Ladri d'arte nel cimitero dell'ottocento
scomparse le sculture
marmi e crocifissi in pezzi
L’ultima denuncia risale a ieri. L’ha raccolta il tenente Carmine Lepre della polizia municipale, che sorveglia i cimiteri cittadini: «Mi hanno segnalato presenze estranee all’interno del cimitero dei colerosi. Sicuramente ladri d’arte che con metodicità trafugano i busti antichi conservati in quel luogo». Il sepolcreto dei colerosi è un gioiello d’arte dell’800, in rovina, che si trova nel cuore della città. Alle spalle dell’ex centrale del latte, nascosto dietro a un brutto cancello di ferro c’è (ci sarebbe), un’immensa area verde costellata di monumenti funebri di un sepolcreto aperto e chiuso nel giro di dieci anni, alla fine dell’800, per accogliere i resti dei morti per il colera che aggredì la città. A novembre del 2009 il nostro giornale denunciò l’abbandono del luogo. Da quel giorno nulla è cambiato: la vegetazione avvolge ogni cosa e impedisce l’accesso a tutti. Tranne che ai delinquenti: «Spesso si tratta di furti su commissione - spiega il tenente Lepre - persone che conoscono l’importanza dei monumenti e indicano ai ladri l’esatta ubicazione. Purtroppo si tratta di una zona alla quale si può accedere facilmente da molte strade, e la vegetazione incolta è un paravento perfetto per chiunque». Quel sepolcreto è stato studiato con attenzione e metodicità dal professor Paolo Giordano che insegna disegno dell’architettura alla Seconda Università di Napoli. Il risultato dello studio, compiuto più di dieci anni fa con un gruppo di studenti appassionati, è raccontato in un poderoso volume «Il disegno dell’architettura funebre», edito da Alinea. Nei giorni successivi alla nostra denuncia, a novembre, il professor Giordano aveva già compiuto un primo sopralluogo al sepolcreto, accompagnato dalla polizia municipale, per tentare di fare il punto sui furti e sulla devastazione del luogo. Accompagnato dal tenente Luigi Chiaini, dall’assistente capo Antonio Dari e dall’agente Ciro De Crescenzo, Giordano si fece largo a fatica nella vegetazione, e contribuì a stilare una quadro della situazione. La prima denuncia, forte, riguarda il furto di un pregiato busto scolpito, nel 1867, dall’artista Onofrio Buccini, lo stesso che che ha realizzato la «fontana della sirena» di piazza Sannazaro. Quel busto ritraeva Giovanni di Napoli in cima a una colonna spezzata. Di quell’opera oggi non c’è più traccia: al posto della colonna solo rovi ed erbacce. Ed è impossibile anche scoprire quando il busto è stato portato via perché, negli ultimi dieci anni, non c’è stata verifica sulle opere custodite nel sepolcreto. Avere accesso a tutti i luoghi del cimitero è quasi impossibile. La vegetazione ha avuto il sopravvento e ha nascosto percorsi, elevato muri verdi davanti alle stradine, attraverso i quali è impossibile procedere senza gli strumenti adatti. Nelle zone dove è stato possibile dare uno sguardo, sono state scoperte, soprattutto, scene di devastazione. In molti, troppi casi, i ladri non sono esperti e, nel tentativo di portare via le opere d’arte le riducono in pezzi. È accaduto per la bellissima statua del bambino che era un simbolo di quel sepolcreto abbandonato. Avvolto da un mantello che scivolava dalla spalla destra, il bimbo aveva una manina protesa in avanti. Oggi quella statua è un mucchio di pezzi di marmo gettati alla rinfusa. Destino identico a quello di una pregiata statua in marmo bianco raffigurante una donna: durante l’ultimo rilievo era in piedi, anche se mancava la testa, a sovrastare la tomba sulla quale era stata eretta. Oggi è adagiata per terra: qualcuno ha tentato di sollevarla per portarla via, ma pesava troppo ed è stata abbandonata. In ogni anfratto croci spezzate, marmi ridotti in pezzi e tracce evidenti di furto. «Per capire quel che sta accadendo stiamo progettando la pulizia del sepolcreto - spiega il tenente Lepre - poi potremo avviare una ricognizione precisa. Per ogni segnalazione di furto apriamo una indagine, ma se non abbiamo notizie certe, non sappiamo nemmeno da dove cominciare».