"Floridiana", monumento al degrado
NAPOLI. Quasi otto ettari di alberi e vialetti, che guardano l`intero golfo di Napoli. L`unico polmone verde di cui gode la collina del Vomero. La "Villa Floridiana" è sempre stata il fiore all`occhiello del verde partenopeo. Eppure la sua è una storia "travagliata", che ancora oggi non trova fine. La chiusura lo scorso anno, poi la riapertura parziale ad aprile e i lenti lavori di manutenzione che proseguono ancora in molti punti del parco tra le polemiche dei napoletani. Da allora la situazione è andata, forse, peggiorando. Attualmente, la fotografia delle condizioni in cui versa la storica villa non lascia molto all`immaginazione. Oltrepassato ³³ grande cancello d`ingresso che affaccia su via Cimarosa, colpisce immediatamente l`incuria generale che domina il parco. Una fila di panchine visibilmente danneggiate costeggia i lati del vialone principale. Graffi, incisioni e spaccature cospargono il legno ormai consumato da pioggia e vandalismo. Ma lo spettacolo peggiore si scorge nello slargo antistante il Museo delle ceramiche "Duca di Martina". Quel che resta del prato è, infatti, disseminato di enormi chiazze di terra. Sono pochi i punti in cui è possibile sdraiarsi senza rischiare di sporcarsi. Di fiori, poi, neanche l`ombra. E in quelle che dovrebbero essere delle aiuole, solo un manto di foglie secche e terriccio. Come nel lungo rettangolo di pietra al margine dell`anfiteatro situato nella parte superiore della villa, ormai brullo e ridotto ad un ammasso di terreno in cui non cresce un filo d`erba. Insomma, un pugno nell`occhio per chi, nelle giornate torride delle ultime settimane, cerca disperatamente di godersi frescura e pace nel grande "cuore verde" collinare. Anche nella parte superiore del parco si susseguono aiuole senza verde e viali ai cui margini vengono lasciati a terra arbusti o "residui" dei lavori in corso. Se ci si addentra, poi, tra le stradine dell`antica villa, è facile imbattersi in transenne, che interrompono i vialetti a metà e costringono i visitatori a fare marcia indietro. Il disagio è dovuto ai lavori di manutenzione che, molto a rilento, il Comune sta effettuando per la messa in sicurezza del parco. Diversi alberi sono infatti pericolanti e quindi tante aree dell`ex tenuta borbonica, oggi adibita a parco pubblico, sono chiuse a tempo indeterminato. Niente di più giusto, se non fosse per la lentezza e la sporadicità con cui questi interventi vengono posti in essere. È chiaro che dietro c`è un problema politico. La villa, infatti, è di competenza della Soprintendenza, che, per mancanza di fondi, non è stata in grado di operare gli interventi di manutenzione che il luogo richiedeva. Quindi, per scongiurare la chiusura del parco, è intervenuto il Comune. Ma i lavori oggi proseguono a rilento e la parte più affascinante del parco resta interdetta.
Per non parlare delle mura di recinzione sulla strada. Da tempo, ad accogliere i napoletani che intendono godersi qualche ora di svago sono le scritte e i disegni a volte anche osceni che imbrattano il perimetro di recinzione del parco. Ð che è inaccettabile se si considera che ogni giorno a varcare quell`ingresso sono centinaia di mamme e bambini, oltre che turisti in visita al museo "Duca di Martina".
Tutto questo fa rabbia. Soprattutto perché si va a compromettere il diritto di godimento di un bene pubblico essenziale per la vivibilità del quartiere. Le decine di cittadini che si rinfrescano all`ombra degli alberi o fanno jogging tra i vialetti del parco sono obbligati a scontrarsi faccia a faccia con incuria e abbandono. Il verde pubblico viene negato e un diritto della cittadinanza calpestato.
Senza contare che la Floridiana non è soltanto un polmone verde, ma un vero e proprio bene artistico-culturale. Il Teatrino di Verzura, realizzato nel 1817, durante la bella stagione potrebbe essere utilizzato per spettacoli all`aperto, mentre il "Museo delle ceramiche" potrebbe costituire un`importante attrattiva per il turismo. Purtroppo alla base di tutto c`è un modo barbaro, ingiusto, di prendersi cura degli spazi a disposizione della collettività.