento di quella struttura, sono datati 2005: la nuova sede è in via Salvatore Tommasi 19. Solo che nella nuova sede non sono arrivate decine e decine di incartamenti che contengono le vecchie richieste della Napoli in difficoltà. Nel cortile della struttura c’è la porta d’accesso a una scalinata che è inibita: non è chiusa da un cancello né da un muro: c’è una «cascata» di carte e rifiuti edili che occupa tutto il vano d’ingresso. Quelle carte sono inaccessibili, fortunatamente. Alla destra di quella montagna c’è un deposito «all’aperto» di faldoni. Sono malridotti ma ancora leggibili: sul dorso della cartelline si scorgono date e nomi. Alla base di quella catasta di carte stanno cominciando a crescere le erbacce. Man mano che avanzerà la bella stagione i rovi aumenteranno e ingloberanno quelle carte: così, almeno, le proteggeranno da occhi indiscreti. All’ingresso di una delle palazzine che ospitava il «servizio di politiche di inclusione sociale», sulla sinistra, davanti alle grate che proteggevano il vano ascensore, c’è il giacimento più consistente di documenti sulla Napoli dei poveri e dei disperati. Qualcuno è già passato a dare uno sguardo perché i faldoni dello strato superiore sono aperti e scompaginati. Le carte sono state gettate alla rinfusa, ovunque: copie di documenti, richieste d’aiuto, interventi degli assistenti. Chi ha dato uno sguardo, ha trovato interessanti soprattutto le fotocopie dei documenti di identità allegate alle pratiche. Molte sono state messe da una parte. Forse quelle più «utili» sono state anche portate via: date di nascita e numeri di carta d’identità possono essere utilizzati in varie maniere, tutte illegali, naturalmente. Non si tratta di incartamenti recenti. Quelli che sono visibili portano date variabili tra il 1998 e il 2000, ma il fatto che siano datati, non giustifica che siano abbandonati in un palazzo in fase di ristrutturazione. La pila di documenti che si trova alla base della palazzina è alta due metri. Un numero impressionante di nomi e di storie si nasconde in quell’archivio abbandonato e lasciato marcire nell’immondizia. Alcune delle carte che sono state estratte dai faldoni sono scritte a penna: «A seguito della visita effettuata presso il nucleo familiare... attesto che tutti i componenti della famiglia sono disoccupati e che vivono in condizioni di completa indigenza», probabilmente si tratta della prima fase di un intervento di sostegno a favore di persone in difficoltà. Ci sono nomi, cognomi e indirizzo, uno sfregio alla privacy. Su altri fogli che si spostano ai colpi del vento di pioggia del lunedì mattina, ci sono vicende che riguardano bambini: parlano di genitori che non hanno la forza per sostenerli, di suggerimenti per una vita migliore da offrire a quei piccoli. Storie di strazio e di difficoltà che erano state presentate al Comune e che adesso svolazzano in mezzo alla polvere e ai residui di cemento ai piedi di un palazzo che dovrà rinascere, non si sa quando. Occorre un intervento immediato per quella montagna di carte abbandonate e lasciate a marcire tra l’immondizia. Qualunque debba essere la destinazione, al macero o negli archivi del Comune, bisogna andarle a prendere. Per il rispetto delle drammatiche storie che raccontano e, magari, anche per evitare che i dati più importanti finiscano nelle mani sbagliate.

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