Bagnoli nella morsa di due indagini Ecco perché il sindaco è andato dai pm
Nella morsa di due indagini penali. Non solo un quartiere o uno spaccato metropolitano, ma l`insieme delle scelte politiche e amministrative devono fare i conti con accertamenti, conclusioni e strategie di natura giudiziaria. Politica e giustizia, dunque, scelte di campo e nodi da sciogliere, quanto basta a spiegare - o almeno a interpretare - un retroscena: la recente visita del sindaco Luigi De Magistris in Procura, un incontro che potrebbe essere seguito a stretto giro da una deposizione formale come persona informata dei fatti. Inevitabile una domanda: perché De Magistris ha voluto incontrare i pm che indagano sul rogo di Città della scienza? Cosa lo ha spinto a fermarsi per qualche minuto a collo quio con il capo del pool anticamorra Gianni Melillo e con i due sostituti Michele Del Prete e Ida Teresi? C`è un doppio versante investigativo su cui deve ragionare il primo cittadino, c`è un doppio fronte da tenere in considerazione nelle scelte da portare in Consiglio comunale: da un lato le indagini sul rogo, sull`incendio doloso, che ha distrutto un museo ma ha anche sbloccato decine di milioni (23 per il momento) grazie a una cabina interistituzio naie sull`asse Roma-Napoli; dall`altro l`inchiesta sulla gestione dei soldi per la bonifica di Bagnoli, una vicenda investigativa nata nel 2008 di cui il Mattino ha parlato addirittura nel 2010. Un incrocio di inchieste, Palazzo San Giacomo attende gli esiti ma prova anche a definire una strategia operativa. Centrale l`affare ricostruzione. Dove collocare la nuova Città della scienza? Qui la scelta politica deve fare i conti con il piano regolatore generale ma anche conio sfondo investigativo legato alla presunta omessa bonifica: com`è noto il Prg stabilisce che la zona dove è andato distrutto il polo museale è destinata a diventare spiaggia libera, la costa che dovrà restituire il mare ai napoletani; poi c`è da tenere conto degli esiti delle indagini sul lavoro finora compiuto in materia di bonifica. Si può trasferire la nuova Città della scienza nella zona dell`exitalsider? Èpossibile aprire stand e spazi espositivi in un`area - come la exacdaieria - dove insistono indagini che ipotizzano ancora l`esistenza di amiantio, a dispetto dei milioni investiti per la bonifica? Ce n`è abbastanza per calibrare soluzioni politiche e agire di anticipo, mentre sul versante squisitamente tecnico vanno avanti le ricerche per chiudere il cerchio attorno a mandanti ed esecutori materiali. Si parla di pista intema, di legami con la camorra, ma anche di possibili soluzioni tese a destabilizzare, a creare scompiglio in una città già provata da deficit economico e da calo di consenso della propria giunta. Scenario complesso, si moltiplicano gli interventi. Ieri una nuova presa di posizione da parte di Enzo lipardi, consigliere delegato di Fondazione Idis, che non sembra indietreggiare rispetto alle posizioni espresse dal presidente Vittorio Silvestrini: «L`indipendenza della Fondazione Idis da fastidio», ha spiegato con toni critici nei confronti del decreto interministeriale firmato dai ministri Barca e Profumo, bollato come «un editto bulgaro». Poi Lipardi ha aggiunto: «Si sta spostando l`attenzione dal fatto che è stato bruciato lo Science Center a quello su varianti al piano regolatore e si parla di flussi di denaro. Noi pensiamo di essere parte lesa, hanno bruciato 20 anni del nostro lavoro», servirebbe «un atto di solidarietà di fronte a un atto criminale» come il rogo. E ancora strali da Lipardi: «Nei 15 giorni precedenti il rogo in Comune si stava ragionando sulla possibilità di spostare il porto turistico a Nisida, dove siamo noi, insieme con la riduzione della colmata a metà, forse consapevoli del fatto che Bagnoli è oggi così come lo era venti anni fa. Nel decreto si prevede l`istituzione di un comitato che dovrebbe governare la nuova Città della Scienza che è una creatura della Fondazione Idis, ma quando la politica si mette direttamente in mezzo non fa belle cose. Eppure noi, che pur siamo creditori per 12 milioni nei confronti degli enti pubblici, siamo consapevoli delle difficoltà finanziarie del Paese e non abbiamo mai alzato la voce». Diversa la posizione del Comune: «Non è stato un editto bulgaro, ma una decreto per accelerare i tempi», ha spiegato De Magistris a proposito della governance della ricostruzione, mentre dal fronte ministeriale non ci sono passiindietro: «Parliamo di un bene pubblico - fanno sapere da Roma -, realizzato con risorse pubbliche, occorrono scelte collegiali e condivise»