«Morti per amianto», processo Eternit al verdetto finale
Le reazioni Familiari delle vittime e sindacati «Dolore e rabbia ora attendiamo giustizia e verità»
Processo Eternit: anche Napoli ha avuto i suoi morti. E anche Napoli chiede giustizia. Sono 447 le costituzioni in giudizio per il processo che si concluderà lunedì a Torino, tra gli altri si sono costituiti anche la Regione Campania (la decisione fu presa dalla giunta Bassolino), la Cgil nazionale, quella regionale la Fillea Campania. In aula arriveranno delegazioni di ex lavoratori e familiari delle vittime da tutt'Italia. E lunedì tutti i superstiti e gli eredi delle vittime si daranno appuntamento al dopolavoro ferroviario dei campi flegrei per collegarsi telefonicamente con l'aula del processo e per aspettare insieme la sentenza. Le cifre elaborate da sindacati e associazioni sono da brivido. I dipendenti dello stabilimento di Bagnoli dove si lavorava il materiale rivelatosi a elevatissimo rischio erano 2336. Di questi ne sono morti 1045, 134 per cancro al polmone, 9 per cancro alla laringe, 258 per asbertosi polmonari, 36 per mesoteliona pleurico, 29 per mesotelioma 29. Tra i sopravvissuti 145 sono malati di asbestosi polmonare 3 di mesotelioma pleurico. Una strage sulla quale si dovrà pronunciare il tribunale di Torino che dovrà giudicare uno dei due fratelli Schmidheiny (ex presidenti del consiglio di amministrazione dell'Eternit AG) ed il barone belga Jean Louis De Cartier de Marchienne. L'ipotesi dell'accusa è che siano responsabili delle numerose morti per mesotelioma avvenute tra gli ex-dipendenti delle fabbriche Eternit a contatto con l'asbesto: pur sapendo della pericolosità dei materiali lavorati nelle loro fabbriche continuarono la produzione per continuare a lucrare. In particolare a Casale Monferrato i morti e i contaminati da amianto sono stati numerosissimi, anche perché lo stabilimento disperdeva con dei potenti aeratori la polvere di amianto in tutta la città. Giovanni Sannino, attuale segretario regionale della Fillea, è stato un dipendente della fabbrica della morte di Bagnoli: «Ci sarà una sentenza esemplare, non di vendetta, ma di giustizia verso chi deliberatamente ha omesso di osservare le norme più elementari di sicurezza e di tutela della salute e della vita di tante donne e uomini che hanno lavorato a Bagnoli - spiega - una sentenza che dia senso alle lotte di questi lunghi anni, che sia di monito per chi si ostina a ritenere la sicurezza un costo da scaricare sulle condizioni di lavoro, che incoraggi le ancora necessarie azioni di bonifica, di ricerca, di tutela, se solo si pensa a quanto deve essere fatto sul versante della sorveglianza dei tanti ex-esposti all'amianto. Vanno bonificati e riconvertiti i siti industriali».