Per 5 euro fa prostituire le sue bambine
Afragola. Storia estrema, inaudito squallore. A uno sparo dal rione Salicelle, dove entri solo se i «guaglioni» ti accolgono, qui in terra di Afragola che è specialista in degrado e la vita di un bimbo vale appena cinque euro. Rosa Iazzetta, 38 anni, prostituta, madre di sei figli, costringe per quasi due anni le sue due figliole di otto e dieci anni ad appartarsi, in casa e nel sottoscala del rione dei Mattoni ad Afragola, con il suo convivente e poi con altri suoi «clienti» (almeno quattro, di cui tre fratelli che abitano sullo stesso pianerottolo). Lei li contatta per telefono, tranquilla, come se ordinasse un po’ di spesa. E concorda di volta in volta tempi, prezzi, modalità. Cinismo bestiale. Calvario inaudito. E consumato per mano di chi le ha messe al mondo, nel silenzio complice di conoscenti, familiari, vicini. In cambio, alle bimbe venivano «regalate» somme di denaro mai superiori ai cinque euro per ogni «passeggiata». «Mamma - hanno raccontato - ci chiedeva di scendere nello scantinato ogni volta che doveva fare la spesa e aveva bisogno di soldi». Truccate come Lolite, senza vestitini: loro, terrorizzate, offrivano quei cinque euro di regalo alla donna che incassava. Come la strega delle favole. Mamma carnefice. Condominio infame. Grasse madri di famiglia e giovanotti in canottiera (nonostante il gelo) oggi scrutano le Volanti sgommare sotto casa e si nascondono dietro le serrande. Come topi col veleno. Fanno finta di niente. E spudorati giurano: «dottò, m’ avesser’ accidere: e quando mai ho visto, ho sentito, ho saputo». I fatti, che risalgono al 2007, sono stati scoperti grazie alle operatrici del servizio sociale cui le bambine erano state affidate a causa dello stato di abbandono in cui vivevano. In istituto, dove risiedono dopo esser state tolte alla madre, le due sorelline (e una terza di sette anni che ha evitato gli abusi ma era informata su quanto accadeva) hanno pian piano cominciato a raccontare. In maniera confusa e generica, come solo sanno fare i bambini di fronte a brutture più grandi di loro. Il capannone. Dicevano che era lì, dentro a un capannone, che venivano portate a «giocare con i grandi» e con l’amico di mamma. Un capannone? Polizia e operatrici, allarmati, effettuano i controlli. Ma nel rione non esistono capannoni. Perciò, restano deludenti i primi sopralluoghi. Poliziotti e operatori sociali restano però all’erta. Pian piano, e con tanta pazienza, si riesce a capire che quel capannone cui le bimbe fanno cenno altro non è che il sottoscala dell’appartamento al secondo piano del corso Meridionale 99, isolato b2 (scritto con la vernice nera), nel rione dei Mattoni ad Afragola, un grappolo di casermoni giallognoli, pullulanti di miseria e d’ignoranza, dove la mamma carnefice e il suo compare hanno abitato fino a qualche settimana fa. Fino a quando cioè, temendo di essere individuati, si sono trasferiti in un basso in via Calabria, sempre ad Afragola, con l’unico figlio della donna, quello di due anni non ancora affidato ai servizi sociali. Ormai ci siamo. Si va nello scantinato. Si interrogano il convivente di Rosa e i suoi amici. Il resto è un resto che lascia senza fiato. Sembra il racconto di una fiaba oscena. Fiaba matrigna, raccontata al contrario. Dove a morire sono i più innocenti. Che muoiono dentro. Per cinque euro di barbarie. L’altra notte gli agenti della sezione minori della questura di Napoli hanno arrestato Rosa Iazzetta, 38 anni (nella foto), il convivente e quattro clienti. Tre di loro (Iorio) sono fratelli e abitano sullo stesso pianerottolo di Rosa. Ora si cerca il papà dei bambini, che si è reso irreperibile. Anche il più piccino dei figli è in istituto. Tra i clienti, anche una persona deceduta. Si sospetta che il «giro» fosse più ampio. Mamma carnefice è stata condotta nel carcere di Pozzuoli. Il convivente e gli altri a Poggioreale. Fra i politici, Sandra Cioffi chiede che si acceleri la legge sul garante nazionale per l’infanzia.