Deturpato anche da una canna fumaria

Carcasse di moto e rifiuti: così muore il chiostro

Degrado a piazza Dante
un tubo d'alluminio sfregia Santa Maria di Caravaggio
6 maggio 2010 - Paolo Barbuto
Fonte: Il Mattino

Santa Maria di Caravaggio Il chiostro seicentesco di Santa Maria di Caravaggio, oggi, è uno sversatoio di pattume: devastato, abbandonato, ricoperto d’immondizia, sfregiato da un immenso tubo di alluminio che ha sfondato i muri, e s’è arrampicato fino al tetto dell’antico palazzo, per portare in alto i fumi di un fast food. Il chiostro si trova esattamente nel cuore della città, a piazza Dante, proprio sotto le finestre della sede della seconda municipalità. Ed è proprio il presidente Alberto Patruno che lancia l’allarme: «Da anni, dal giorno del mio insediamento ho chiesto un intervento di bonifica. Ogni giorno vedo quello scempio e chiedo un aiuto. Per adesso solo l’assessore Giacomelli mi ha ascoltato, aiutandomi in una prima fase di pulizia, ma non basta». Nell’immediato dopoguerra fu compiuto il primo grande sfregio a quel luogo. Il chiostro venne coperto e fu trasformato in cinema. Il cinema Aurora che tutti i napoletani negli anni ’50 e ’60 hanno frequentato almeno una volta. Quando il cinema chiuse, la struttura rimase abbandonata. Con il passare degli anni il degrado prese il sopravvento. Il soffitto crollò e il chiostro riprese le sembianze originali, a cielo aperto. Ma non bastavano i crolli e il degrado, era necessaria anche la mano dell’uomo per dare il colpo di grazia a quel luogo che, sotto agli arredi del cinema, conserva ancora tracce del passato seicentesco: «Quando venne organizzato l’abbattim Santa Maria di Caravaggio ento delle vele a Secondigliano - spiega il presidente della seconda municipalità - gli arredi lasciati in alcuni appartamenti, furono caricati su grossi camion e portati qui dentro, dove sono tutt’ora conservati». Ma il vero colpo di grazia al chiostro di Santa Maria di Caravaggio, lo diede l’apertura del McDonald’s di piazza Dante: per convogliare i fumi della cottura di hamburgher e patate fritte, qualcuno decise di sfondare una porzione di parete del chiostro che confinava con il ristorante, per farci passare il «camino» di alluminio. Quello sfregio è ancora al suo posto: il grosso tubo passa in quel che resta del chiostro e arriva fino al tetto del palazzo fondato, assieme alla chiesa, nel 1627. Oggi il fast food non c’è più, ha chiuso i battenti, per cui è ancora più difficile pretendere la rimozione di quell’obbrobrio. Al centro del chiostro c’era un po Santa Maria di Caravaggio zzo, che venne rimosso quando avvenne la trasformazione in cinema. Il cunicolo del pozzo, però, è stato conservato sotto una botola. Alla presenza di Patruno quel luogo è stato ispezionato dagli speleologi de «La Macchina del Tempo», guidati da Luca Cuttitta. Il pozzo si infila sotto piazza  Dante e sfocia in grosse cisterne che, ancora oggi, sono solide e colme di acqua, come se il tempo si fosse fermato: calando un secchio si potrebbe ancora pescare l’acqua, come facevano i monaci più di trecento anni fa. Il futuro di quel luogo abbandonato, nel cuore della città, è ancora incerto. Non esiste un progetto di rivalutazione né di restauro. Sarebbe destinato a rimanere così com’è, se non fosse per la testardaggine di Patruno che continua a scrivere per ottenere la rimozione dei rifiuti e del «camino» di Mc Donald’s: «Ma non dobbiamo fermarci alla pulizia. Questo luogo deve rinascere, va restaurato. Io auspico l’intervento di un privato con il quale discutere un progetto per rivitalizzare questo luogo storico e degradato».

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