Trasformata in nascondiglio per armi e droga, murata e dimenticata
Tre pistole con il colpo in canna, pronte ad essere utilizzate: erano nascoste in fondo alla chiesa, dove una volta doveva esserci l’altare. Sotto un cumulo di immondizia la polizia, dieci anni fa ritrovò le tre armi, e scavando in mezzo al pattume che si era accatastato in quel luogo sacro nel corso degli anni, gli agenti ritrovarono un intero arsenale. C’erano fucili a canne mozze, passamontagna, mitragliatori Kalashnikov e Uzi di fabbricazione israeliana e, naturalmente, droga. L’antico convento trasformato in ospizio, abbandonato quando gli ultimi due anziani ospiti passarono a miglior vita negli anni ’70, era entrato tra le «proprietà» della malavita. Lì dentro si spacciava, in quegli spazi ampi e abbandonati i drogati andavano a nascondersi e a consumare le dosi appena comprate. Dicono che fosse anche un rifugio perfetto per chi aveva la necessità di sparire dalla circolazione. Subito dopo il blitz della polizia del 22 novembre 2000, si aprì una discussione sul futuro di quel luogo. Ma siccome le chiacchiere non approdavano a niente, si trovò la soluzione più facile: vietare per sempre l’accesso a tutti. Un squadra di operai si presentò a via Santa Maria Antesaecula con un camion colmo di mattoni di tufo. Iniziò l’ultimo sfregio alla chiesa e al convento. Tutti gli accessi furono murati: si partì dai piani superiori. Finestra dopo finestra gli operai chiusero materialmente ogni possibile via d’ingresso. Lasciarono, per ultimo, il maestoso portale della chiesetta. Uscendo si tirarono alle spalle i battenti di legno antico del portone. Poi cominciarono a gettare cemento e mattoni, fino a coprirlo completamente. Ma quelle porte murate hanno vietato l’accesso anche a chi avrebbe dovuto verificare lo stato della struttura che, lentamente, si è arresa al tempo e alle infiltrazioni. E ha iniziato a cedere, a crollare. Per proteggere la chiesa dai disastri degli uomini, hanno permesso che pioggia e dissesti la riducessero in macerie.