Il sindaco di Castelvolturno sul litoale inquinato

«Hydrogest attivi i depuratori o passi la mano»

8 giugno 2008 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI – «Quindici giorni fa migliaia di sacchetti di plastica sono finiti in mare. Galleggiavano tra le onde. Uno spettacolo indecoroso e umiliante. Quando mi hanno chiamato e sono andato a con-statare, mi si è stretto il cuore, una cosa pazzesca».
Accade perfino questo a Castelvolturno, il comune italiano che ha la costa più lunga -30 chilometri - ma è come se il mare non lo avesse. Rifiuti come barche, come assurdi animali marini, come boe alla deriva. «Se non lo avessi visto con i miei occhi – racconta il sindaco Francesco Nuzzo – non ci avrei neppure creduto». Quell’immondizia era stata gettata dai camion direttamente nel tratto finale dei Regi lagni, che sfociano appunto sul litorale di Castelvolturno. «Qualche delinquente ha pensato che fosse più comodo ed economico sbarazzarsene così, piuttosto che portare quei sacchetti agli impianti di tritovagliatuira o a discarica». Ecocriminali, come quelli che nei lagni gettano le carcasse delle bufale morte, solventi, prodotti di scarto delle attività industriali, fanghi. Veleni che si aggiungono ai coliformi fecali, all’azoto, all’ammoniaca che i depuratori non riescono a contenere e distruggono l’ecosistema marino. Avrebbero tutti necessità di radicali interventi di ristrutturazione e di una seria manutenzione, gli impianti. Hydrogest, la concessionaria, non provvede e si giustifica col fatto che il Commissariato alle Acque non le ha mai pagato quanto pattuito: i soldi che in bolletta gli utenti versano per la depurazione.
L’assessore regionale al-l’Ambiente Walter Ganapini minaccia di chiedere l’intervento della Protezione civile, perché esegua almeno le opere di manutenzione ordinaria. La lite potrebbe protrarsi oltre il ragionevole. Causa inquinamento, intanto, più dei due terzi del litorale di Castelvolturno sono interdetti alla balneazione. Non pochi comuni scaricano i reflui non trattati direttamente nei Regi lagni, da dove finiscono a mare. Il depuratore della Foce dei Régi lagni, in affidamento a Hydrogest, versa in condi-zioni pietose. Mancano finanche le clochee indispensabile al sollevamento dei liquami. Lido Cristal, Luise, Bikini, Costa Azzurra, Airone, Roma, Azzurro, Sibilla: una lunga sequela di stabilimenti balneari, dove l’acqua di mare è talmente inquinata dai coliformi fecali che, secondo l’Arpac, un tuffo potrebbe costare caro alla salute. Una sequela malinconica di sdraio ed ombrelloni, piscine, dove ci sono, docce e diversivi per dimenticare quel mare di fronte, dall’odore cattivo e dal colore tutt’altro che invitante.
«È così da anni, anzi decenni – ricorda il primo cittadino di Castelvolturno – E’ un quarto di secolo che il nostro mare non ha più nulla di bello, di invitante. I dati dell’Arpac ci bocciano anche nel 2008. Saranno pure troppo severi - ho portato una troupe di Mediaset alla foce del Volturno e ho dimostrato loro che lì l’acqua è trasparente, pulita». Bisognerebbe sciogliere una volta per tutte il nodo della gestione dei depuratori. Se Hydrogest deve e vuole proseguire, sia messa in condizione di effettuare i lavori per cui si è impegnata ormai cinque anni fa, quando si è aggiudicata la gara di appalto. Se invece la società partecipata al 90% da Termomeccanica intende lasciare la gestione dei depuratori ad altri, urge trovare chi voglia e sappia eseguire i lavori previsti, possibilmente garantendogli anche i compensi derivanti dal-la quota per la depurazione in bolletta. L’affronto più grave sarebbe far finta di niente, andare avanti così, come se nulla fosse. Esattamente quel che è accaduto negli ultimi anni. Quando, anzi, c’è stato perîino chi ha pensato di sversare nei depuratori zoppicanti della Campania il percolato. Una ordinanza del 2006 del Commissariato di governo ai rifiuti decretò che fosse smaltito nei depuratori. Trenta metri cubi al giorno erano destinati a quello della Foce dei Regi lagni. «Quantitativi assolutamente gestibili, fanno così in tutti i paesi avanzati», disse all’epoca il subcommissario ai depuratori Giuseppe d’Antonio. Dimenticò di aggiungere che nei paesi avanzati i depuratori funzionano e la raccolta differenziata dell’umido è cosi capillare che si produce pochissimo percolato.

 

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