Il futuro Riprende corpo ¡I sogno della grande spiaggia ritrovata

Urbanisti divisi «Ma il rogo diventi un`opportunità»

Ricostruire a Bagnoli o delocalizzare si accende il dibattito sulla location
Ma i progettisti sono tutti concordi su di un punto «Venti milioni di euro sono pochi per ricostruire»
8 marzo 2013 - Pietro Treccagnoli
Fonte: Il Mattino

Sulle ceneri di Keplero si potrebbe anche ricostruire. Ovvero Città della Scienza deve restare là dov`è, affacciata sul mare inquietante di Coroglio. Ma anche no. La città archiettante si è interrogata da subito sul futuro della crea tura della Fondazione Idis. Sarà pure un`Araba Fenice, si spera almeno, ma non è detto che il nido vada rifatto nello stesso luogo in cui le fiamme hanno distrutto scienza e coscienza. Le polemiche, palesi e sotterranee, hanno accompagnato i venti an ni di vita della struttura di Bagnoli. La sua presenza interagiva con lo sviluppo del quartiere. Per qualcuno era un bene, per altri meno. Arriveranno a breve anche i primi fondi: venti milioni di euro. Basteranno? Non basteranno? «Mi auguro che bastino» esordisce Massimo Pica Ciamarra, l`architetto che ha realizzato, a suo tempo, il recupero dell`antica fabbrica ottocentesca di vetri che è andata in fiamme. «Non è possibile fare calcoli. Ne servireb bero almeno 23-24, solo per ricostruire il contenitore. Perché ora si tratta di rifarlo daccapo e non, come nel 1993, di restaurarlo». Il nodo restano i contenuti: quelli sono andati in fumo e chi li ritrova più. Non ci sono e buonanotte ai bruciatori. Perché Città della Scienza non era solo un bei palazzo. Ma sta bene dove sta? Pica Ciamarra, ovviamente, non ha esitazioni: «Certo. Dove volete che si faccia? E poi basta con tutto questo tramestio di questioni seppellite da anni sul presunto abusivismo di Città della Scienza». E spiega: «Il progetto è antecedente al Piano Regolatore. Quindi, semmai, è abusivo il Piano Regolatore che non tiene conto di quanto già c`era. C`è stato un accordo di programma, formalizzato con la pubblicazione sulla "Gazzetta Ufficiale". Città della Scienza ha una concessione di anni dalla fine dei lavori e i lavori non sono ancora completamente finiti. E dopo 50 anni di attività, realtà culturali come queste sono vincolate. Tra l`altro, sono venuti a inaugurare strutture ben quattro presidenti della Repubblica». Le fiamme hanno anche riacceso il dibattito sul futuro mai intravisto della grande area dismessa dall`Uva. Niente industrie, terziario avanzato (nel senso di quello che è rimasto, non di quello lungimirante che guardava avanti), parchi dello sport finiti e mai aperti, auditorium per una città ormai sorda. Insomma, una colata di chiacchiere dopo le colate di acciaio. «Spero che questo disastro diventi un`occasione per far ripartire sul serio Bagnoli» spiega liberto Siola, a lungo preside di Architettura alla Federico II, ma anche politico. «Facciamo un piano e rilanciamo il waterfront, liberando la spiaggia». Quindi faccia mo traslocare Città della Scienza? «Basta spostare gli spazi che sono andati a fuoco dall`altra parte della strada, dove si trova il grosso di Città della Scienza. I 12mila metri quadrati si possono ricavare all`interno di un`area abbandonata. E mica solo 12mila, quanti se ne vuole». Il sogno della grande spiaggia ritrovata, figlia di Coroglio in bianco e nero, potrebbe riprendere corpo. «Ecco, serve un nuovo piano» insiste Siola. Restal`inghippo della colmata. Nessuno sa dire che cosa nasconda quella sabbia che per un secolo è stata ingravidata di veleni. «Be`, si fa quello che fanno altrove» raccoglie la sfida l`ex-preside. « Viene tombata, coperta. Quest`incendio va trasformato in un`occasione». È quello che pensano in tanti e i più scafati sanno che quando a Napoli si aprono spiragli bisogna vigilare il doppio. Per rifare Città della Scienza i fondi, anche secondo Siola, sono sufficienti solo per il contenitore ma, se si decidesse di rifare tutto daccapo nell`area interna, ci si andrebbe pure larghi. «Un`altra possibilità» aggiunge «potrebbe essere il trasferimento all`Albergo dei Poveri». Due piccioni con una fava, sognare non costa nulla. I costi sarebbero, probabilmente, più alti. Chi invece non ci sta proprio a rimettere in piedi quei capannoni ormai ridotti in macerie è l`architetto Nicola Pagliara. «Bisogna delocalizzarla» taglia corto. Dove? «Nella grande area tra Na poli e Caserta. Immaginando non una semplice riproposta degli spazi della Fondazione Idis, ma un grande parco scientifico, magari affiancato anche dallo stadio che si vuole costruire nella zona orientale e, perché no?, un parco di divertimenti di alto livello, scientifico e culturale». Quello che si dice pensare in grande. «Tutto con una prestigiosa gara internazionale. Potremmo realizzare qualcosa come il Guggenheim di Bilbao. Quegli edifici erano visti come un intralcio ai progetti di Bagnolifutura. Raccogliamo l`occasione venuta dal disastro». Dicasi etoregenesi dei fini, napoletanamente «storiava diritta viene». «Appunto, diamo a Bagnoli la possibilità di riprendersi l`intero litorale. Impegnando i fondi per qualcosa di imponente e realmente attrattivo, invece che buttare milioni in idiozie come la Coppa America». La lingua batte dove il dente duole. Tutto si tiene, all`ombra del Vesuvio. E a Napoli abbia capovolto la teoria di Lavoisier: qui tutto si crea e tutto si distrugge. 

 

 

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