Girolamini, Monaco pronta a restituire i libri trafugati
Il maltolto sarà restituito. Diciannove volumi torneranno subito a Napoli, e sono quelli con la stampigliatura della biblioteca nazionale dei Girolamini che ne dimostra, senza prova di dubbio, la provenienza furtiva. Per gli altri 419, in deposito presso la casa d`asta Zisska & Schauer di Monaco, bisognerà attendere invece una perizia perché a contendersene la proprietà sono la stessa biblioteca napoletana e Massimo Marino De Caro, il direttore arrestato due mesi fa. Il quale, invece, sostiene che appartengano a lui, almeno in parte. Dalla Germania è già arrivata la prima risposta alla rogatoria inviata dalla Procura di Napoli agli inizi dell`inchiesta, alla fine dello scorso inverno, quando si scopri che dagli scaffali secolari di via Duomo erano spariti centinaia di libri. Alla fine dell`inchiesta (la prima parte dell`inchiesta) e della conta si è scoperto che invece quelli che mancano sono quasi tremila. Oltre ai 438 recuperati in extremis a Monaco, poco prima che venissero battuti all`asta, ce ne sono poco meno di 2300 che erano stati nascosti in depositi di mezza Italia e nella stessa casa di De Caro (sono 234). Cinquanta casse (e 257 volumi) erano in un magazzino del Veronese, ottanta in altri due depositi. Altrettante in una legatoria di Milano. Tra quelli trovati in Veneto ci sono i nove volumi in pergamena delle «Antichità di Ercolano» stampati del 1757, il «Morgante maggiore» di Luigi Pulci, stampato a Firenze nel 1732, i due tomi del «Du Gouvemament Civil» di Locke, edito a Bruxelles nel 1749. Sono i testi affidati in custodia alla Biblioteca Nazionale dove questa mattina arriverà in visita il ministro alla Cultura. Lorenzo Omaghi, che a dicembre aveva rinnovato l`incarico a De Caro, nominato da Galán, sarà a Napoli alle Ile farà la sua prima tappa, in compagnia del procuratore aggiunto Giovanni Melillo, nel complesso dei Girolamini, sotto sequestro da due mesi. Proseguirà poi per la Biblioteca Nazionale dove, con ogni probabilità, glisarà consegnato l`inventario completo delle opere salvate dal saccheggio.
Dicevamo, siamo alla conclusione della prima parte di un`inchiesta destinata a riservare ancora moltissime sorprese. Non soltanto sul fronte del mercato internazionale dei pezzi d`arte ma anche sulla ragione, e le finalità vere, dello svuotamento della prestigiosa e antichissima biblioteca monumentale in cui studiò GiovanbattistaVico. Spoliazione che Massimo Marino De Caro avrebbe iniziato due settimane dopo il suo insediamento a Napoli. Stando agli accertamenti dell`inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Gianni Melillo e dai pm Michele Fini e Antonella Serio, il primo furto in blocco sarebbe dato 15 giugno 2011. Troppo presto, ipotizzano, perché il tempo per inventariare, valutare e accantonare i volumi da trafugare era stato fin troppo breve. Ameno che De Caro non fosse arrivato a Napoli - ma nel corso degli interrogatori lo ha escluso - già con la lista della spesa. Sapendo che spogliare gli scaffali sarebbe stato molto semplice o perché doveva rifornire biblioteche private in cerca di specifici volumi?
Domande alle quali la Procura di Napoli intende dare al più presto una risposta anche rivalutando il contenuto degli interrogatori delle altre persone coinvolte: il véneto Mirko Camuri, al quale è riconducibile il deposito del Veronese, la sua assistente ucraina Vìktoriya Paviovskiy, gli argentini Alejandro Eloy Cabello, Paola LorenaWeigandt, il conservatore Sandro Marsano e l`altro argentino Cesar Abel Cabello. Secondo l`accusa, che ha retto sia alla verifica del gip sia a quella del Tribunale del Riesame, sarebbero i terminali di una sorta di struttura parallela che ha pianificato e messo in atto i furti: nottetempo, sotto gli occhi allibiti di due dipendenti, che da casa erano riusciti a collegarsi con il circuito chiuso delle telecamere assistendo al via vai di persone con valigie zeppe di manoscritti e testi antichi.