"Ai Girolamini ci fu un saccheggio"
GALÁN e Dell'Utri. Ci sono anche loro, politica italiana del passato, nell`ordinanza di custodia cautelare sul caso Girolamini, Nomi che saltano fuori (ma non sono indagati) dall`analisi dei movimenti e dei contatti del protagonista numero uno dell`inchiesta, l`ex direttore (perché auto sospeso) Marino Massimo De Caro, arrestato lo scorso 24 maggio. Trapelano ora dettagli, dal provvedimento firmato dal gip Francesca Ferri che ipotizza non solo il peculato ma anche l`associazione per delinquere.
Vicenda sempre più articolata, che comincia con la sparizione di molti volumi antichi poi ritrovati in un deposito di Verona. Seguono i provvedimenti restrittivi, che riguardano De Caro e quattro suoi collaboratori. È indagato il conservatore Sandro Marsano, maanche Maria Grazia Cerone, collaboratrice del senatore Marcello DeU`Utri. Ora nelle carte siricostruiscono ilegami, conDell`Utri e con Galán. Scrive il gip Ferri:«LanominadiDeCarononfu casuale». Una nomina «avvenuta a onta di ogni regola e grazie all`influenza politica correlata all`incarico fiduciario di consigliere dell`exministro per i Beni e le attività culturali Gianfranco Galán».
Una nomina già decisa tanto che, come testimonia una collaboratrice di De Caro, lo stesso visitò la biblioteca prima della sua nomina. E un altro indagato spiega: «Sin dalla sua prima venuta (diDeCaro) aNapoli ebbero inizio i prelevamenti degli antichi volumi». Furto di migliaia di volumi, ipotizza il Gip, che parla di vero e proprio " saccheggio". Spiega: «De Caro non per caso pretese la nomina a direttore della biblioteca, avendo avuto piena consapevolezza dell`incommensurabile valore della stessa e dello stato di abbandono in cui versava. Si trattava evidentemente di uno stato di fatto che avrebbe contribuito a consentire l`indisturbato svuotamento della biblioteca». C`è poi la storia dell`appartamento in via Crispi a Roma. Durante l`inchiesta la Procura vuole perquisirlo ma non può. Le utenze telefoniche sono intestate a De Caro, ma l`appartamento risulta anche la sede del "Circolo del buongoverno" che fa capo al senatore Dell`Utri. Sono però lo stesso De Caro e la collaboratrice di Dell`Utri, Maria Grazia Cerone, adireaicarahiniRri rhfi in ò³å²²`ÿïïÿ³-Òÿ- mento in pratica ha sede la segreteria politica del senatore e che De Caro oramai non occupa più la sua stanza da un anno. Dunque perquisizione bloccata «per rispetto delle prerogative parlamentari» di Dell`Utri. Ma per il gip quello è un «depistaggio», perché intanto il controllo sui telefoni degli appartamenti dimostra tutt`altra realtà. E addirittura la stessa Cerone al telefono risponde a un interlocutore: «Sicuramente la roba è tanta, la roba è tanta eh... Tante scatole, perciò è impossibile portarle via...».
Infine i tentativi di fermare l`inchiesta. Emerge dall`ordinanza che De Caro e il suo collaboratore argentino Alejandro Eloy Cabello (pure arrestato), quando vennero a sapere dell`interesse concreto della Procura sulla sp arizione dei volumi antichi, si rivolsero alla polizia argentinaperunafortepressione da esercitare sugli investigatori italiani affinchè l`inchiesta venisse abbandonata. Agli atti una telefonata tra Cabello e un sedicente "capo dell`Interpol" che però spiega di aver contattato il «suo referente militare italiano» che però non può aiutarlo perché l`indagine è oramai a uno stadio troppo avanzato. Punto interrogativo sull`identità di quel "referente militare", ma non sono esclusi approfondimenti investigativi.