I rifiuti? Da Caserta alla Scandinavia Si valutano i costi delle spedizioni
CASERTA — Le ipotesi di lavoro restano ufficialmente due. Ma per far fronte alla saturazione di Maruzzella, prevista entro la fine dell'anno, la Provincia sembra puntare molto più sull'opzione del trasferimento dei rifiuti all'estero che sull'ampliamento del sito per una capacità di un milione di metri cubi. Sono diverse le ragioni che fanno pendere la bilancia contro quest'ultima soluzione, anche se il progetto risultava già incluso nel protocollo d'intesa sottoscritto a Palazzo Chigi il 4 gennaio 2011. Tra le compensazioni destinate a Caserta per l'aiuto offerto a Napoli durante l'emergenza, era indicato uno stanziamento di 20 milioni di euro (10 messi dal dipartimento di Protezione civile e 10 dalla Regione) proprio per l'allargamento della discarica di San Tammaro. In realtà, a tutt'oggi, quei soldi non si sono visti. La Regione ha assunto una delibera in tal senso, senza però trasferire i fondi.
Ed è assolutamente improbabile che la Protezione civile, svuotata negli ultimi 12 mesi di fondi e competenze, possa ormai fare la propria parte: così mancherebbero all'appello 10 milioni di euro. Senza contare i tempi necessari per la procedura Via (Valutazione impatto ambientale), per l'Aia (Autorizzazione integrata ambientale) - che possono richiedere anche fino a 18 mesi - e poi per la materiale esecuzione delle opere. Ma ieri al Corriere del Mezzogiorno l'assessore provinciale all'Ambiente, Maria Laura Mastellone, ha fatto anche un'altra riflessione: «Se realizzassimo una nuova discarica da un milione di tonnellate, con i poteri commissariali di deroga sui flussi dei rifiuti, correremmo seriamente il rischio di dover accogliere immondizia napoletani fino alle calende greche». Magari, quindi, l'ipotesi di una nuova discarica sarà ripresa in considerazione, più in là, per il futuro non immediato.
Nel frattempo, è indispensabile attivarsi per scongiurare l'emergenza che potrebbe scatenarsi tra pochi mesi, quando Maruzzella chiuderà i battenti. Ed allora, la soluzione più logica e più agevole resta appunto quella del trasferimento dei rifiuti all'estero, sulla falsariga di quanto sperimentato Comune di Napoli (che ha già inviato un paio di navi verso l'Olanda): anche se il sindaco De Magistris è stato aspramente criticato, lunedì scorso, dal ministro dell'Ambiente Clini («Forniamo materia prima per produrre elettricità e calore, e paghiamo pure. Ognuno tragga le conseguenze»). Tuttavia, a differenza di Napoli, che fino ad ora ha mandato in Olanda solo la frazione secca (che potrebbe essere tranquillamente bruciata dal termovalorizzatore di Acerra), la Provincia di Caserta sta mettendo in cantiere una procedura negoziata che riguarderà esclusivamente la cosiddetta Fut (frazione umida tritovagliata), nelle more del completamento degli impianti previsti dal piano. A quanto trapela, l'ente di corso Trieste ha già avviato un'indagine di mercato nei Paesi scandinavi, per farsi un'idea dei costi e delle disponibilità. Si attende solo il via libera della prefettura per passare alla fase delle offerte economiche. Ma dovrebbe essere questione di giorni. Pietro Falco