Stop ai fondi, la scura cade anche sull'Acquario

Nel decreto Termonti il Dohrn e altri istituti scientifici e culturali. Il Pd: intervenga Caldoro
28 maggio 2010 - Paolo Mainiero
Fonte: Il Mattino

I tagli La scure del governo si abbatte anche sulla storica Stazione zoologica «Anthon Dohrn». Il decreto anticrisi prevede la soppressione dell’ente fondato nel 1872 dallo scienziato tedesco. L’Acquario non chiuderà e sarà il ministero dell’Università e della Ricerca scientifica a subentrare nell’amministrazione. Ma il rischio di un ridimensionamento dell’istituto esiste. Tra gli enti il decreto prevede anche la soppressione della Stazione sperimentale delle pelli e materie concianti. Con sede in via Nuova Poggioreale, la Stazione fu fondata nel 1885 e negli anni ha sviluppato compiti di ricerca e assistenza al settore conciario. La sua gestione sarà affidata alla Camera di Commercio di Napoli. La preoccupazione dei sindacati, scrivono in una nota Cgil, Cisl e Uil, è che «non tutti i dipendenti degli enti di ricerca che potrebbero essere soppressi o accorpati per la manovra del governo potranno essere assorbiti dai ministeri o organi competenti indicati nella bozza del provvedimento, visto che la maggior parte di loro sono precari». Dalla soppressione ai tagli, eccoci a un altro capitolo del decreto anti-crisi. La cura Tremonti toglie fondi al Cira, all’Istituto italiano per gli studi filosofici, al museo geopantologico di Pietraroja e al parco marino di Vivara. E fino all’altro giorno si pensava che l’elenco si esaurisse qui. E invece a spulciare il decreto saltano all’occhio altri enti finiti nel mirino del ministro. La scure colpisce anche la Società nazionale di scienze e lettere ed arti di Napoli (la sede è in via Mezzocannone) l’inizio della cui storia risale addirittura al 1698. I tagli non risparmiano due storiche fondazioni napoletane. La prima è la Biblioteca Benedetto Croce, fondata nel 1955 dagli eredi del filosofo per conservare e tramandare il suo enorme patrimonio librario. La seconda fondazione è la Napolinovantanove, nata nel 1984 su iniziativa di Maurizio e Mirella Barracco per promuovere e valorizzare il patrimonio culturale di Napoli. Tagli anche per il Centro di cultura di storia di Amalfi, istituito nel 1975 per valorizzare la prima Repubblica marinara d’Italia, e per il Centro universitario europeo per i Beni culturali di Ravello. Sotto la ghigliottina di Tremonti anche il Centro internazionale per lo studio dei papiri ercolanesi intitolato a Marcello Gigante e fondato nel 1969. E per finire, il decreto taglia i fondi pure all’Istituto studi storici, fondato da Benedetto Croce nel 1946, con sede a Palazzo Filomarino. Poco più di un anno fa l’Istituto fu visitato dal capo dello Stato Giorgio Napolitano. Il Pd critica la manovra, a partire dalle soppressioni e dai tagli. «È una scelta gravissima perchè conferma la volontà del governo di di voler seppellire la cultura e la ricerca», sostengono i senatori Teresa Armato, Anna Maria Carloni, Alfonso Andria, Vincenzo De Luca e Maria Fortuna Incostante che invitano Tremonti «a leggersi la storia di certe istituzioni prima di cancellarle con un colpo di spugna». Il capogruppo del Pd Peppe Russo chiede a Caldoro un incontro per discutere della manovra. «È irricevibile - tuona - a partire dai tagli ai Comuni e ai centri di eccellenza». Il consigliere regionale Antonio Marciano sollecita un consiglio regionale sulle ricadute che la manovra avrà sulla Campania e il presidente del Forum Mezzogiorno Umberto Ranieri auspica che il governo «riconsideri la decisione» perché «non è accettabile che la manovra colpisca in modo indiscriminato e comprometta la vita di attività di eccellenza operanti a Napoli». Critica l’Italia dei Valori. «Le ricadute della manovra sono disastrose - accusa il segretario regionale Nello Formisano -. Vengono previsti nuovi balzelli che colpiscono tutte le fasce sociali e, a prescindere dal reddito, creeranno ulteriori danni alle tasche i cittadini». Mobilitati i sindacati. O, meglio, la Cgil che definisce «iniqua, inefficace e recessiva» la manovra e annuncia che entro fine giugno sarà proclamato uno sciopero generale.

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