Piscina Mirabilis la gestione resta fallimentare
Bacoli.Successo per l’ultima iniziativa della soprintendenza speciale ai beni archeologici di Napoli e Pompei: turisti ai Templi di Diana e Venere e al parco archeologico di Cuma «Aperti per ferie». Presenze boom a Pompei ed Ercolano per i concerti nelle domus patrizie e i percorsi guidati. Ma terminati i grandi eventi ufficiali, molti tesori archeologici sono vietati al pubblico. Tra questi, nei Campi Flegrei spicca il caso della Piscina Mirabilis. Paradossalmente il sito - suggestiva immagine del nuovo spot d’autore della Regione come simbolo dello scrigno monumentale campano - è difficilmente accessibile. Visitare il serbatoio realizzato in età augustea è tuttora per molti un’ardua impresa: le arcate dello spot, affidato alla Think Cattleya e realizzato da Eugenio Recunenco, sono quasi un miraggio. A causa di una singolare e precaria gestione, nessuna biglietteria è all’esterno della struttura, né guide esperte conducono i turisti all’interno. La cisterna è visitabile solo se si riesce a rintracciare la custode con le chiavi. A dire il vero qualcosa con il nuovo anno è cambiato: la signora Illiano, che possiede il pass d’accesso all’antico sito, il cui nome compare come riferimento anche negli opuscoli turistici, dal primo gennaio ha ceduto il testimone ad un’altra persona, per l’esattezza sua nipote. Ma per i visitatori diretti al serbatoio romano nulla cambia. La procedura è la solita: percorrere i gradoni di via Campi Elisi o via Sant’Anna, chiedere dove abita la signora che possiede le chiavi, sperare che sia in casa e poi raggiungere i cancelli della decantata cisterna augustea. Come è successo qualche settimana fa all’attore Vincenzo Salemme, inviato di «Mi manda Raitre», che peraltro si è visto negare l’accesso alla Piscina Mirabilis in quanto accompagnato da cameramen. E ancora l’anno scorso è accaduto al reporter di Rai 3 Domenico Iannacone, che ne parlò nella sua inchiesta «Oro buttato» dedicata ai Campi Flegrei. Iannaccone riuscì però, dopo aver percorso un dedalo di vicoli nel centro storico di Bacoli, ad accedere alla cisterna in cui la flotta imperiale di Miseno si riforniva d’acqua. Serbatoio di uno dei principali acquedotti romani che trasportava l’acqua dal fiume Serino, si presenta come un edificio con volta a botte e a pianta rettangolare scavato nel banco di tufo: lungo settanta e alto quindici metri e con una capacità di 12.600 metri cubi per il rifornimento della flotta misenate, è sorretto da quarantotto pilastri cruciformi. Un monumento mozzafiato che, per la sua paradossale gestione, indignò qualche tempo fa anche l’attore Carlo Verdone. Sorte ancora peggiore per le Centum Cellae, altra cisterna romana edificata nello stesso quartiere chiusa al pubblico da quattro anni per un cedimento. E l’elenco dei monumenti negati e talvolta dimenticati può continuare all’infinito: Tomba di Agrippina a Marina Grande, Grotte dell’Acqua al Fusaro e, punta dell’iceberg, il museo archeologico dei Campi Flegrei nel castello aragonese di Baia. Quest’ultimo sito, di recente restaurato con una spesa pari a 40 milioni di euro di fondi Por Campania 2000-2006 e inaugurato un anno fa dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stato aperto finora una decina di volte. Le visite straordinarie sono sospese per mancanza del personale di vigilanza e un’apertura periodica è impossibile finché non sarà completata una cabina elettrica, bloccata per cavilli burocratici. È aperta al pubblico – ma non di lunedì giorno di chiusura infrasettimanale - solo una sezione dedicata alla ricostruzione di Rione Terra con la Piazza d’Armi, mentre migliaia di reperti distribuiti nelle nuove 54 sale sono negati alla fruizione dei turisti. L’assessore regionale al Turismo Riccardo Marone ha ribadito in un recente intervento: «Si attende, per una diversa gestione, che diventi operativo l’accordo siglato lo scorso febbraio tra Stato e Regione per la conservazione, la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico-monumentale». Con l’auspicio che i tempi non slittino troppo per una rete concreta di valorizzazione dei beni che rientrano nel Parco Campi Flegrei, in primis la Piscina Mirabilis emblema di una discutibile amministrazione.