Le chiese abbandonate Santa Croce e Purgatorio al Mercato

Sfregi all’altare davanti al ceppo di Corradino

Edificata una prima volta intorno al 1331 sul luogo dove fu decapitato Corradino, al centro della piazza. La chiesa di Santa Croce andò distrutta in un incendio nel 1781 e ricostruita ai lati dello slargo nella posizione che occupa attualmente.
20 marzo 2010 - Paolo Barbuto
Fonte: Il Mattino

Ceppo di Corradino Il portone si apre di tanto in tanto: riunioni, controlli. La gente si affaccia per sbirciare, ma non s’accontenta. Vorrebbe reimpossessarsi dell’antica chiesa che domina piazza Mercato: Santa Croce e Purgatorio. È uno strano esempio di edificio ristrutturato a metà. La Soprintendenza all’inizio degli anni ’90 si occupò della cupola e della struttura esterna, utilizzando un milione di euro del ministero per i beni culturali. Servivano altri 500mila euro per rimettere a posto l’interno. Il Comune, proprietario dell’edificio, non li ha trovati. Così, se entrando nella chiesa si guarda verso l’alto, pare d’entrare in una bomboniera; se lo sguardo si abbassa al livello degli altari si scopre di essere in un rudere. Marmi divelti, sarcofagi scoperchiati, legni d’epoca spaccati, i pezzi di una macchina dorata delle 40 ore ammucchiati in un angolo. In mezzo al quel tormento di arte sfregiata, troneggiano la «colonna di Corradino» e il ceppo sul quale la leggenda vuole che fu tagliata la testa a giovane svevo. Risalgono al ’300 e sono avvolti dal mistero. Il ceppo di pietra scura porta ancora visibile lo stemma dei cuoiai che abitavano la zona commerciale a ridosso del porto. Gli storici, dal 1600 in poi, hanno cercato di spiegare che quella pietra non porta segni di scure ed è probabilmente databile a una ventina d’anni dopo la morte di Corradino. Ma per la gente del «Mercato» non ci sono dubbi, quello resta il ceppo dove avvenne la decapitazione. L’altare che guarda quei cimeli è tutto spaccato, una mano ignobile ha intinto un pennello nella vernice rossa e ha lasciato il suo messaggio di imbecillità: ciao. Vedete il risultato nella foto grande di questa pagina. La vernice è secca, per rimuoverla si dovrà rovinare anche il marmo antico dell’altare. Ma perché accadono queste cose? Perché incuria e abbandono producono un inesorabile risultato: la mancanza di rispetto. Quella che ha convinto qualcuno (uno dei vecchi operai?) a compiere un orrendo atto sacrilego. Dentro la chiesa ci sono due piccoli sarcofagi: uno è stato aperto, il coperchio gettato sopra un mucchio di rifiuti, il contenitore portato in una stanzetta al piano superiore, rifatto nel corso degli ultimi restauri. Quella cassa funebre, è stata usata come contenitore d’immondizia: cenere e pacchetti di sigarette, pezzi di legno e resti di cibo, lattine unte di tonno e bottiglie d’acqua e di coca cola. Alla vista di quello scempio non siamo riusciti a rimanere fermi. Abbiamo deciso di restituire dignità a quel sarcofago antico, di ricomporre i pezzi dei fregi di bronzo che erano spaccati e sparsi sul pavimento. E più lo liberavamo dalle schifezze, più crescevano rabbia e indignazione. E una volta arrivati in fondo la rabbia e diventata tristezza incommensurabile. Lì sotto c’erano ancora le ossa di un bimbo morto trecento anni fa, che ha riposato tranquillo finché non l’hanno ricoperto di pattume. Abbiamo chiesto, almeno, di rimettere il coperchio per evitare altri sacrilegi. Ceppo di Corradino L’hanno fatto. La chiesa fu fondata nel 1331 in un luogo diverso da quello di oggi. Era al centro della piazza. Esattamente sul luogo dove fu decapitato Corradino di Svevia e dove fu posta la colonna di marmo che ancora adesso è nella chiesa. Quando nel 1656 Napoli fu devastata da un’epidemia di peste, tutta la piazza del Mercato divenne immensa fossa comune e vi furono gettati i corpi di 47mila persone. Nel 1781 i fuochi d’artificio per la festa del Carmine provocarono uno spaventoso incendio che provocò morti, distrusse le baracche che riempivano la piazza e danneggiò gravemente la chiesetta. Un’ordinanza dispose che nel centro di piazza Mercato non dovessero esserci più strutture, né baracche né chiese. Così, recuperati i marmi antichi, la colonna con la croce e il ceppo di Corradino, Santa Croce, nel 1875, venne abbattuta e riedificata dov’è adesso. Per costruirla si usò la terra della piazza che aveva ospitato le fosse comuni durante la peste. Ancora oggi nei sotterranei si vedono le fondazioni grezze dalle quali, in mezzo all’impasto, spuntano le ossa dei napoletani di metà ’600 morti per l’epidemia. La chiesa aveva problemi strutturali già nel 1977 quando cominciò ad essere lentamente abbandonata. Il colpo di grazia fu inferto dal sisma del 1980 che ne decretò la definitiva chiusura. È stato quello il momento in cui il degrado ha preso il sopravvento. Poi ci sono stati gli interventi della Soprintendenza e quel restauro a metà che ancora oggi si vede. Basterebbero 500mila euro per restituire dignità a quel luogo. Non sono stati trovati ancora. Per sollecitare l’Amministrazione, l’assessore alla vivibilità della II municipalità, Gianfranco Wurzburger, farà partire, da stamattina, una raccolta di firme da presentare al sindaco. Sarà una semplice richiesta: riaprite la nostra chiesa. Se le firme saranno tante, qualcuno sarà costretto a intervenire. È una speranza. Sperare non costa nulla.

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