Frana al Cimitero Il Comune ammette: "lo sapevamo già"
Dopo la denuncia del nostro giornale sulla frana che sta travolgendo il cimitero del Pianto, dove si trovano le tombe di Totò, di Enrico Caruso, di Nino Taranto, Napoli si aspettava un intervento urgente: squadre di operai a puntellare le cappelle prossime al crollo, tecnici a decine a studiare come fermare quello scempio. Invece no: il Comune, che da mesi conosce quella situazione e non interviene, sostiene che anche quest’ultima frana è nota da tantissimo tempo e che non c’è nulla di strano. Certo, sono in corso attività per un intervento futuribile. Ma senza una data precisa. Con calma. Intanto i geologi restano attoniti e si chiedono come sia possibile non mettersi subito al lavoro. Spiegano che la terra sotto a quel cimitero è composta da materiale fragile che ci mette poco a sfaldarsi. Confermano, in linea teorica, che alla prima fase di smottamento delle cappelle più in basso, è possibile che seguano ulteriori scivolamenti del terreno che possono coinvolgere l’antica chiesa del ’600 e anche le cappelle sovrastanti, comprese quelle degli artisti. Chiedono di intervenire in fretta. Ieri mattina l’assessore ai cimiteri, Giacomelli, si è precipitato al cimitero del Pianto. Dopo aver dato uno sguardo all’asfalto spaccato come un biscotto, alle scale divelte, alle cappelle piegate verso il baratro, ha sentenziato: «Nessun abbandono e nessuna incuria». Eppure davanti ai suoi occhi c’era l’«originale» delle fotografie che vedete qui di fianco. Anzi c’era di più: se l’assessore avesse spinto lo sguardo cinque metri più in là, rispetto alla zona della frana, avrebbe notato che il cancello di protezione del cimitero è stato segato e rimosso, e che è stata predisposta una comoda scaletta per consentire a chiunque di accedere liberamente, anche fuori dell’orario di chiusura. Un percorso comodo ed efficace per malintenzionati e ladri che, in un ambiente in cui non v’è traccia «di incuria né di abbandono» possono fare quel che vogliono, quando vogliono. Il Comune ha ufficialmente spiegato che quella frana è partita nel mese di novembre, appena cinque mesi fa, probabilmente creata da un problema di infiltrazione d’acqua, e ha chiarito che «gli uffici competenti hanno predisposto un progetto di rifacimento del muro e del sistema di canalizzazione delle acque piovane, che è all’esame della competente Soprintendenza per il relativo parere, dopo le integrazioni progettuali richieste e relative alla ricostruzione del muro con sistema di palificazione». Insomma, a leggere e rileggere le parole ufficiali del Comune si evince un particolare: di quella frana si parla, per quella frana si preparano progetti, ma per adesso non si interviene, se non con un puntellamento. Nelle note ufficiali di palazzo San Giacomo non compare alcun impegno ufficiale sui tempi di realizzazione delle opere di sostegno, della collina di Totò. Eppure lasciare la situazione così com’è, può provocare ulteriori scivolamenti del terreno e coinvolgere tutte le altre strutture. Lo dicono gli esperti geologi, non i passanti della zona.