L'udienza

Rifiuti e politica, l'ex sub-commissario: Cosentino e Landolfi erano i referenti

La deposizione di Paolucci al processo sui rapporti tra Casalesi e ditte di smaltimento
7 febbraio 2012 - Marilù Musto
Fonte: Il Mattino

«Signor Bassolino, questa è la firma di Massimo Paolucci?», ha chiesto il pm. «Credo di sì, dottor Milita, anche se non sono un grafologo. Paolucci è stato mio assessore al Comune di Napoli e nominato da me funzionario da affiancare ai sub commissari per l'emergenza rifiuti Giulio Facchi e Raffaele Vanoli - ha risposto l'ex governatore - ma non ho notizia di questa ordinanza e Paolucci non aveva potere di firma». II botta e risposta c'è stato ieri mattina in un'aula di giustizia davanti ai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere dove Antonio Bassolino è stato chiamato a deporre dal pm della Dda di Napoli Alessandro Milita nell'ambito del processo con rito immediato a carico del parlamentare Nicola Cosentino, ex sottosegretario all'Economia.
Bassolino ha risposto in qualità di testimone assistito alle domande del pm e dell'avvocato di Cosentino, Agostino De Caro, per circa un'ora e mezza. I magistrati del collegio C - presidente Gianpaolo Guglielmo - del tribunale di Santa Maria dovranno giudicare il parlamentare del Pdl di Casal di Principe imputato per concorso esterno in associazione mafiosa per presunti rapporti con il clan dei Casalesi e con la famiglia-impresa che faceva capo a Sergio e Michele Orsi nella gestione dell'emergenza rifiuti in Campania. L'attenzione dell'accusa si è concentrata sull'ordinanza di revoca dell'appalto alla società Impregeco con firma dei sub commissari per l'emergenza Massimo Paolucci e Giulio Facchi dopo lo stop dell'operazione di presunto «rimpiazzo» ai danni della Fibe, nella gestione di una discarica nel Casertano, arrivato dal governo centrale, precisamente dall'ex ministro all'Ambiente, Altero Matteoli. A Bassolino è stato fatto visionare proprio l'atto di revoca. «Io sono imputato in un altro processo a Napoli per una questione di firme - ha spiegato l'ex governatore della Campania alzando le spalle - per quanto riguarda l'ordinanza firmata dal vice commissario Facchi e poi bloccata dall'ex ministro, posso dire che a me non dispiaceva affatto che i commissari firmassero un po' anche loro e che ci fossero assunzioni di responsabilità, perché guidare il commissariato di governo per l'emergenza rifiuti era come guidare un'altra Regione oltre alla Regione Campania. Per questo a un certo punto, nel febbraio 2004, mi dimisi».
Secondo l'accusa, la manovra di individuazione di un nuovo sversatoio in località Torrione a Caserta, stando alle intercettazioni telefoniche illustrate dai carabinieri del Noe, era favorita anche dall'interessamento di Nicola Cosentino. Ma ieri il nome del parlamentare non è stato fatto dal governatore. «Rimasi colpito dalla lettera di Matteoli e con lui trovai delle soluzioni alle sue opposizioni - ha riferito - quello, comunque, fu un caso limite». Alla domanda del pm Milita su chi dei politici casertani aveva fatto ostruzionismo alla costruzione del tennovalorizzatore a Santa Maria la Fossa, così come riferito da lui stesso in corte di Assise a Napoli, Bassolino, ancora una volta, non ha fatto nomi, nemmeno dopo una riformulazione della domanda da parte del presidente del collegio giudicante, ma ha risposto: «In provincia di Caserta c'era una discussione pubblica, intendo sui giornali, di diversi politici che spingevano affinché si evitasse la costruzione del termovalorizzatore a Caserta. Ma Caserta non si è mai riusciti ad andare oltre i propositi perché il problema principale era per noi la costruzione del termovalorizzatore di Acerra, terminato per due motivi: grazie, innanzitutto, a una modifica normativa, quando il commissario era Bertolaso, e, in secondo luogo per l'intervento dell'esercito. Io, come commissario, riuscii a creare 7 Cdr dopo l'intervento dei poliziotti inviati dal ministro Pisanu».
E sulle presunte pressioni di Bassolino sul prefetto Corrado Catenacci affinché quest'ultimo, dopo la successione al commissariato di governo del 2004, continuasse a tenere Paolucci e Facchi nel suo staff? «Io a Catenacci dissi solo di guardarsi intorno e di fare il suo lavoro, feci i nomi dei due vice solo per presentargli la situazione».
Chi i nomi li ha fatti ieri durante l'udienza è stato Massimo Paolucci, ascoltato per due ore e mezza. «I referenti politici del consorzio su Caserta erano Cosentino e Landolfi*, ha dichiarato. Tutto però si è fermato a questa battuta, l'escussione di Paolucci infatti verrà completata il prossimo 19 marzo.

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