Eternit, processo beffa per Bagnoli
NAPOLI - Chi è morto di tumore a causa dell'amianto maneggiato negli anni di lavoro nello stabilmento Eternit di Bagnoli non avrà giustizia. I familiari delle vittime e gli operai ancora vivi che lottano con il cancro non avranno un solo centesimo per il dolore e la sofferenza loro arrecata da chi gestiva quegli stabilimenti e non ha garantito loro sicurezza sul posto di lavoro. I drammatici fatti relativi alla filiale dell'azienda napoletana sono caduti in prescrizione. Così come è accaduto per lo stabilimento di Rubiera (a Reggio Emilia). Sentenza beffa, dunque, quella emessa ieri pomeriggio dal tribunale di Torino nei confronti del barone belga di 89 anni Louis De Cartier de Marchienne e del miliardario svizzero di 64 anni Stephan Schmidheiny, i due alti dirigenti della multinazionale dell'amianto Eternit. I due imputati sono stati condannati a sedici anni di reclusione a testa per disastro ambientale doloso (per l'inquinamento e la dispersione delle fibre-killer) e omissione volontaria di cautele nei luoghi di lavoro. La procura aveva chiesto 20 anni di galera, ma si è detta più che soddisfatta per l'esito del dibattimento. "Si è realizzato un sogno - commenta il Raffaele Guariniello - quello di avere giustizia". I risarcimenti indicati per le parti civili si aggirano invece secondo una prima stima sui 200 milioni complessivi. Tra questi spiccano le provvisionali di 25 milioni per il comune di Casale Monferrato, i 20 per la Regione Piemonte, i 15 per l'Inail, i 5 per l'Asl di Alessandria, i 4 per il Comune di Cavagnolo che già aveva accettato l'offerta di Schmidheiny di 2 milioni e che hanno creato una punta di rammarico per il sindaco di Casale Monferrato, Giorgio Demezzi, sul punto di accettare l'offerta del magnate svizzero di 18,3 milioni ma poi tornato sui suoi passi dopo la sollevazione della comunità monferrina. Amarezza per l'esito della sentenza in merito alle vicende di Bagnoli è stata espressa anche dal sindaco di Napoli Luigi De Magi-stris e dal presidente dellarovincia Luigi Cesaro: "Tante famiglie napoletane non hanno trovato giustizia a causa della prescrizione, è questo il dato amaro della vicenda — dice il primo cittadino - Resta comunque una sentenza fondamentale perché chiama in causa, rinnovando l'urgenza di una risposta, il tema della bonifica e della riqualificazione di Bagnoli. Ci auguriamo che il governo finalmente fornisca i fondi per bonificare l'area, colmando così un ritardo insopportabile e consentendoci di riconsegnare quel territorio, spiaggia e mare compresi, alle cittadine e ai cittadini". Cesaro ha ricordato che "allo stabilimento Eternit di Bagnoli vi sono stati 134 morti per tumore al polmone, 9 per cancro alla laringe, 258 per asbestosi polmonare, 65 per mesotelioma, e oltre un centinaio di quegli operai ancora ammalati sempre per le patologie succitate". A fronte di questi dati "la storica decisione a Torino sull'Eternit - ha aggiunto Cesaro - riesce ad essere tanto eclatante e innovativa quanto crudele e incomprensibile per quelle famiglie napoletane che hanno visto la vita dei propri cari distrutta dall 'amianto: infatti, anche se vengono riconosciute le responsabilità dei massimi dirigenti della multinazionale e si rende giustizia alla collettività e ai dipendenti di quell'azienda, ciò non avviene per i familiari dei morti negli stabilimenti Eternit di Bagnoli e di Rubiera in Emilia Romagna, perché per loro è intervenuta la prescrizione dei reati. E' il classico caso in cui le norme giuridiche si scontrano in maniera evidente con il comune senso della giustizia che la società richiede. A loro la mia più ampia e sentita solidarietà per questa sentenza che non esisto a definire bifronte", ha concluso Cesaro.