Fnac Napoli: dieci anni bruciati in dieci giorni
“Dieci anni bruciati in dieci giorni, quanto durerà la vendita, iniziata il 17 maggio scorso, a prezzi scontati alla Fnac di Napoli, prima dell’inventario e del passaggio alla nuova società – afferma Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Stamani, approfittando della minore ressa, sono entrato in quei locali dove avevo passato tanti pomeriggi ad ascoltare le presentazioni di libri e concerti. Momenti indimenticabili. Nell’angolo forum erano stati sistemati tavolini e sedie per gli avventori del bar. Molti i banchi e gli scaffali vuoti, a terra cesti con merce stipata alla rifusa, spariti tutti televisori ed i prodotti di elettronica, molti i libri rimasti, sparsi un poco dappertutto”.
“Un’immagine che mi ha profondamente ferito ed amareggiato – continua Capodanno – specialmente se rapportata ai ricordi di quel 21 maggio 2003, quando il megastore dopo i necessari lavori, aprì per la prima volta al pubblico e alla speranza di una nuova frontiera del terziario commerciale, che oltre ai prodotti informatici, privilegiasse la cultura, l’associazionismo, la socializzazione. La sera dopo le 20,00 era l’unico esercizio commerciale ancora aperto che oltre ad illuminare via Luca Giordano con i suoi lampioni fiochi, sembrava un faro che ci proiettava verso un futuro diverso. Un faro di cultura che sta lentamente ma inesorabilmente spegnendosi tra l’indifferenza di tutti, istituzioni comprese”.
“In quei locali ho incontrato persone che per lustri avevo perso di vista – prosegue Capodanno -. Compagni di scuola, di studio, di lavoro, artisti, scrittori che non incontravo di persona da tanto tempo, così presi dalla vita frenetica del mondo d’oggi “.
“Deluso anche dalla scarsa incidenza dell’appello lanciato anche con una petizione online per salvare sia lo spazio Forum sia il reparto editoriale. Scarse le adesioni – sottolinea Capodanno -. Eppure la cultura è sicuramente un presidio di legalità, ed il Vomero che è afflitto da problemi di delinquenza organizzata e non, dall’invasione dalle baby gang, dal racket e dal riciclaggio di danaro, ha tanto bisogno di questi presidi. Invece dopo la libreria Guida Merlini, chiude anche questo spazio, un’enclave dove potevi immergerti in un mondo nel quale si respirava l’odore della carta stampata, si ascoltava il fruscio dello sfogliare, con un fascino, non solo per la forma ma anche per i contenuti, che nulla ha a che vedere con l’asettico schermo piatto di un computer”.
“Addio Fnac – conclude Capodanno -. Sì, rimarrà il nome ma sarà tutta un’altra cosa. Addio ad un altro pezzo del Vomero e delle sue speranze di diventare il quartiere avanzato di una Napoli che riscopre i suoi alti valori culturali e storici di capitale del Mezzogiorno d’Europa. Tra pochi giorni al posto dei libri e dei dvd troveremo aspirapolvere, ferri da stiro, lavastoviglie e lavatrici delle quali il Vomero sta diventando l’emblema ma con un significato ben più deleterio e pericoloso”.