Rifiuti, il Csm: un’anomalia la Superprocura
Roma. Silvio Berlusconi torna a Napoli domani. È la terza volta in poco meno di un mese. Avrà prima un incontro con il cardinale Crescenzo Sepe, poi un vertice con il presidente della Corte d’Appello, Raffaele Numeroso e il Procuratore generale Vincenzo Galgano. Le forti critiche al decreto rifiuti espresse a grande maggioranza ieri dal plenum del Csm (22 i sì alla bocciatura solo 2 i contrari) non lo lasciano indifferente, malgrado il vicepresidente del Csm Nicola Mancino abbia sottolineato durante e dopo il plenum che l’intenzione dell’organo di autogoverno della magistratura è «esprimere pareri tecnici con spirito di servizio e senso della responsabilità per migliorare un testo di legge e renderlo più efficiente tramite i suggerimenti che verranno inviati al ministro Guardasigilli e, per il suo tramite, al Parlamento». La Superprocura. Lo scoglio principale è proprio questo, insieme alla riorganizzazione dell’ufficio Gip-Gup, anche se tutte le misure sono di carattere temporaneo: la creazione della Superprocura per affrontare l’emergenza rifiuti, uno dei punti principali del decreto legge. È quello più contestato contestato dal Csm perché - si legge nel documento approvato ieri dal plenum - rischia di «ingolfare» la macchina invece di «alleggerirla» e potrebbe avere pesanti ricadute «sull’efficienza». Il concentramento di tutti i fascicoli nelle mani della Procura di Napoli costituisce - per il Csm - «un elemento anomalo nel sistema della competenza territoriale». «Sarebbe meglio - indicano i consiglieri - affidare alle due due corti d’Appello, di Napoli e Salerno, le indagini sui reati più significativi», inerenti «il traffico dei rifiuti e i reati ambientali», altrimenti c’è il rischio che «si dilatino a dismisura i procedimenti attratti dalla procura di Napoli, anche per gli atti di minima entità del tutto estranei (ad esempio le tettoie, spiega uno dei due relatori, Livio Pepino ndr)». In subordine - si suggerisce - si potrebbe attribuire la competenza «in via generale alle Procure della Repubblica, aventi sede nei capoluoghi di ogni distretto». Il sequestro. I consiglieri di palazzo dei Marescialli ritengono che il provvedimento dell’esecutivo renda più complesso il meccanismo di sequestro delle discariche e dei siti di stoccaggio illeciti. «I nuovi presupposti per sottoporre a sequestro preventivo le aree in questione - si legge nel parere - sono labili e controvertibili in quanto collegati alla indisponibilità o alla inesistenza di strumenti alternativi in grado di fornire una più efficace tutela alla salute e all’ambiente, con l’effetto di rendere instabile il provvedimento adottato». Consiglieri divisi. Fino all’ultimo il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, ha sperato nell’unanimità del Consiglio ed ha anche tentato di evitare che nel documento fossero inserite eccezioni di costituzionalità perché, con la firma di Giorgio Napolitano, il decreto ha superato la valutazione di costituzionalità della presidenza della Repubblica. Mancino ha chiesto un voto separato su una parte del documento dove si fa specifico riferimento alla violazione dell’articolo 25 della Costituzione, ma è stato comunque approvato. Il documento redatto dalla sesta commissione, relatori Livio Pepino e Roberto Maria Carelli Palombi, è stato duramente criticato dai membri laici Michele Saponara e Gianfranco Anedda (ambedue del centrodestra) che hanno votato contro il parere negativo. «In quindici anni di disastro - ha tuonato Anedda - cosa ha fatto la Procura di Napoli per perseguire i reati? Cosa ha fatto il Csm per rafforzare l’organico? Nulla. Ora non ha senso bocciare questo decreto».