Lo scenario Carte bollate dopo il divorzio polemico con i vertici di Palazzo San Giacomo

Asìa, Rossi fa causa al Comune: licenziato senza giusta causa

Zaretti, legale dell'ex presidente «Mai date le dimissioni ora è legittimo il risarcimento»
22 febbraio 2012 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Saranno gli avvocati a risolvere la contesa che vede ormai apertamente contrapposti l'ex presidente di Asia, Raphael Rossi, al Comune di Napoli. Secondo il manager quello di gennaio è stato un licenziamento senza giusta causa e quindi chiede la definizione di una buonuscita. Per questo dallo studio legale associato Tortarolo-Violo è stata inviata una lettera agli amministratori. «Rossi sostiene di non essersi dimesso dalla carica di presidente, ma di essere stato licenziato», spiega l'avvocato Giovanni Zaretti che dello studio fa parte. E quindi chiede un risarcimento «fatto salvo ogni danno patito», come è scritto nella missiva. Secondo i legali le dimissioni non sono mai state presentate al collegio sindacale come previsto dallo statuto e quindi di fatto non sono mai state date. Dal Comune la pratica è già stata inoltrata agli uffici legali che dovranno valutare se accettare le richieste del manager. Ma a Palazzo San Giacomo lo stupore è evidente: Rossi era stato scelto dal sindaco per mandare avanti il progetto perla differenziata sul quale l'amministrazione punta per risolvere in maniera definitiva il problema dei rifiuti in città. Prima il tecnico era stato vicepresidente dell'azienda pubblica di Torino dove, come aveva poi spiegato in un blog: «Ho fermato degli acquisti inutili mentre altri provavano a sbloccarne altri inutili con una tangente. Ho denunciato tutto alla Procura della Repubblica e dopo una lunga inchiesta gli indagati sono stati arrestati». II processo è ancora in corso. Così Rossi, diventato un simbolo della lotta alla comizio-ne, era arrivato a Napoli accompagnato da grandi attese. Ma i rapporti con l'amministrazione De Magistris e con lo staff di Asia si erano deteriorati in tempi record: nominato con un decreto sindacale a giugno, Rossi ha fatto le valige a gennaio. I motivi della rottura sono poi diventati o : etto di una lunga polemica. Il manager aveva sostenuto che dietro l'addio ci fosse la sua opposizione all'assunzione di 23 dipendenti dell'ex consorzio di bacino che nel 2009 avevano rinunciato al posto nella partecipata chiedendo di andare al Comune. Poi, finita la cassa integrazione e persi i ricorsi alla magistratura, pretendevano di rientrare nei ranghi dell'azienda. L'amministrazione aveva preparato una delibera per farli lavorare a tempo con il compito di imballare in un impianto ancora da realizzare i rifiuti da spedire in Olanda. Ma l'impianto non è mai stato fatto, la delibera è restata lettera morta e gli ex lavoratori continuano a protestare. E Rossi si era decisamente opposto alla nuova infornata di mano d'opera. Ma il Comune ha sempre sostenuto che la vicenda consorzio fosse del tutto estranea alla rottura del rapporto con l'ex presidente. Certo è che dall'Asia nei mesi scorsi era arrivato a palazzo San Giacomo un report in cui si segnalavano cinque consulenze attivate senza passare dal cda (una ad una società di comunicazione e quattro ad altrettanti tecnici Torinesi per un totale di 150mila euro) e i dettagli dello stipendio del manager. Non solo i 2500 euro della busta paga di cui Rossi aveva parlato in Tv ma altrettanti, in media, arrivati ogni mese come rimborsi spese. E la cosa è andata avanti nelle settimane successive. Rossi si era offerto di tornare a Napoli per il passaggio di consegne. Poi all'azienda è arrivata una nota da 1700 euro. Ora potrebbero essere i magistrati del lavoro a valutare l'intera questione chiudendo un capitolo amarissimo per la giunta De Magistris.

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