Sentenza Eternit incontro per Bagnoli

19 febbraio 2012
Fonte: Il Mattino

Sono un migliaio le parti civili del caso Etemit che non hanno ricevuto un indennizzo: e non si tratta dell'errore di un cancelliere, di un virus informatico o di una dimenticanza, ma di ragioni processuali come la prescrizione, che è scattata il 13 agosto 1999. E Luciano Panzani, presidente del tribunale di Torino, ad affermarlo in un comunicato che scioglie una serie di dubbi sorti all'indomani della sentenza: il giudice Giuseppe Casalbore, nelle tre ore di lettura del dispositivo, non ha citato tutti i nomi contenuti nello sterminato elenco delle persone offese, e questo, soprattutto nei cittadini di Casale Monferrato, la località piemontese in cui l'amianto ha mietuto 1.800 vittime, ha destato timori e perplessità. La prescrizione ha tagliato fuori soprattutto le «persone offese» di Rubiera (Reggio Emilia) e di Bagnoli. A Napoli, domani, il dopolavoro ferroviario di Fuorigrotta ospiterà una prima riunione di commento a quella che i promotori dell'iniziativa definiscono la «nefasta angolazione» della sentenza, ed è in programma una visita della delegazione dell'Afeva (l'associazione dei familiari delle vittime di Casale Monferrato) a Reggio per un incontro con le parti civili emiliane. L'Osservatorio nazionale amianto chiede alla Procura di Torino di «tenere conto» dei malati e dei deceduti per l'amianto lavorato all'Eternit di Siracusa: ma di quello stabilimento si era già occupata la magistratura siciliana con un'inchiesta in cui, fra l'altro, le ipotesi di accusa a carico di Schmidheiny (si legge nel sito del miliardario svizzero) non erano sfociate in un processo. Oltre ad infliggere sedici anni di carcere ai due imputati, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier, il tribunale ha accordato somme variabili (a titolo di provvisionale, vale a dire di acconto) fra i 30.000 e i 35.000 euro ai malati e ai parenti delle vittime.

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