Termovalorizzatore, scontro governo-Regione

Firmato il decreto, obbligo d'acquisto per Acerra: «Campania non conforme al principio di leale collaborazione»
Il costo I 335 miloni saranno trattenuti dai fondi Fas «Così evitato un danno all'Erario»
Il rischio Senza più finanziamenti in pericolo gli interventi nel campo della depurazione
17 febbraio 2012 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Un decreto di martedì scorso obbliga la Regione ad acquistare il termovalorizzatore di Acerra. Operazione da 355 milioni, che saranno trattenuti dai fondi fas regionali e non da quelli nazionali come ipotizzato in un primo momento. In via Santa Lucia si sta già valutando l'ipotesi di presentare un ricorso: il fondo, infatti, è già stato impegnato e la trattenuta potrebbe generare un overbooking. Partita politica aperta. Ed è polemica: nel testo di legge è stata inserita una considerazione che alle orecchie degli amministratori suona a dir poco come un'accusa. E infatti il governo introducendo i due articoli di legge scrive che la «Regione Campania non si è conformata al principio di leale collaborazione»: una sottolineatura a dir poco inusuale in un decreto. A questo inedito epilogo si giunge dopo tre anni di dibattiti e polemiche nel quale la Fibe, la società del gruppo Impregilo che ha realizzato l'impianto, ha giocato un ruolo tutt'altro che trascurabile come si deduce dallo stesso testo di legge che richiama l' accordo sottoscritto nei «verbali del 4 e del 13 ottobre 2011». Il decreto chiude infatti una contesa, anche giudiziaria, che andava avanti da anni e che rischiava di continuare ancora a lungo. La Fibe, infatti, nel 2001 aveva vinto l'appalto perla realizzazione del termovalorizzatore, ma nel 2005 il contratto era stato interrotto dal commissariato di governo, e l'impresa era stata costretta a continuare i lavori fino al 2009, diventando «mera esecutrice». Intanto la magistratura penale apriva un'indagine sul rispetto del contratto: il processo è tutt'ora in corso. Ancora nel 2009, poi, il governo Berlusconi, aveva affidato, sempre con un decreto legge, la gestione dell'impianto alla bresciana A2A: i ricavi venivano divisi tra l'azienda e la protezione civile. Nel dicembre 2009, poi con la norma che decretava la fine dell'emergenza, il governo decideva che entro il 31 dicembre 2011 l'impianto dovesse essere acquistato dalla regione o dalla Protezione civile. Termine poi prorogato alla fine di gennaio. Intanto Impregilo aveva impugnato il decreto e aveva presentato alla Protezione Civile un conto, per tutte le spese affrontate, che superava il miliardo. Non solo: aveva anche presentato un ricorso al Consiglio di Stato sostenendo che l'impianto era stato di fatto espropriato senza che l'azienda incassasse niente. Il consiglio ha poi dichiarato ammissibile l'eccezione di costituzionalità avanzata dai legali dell'impresa. Questa riteneva di essere stata illegittimamente privata della disponibilità e degli incassi di un proprio bene. Poi a ottobre l'accordo con il governo e la decisione del ministero dell'ambiente di addossare la spesa alla Regione trattenendo i 355 milioni dai fondi fas. Una decisione nella quale, ha pesato «La necessità di evitare un grave danno all'Erario, atteso che il mancato trasferimento determinerebbe la prosecuzione dei giudizi instaurati dall'appaltatrice dei lavori di realizzazione dell'impianto, con il rischio concreto di dovere corrispondere somme di gran lunga superiori». Ma chiuso un fronte, se ne potrebbe aprire un' altro e questa volta a ricorrere alla magistratura amministrativa potrebbe essere la Regione che, tra l'altro, non ha i soldi che le si chiede di spendere: i fondi fas sono già stati tutti impegnati. Se venissero a mancare non si potrebbero pagare i mutui (600 milioni) o bisognerebbe rinunciare agli interventi sulla depurazione (470 milioni) ai quali erano stati destinati. Un nuovo ostacolo sulla via del risanamento intrapresa dal governatore Caldoro. E un ostacolo non da poco, anche se gli incassi dalla cessione di energia potrebbero in qualche anno risarcire l'ente dell'investimento. Bisogna, però, considerare che attualmente i conferimenti ad Acerra sono gratuiti perché la Protezione Civile ha rinunciato agli incassi: una situazione che difficilmente potrà andare avanti. In conto bisognerà mettere, dunque, nuove spese per i Comuni e in ultima analisi per i cittadini che corrono il rischio di vedersi aumentare la Tarsu.

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