Crollano i soffitti addio al convento del Settecento
«Guardate, che il ragionamento è chiaro. Però mi dovete seguire, non vi distraete», la signora è appena uscita dal basso, attratta dagli intrusi e dai clic della macchina fotografica. Indossa una vestaglia rosa e parla a voce alta: «Questo coso qua davanti è tutto scassato, non serve a niente. Se lo buttano a terra, a noi ci arriva una bella aria e possiamo finalmente respirare. Siete d’accordo?». Sguardo basso e tentativo di guardare altrove per evitare di sbilanciarsi. Non si può essere d’accordo con la signora, ma «pare brutto» dirglielo. Non si può immaginare che venga raso al suolo, perché quel «coso» che le toglie l’aria è un antico convento di metà ottocento all’interno del quale è contenuta una chiesetta del ’700. Via Santa Maria Antesaecula, la strada più nota della Sanità perché qui, al numero 109, in un appartamento al secondo piano, nacque il principe De Curtis, Totò. Proseguendo la salita, un centinaio di passi dopo la lapide che ricorda il principe, c’è (ci sarebbe) la chiesa del Santissimo Crocifisso, con il convento annesso. Nemmeno le persone che abitano da queste parti conoscono il nome e la storia di quell’incredibile luogo divenuto sacro a metà del ’700 (quando fu eretta una chiesetta dedicata a San Francesco), e cresciuto a metà ’800 quando fu trasformato in convento e ritiro per giovani orfane. Per chi abita oggi in via Santa Maria ad Antesaecula è semplicemente un ingombrante e brutto palazzaccio mezzo distrutto da un bombardamento del 1943 e mezzo crollato per l’incuria e l’abbandono dei nostri giorni. Resti dell’originale chiesetta del 1764 sarebbero segnalati all’altezza del primo piano della struttura, ma non si riconosce quasi nulla dell’antica cappella. La chiesa nuova del 1849, invece è ancora lì. O meglio c’è quel che resta di quel posto che un tempo era «molto ridente... ricco di begli ornati e stucchi, con quadri di pregevole figura nelle cappelle laterali», com’è ricordato nella versione di metà 800 della descrizione di Napoli del Celano, aggiornata da Giovanni Battista Chiarini. Dimenticate gli stucchi, perché sono spiaccicati sul pavimento e coperti di immondizia e resti d’animali. Non pensate ai quadri di San Francesco e di San Gregorio Taumaturgo, perché non ce n’è più traccia nelle cappelle laterali. Soprattutto cancellate l’idea che quella chiesa e quel convento possano essere «ridenti» come venivano descritti a metà Ottocento. Oggi non c’è più nulla di bello né d’antico. I muri sono anneriti dall’incendio di immondizia o d’altro materiale, i soffitti del convento sono quasi tutti crollati, la cupola della chiesa mostra fratture attraverso le quali filtra liberamente la luce del sole. Fa paura passarci sotto, l’impressione è che possa accartocciarsi da un momento all’altro e venire giù con un rumore decisamente più potente degli scricchiolii che si sentono a cadenza regolare, quasi ritmica. Se volete farvi un’idea di quel che c’è, provate a pensare a un film di guerra, alle scene che seguono i bombardamenti (che hanno realmente colpito un angolo del convento). Se, invece, non riuscite a immaginare, date uno sguardo alle fotografie di questa pagina e capirete com’è, oggi, quel luogo. Come Napoli è riuscita a ridurre un convento e di una chiesa dell’800. Tra queste mura venivano accolte le ragazze orfane della città. Erano accudite, seguivano un percorso che le conduceva a imparare i mestieri di casa, poi alla maggiore età uscivano direttamente per andare nella casa dell’uomo che le aveva scelte come spose. Agli inizi del ’900 le giovani lasciarono spazio alle donne adulte senza casa né marito, zitelle o vedove, che iniziarono a occupare le stanze a pagamento, per sostenere la vita delle (poche) orfanelle rimaste. La chiesa è rimasta sempre in funzione, invece. Ben curata, secondo i racconti raccolti dalle persone della zona, e soprattutto ricca di quadri e ornamenti. Poi la grande guerra provocò le prime distruzioni e impose il ridimensionamento. Nell’ex convento restarono pochi vecchietti fino agli anni ’70. Quando morirono il complesso fu abbandonato, la chiesa fu sconsacrata, il contenuto fu razziato. Il Santissimo Crocifisso ad Antesaecula fu abbandonato. Oggi è a un passo dal crollo.