Chiaiano, evasione da tre milioni

Le Fiamme Gialle hanno verificato l'omesso il versamento delle somme all'Erario. La concessionaria e la sua subappaltante erano state entrambe colpite da interdittiva antimafia
25 gennaio 2012 - Mario Pepe
Fonte: Roma

NAPOLI. Omesso versamento all'Erario gli oltre tre milioni di euro della tassa dovuta alla Regione. E così nel mirino della Guardia di finanza è finita la Ibi spa, società che nel 2009 e 2010, con la Carandente-Tartaglia, subconcessionaria per il movimento terra, ha gestito la discarica di Chiaiano: successivamente, la gestione dello sversatoio è passata alla società provinciale Sapna. Gli uomini delle Fiamme gialle hanno accertato anche un'evasione dell'Iva per 100mila euro. La società aveva addebitato agli enti pubblici il canone (5 euro a tonnellata per complessive 600mila) per lo sversamento dell'immondizia, ma ha successivamente omesso il versamento all'Erario. E con un trucco contabile, i tre milioni erano finiti nel bilancio aziendale come introiti a fronte dell'attività svolta. Il legale rappresentante della società è stato denunciato per appropriazione indebita. Le due società erano state colpite da interdittiva antimafia. In particolare la Ibi, dopo il provvedimento emesso dalla Prefettura nel dicembre 2010, aveva inoltrato ricorso al Tar che, nel gennaio dello scorso anno, aveva respinto l'istanza cautelare proposta dalla stessa ditta. Dopodiché, ad aprile, le ragioni della Ibi erano state respinte definitivamente dai giudici amministrativi sul presupposto che l'interdittiva si fondava sull'esistenza di rapporti, in Sicilia, tra la stessa Ibi e la Pts Costruzioni indicata come, si leggeva nella sentenza, «riconducibile a soggetti legati ad ambienti e società con-tingue alla criminalità organizzata» in particolare vicini a «Vito Buscemi, condannato con sentenza definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzato ad ottenere aggiudicazioni di appalti di opere pubbliche in Sicilia». E il nome della Ibi era finito anche, nel marzo dello scorso anno, in un'inchiesta della Procura di Napoli (con dieci indagati e forte delle dichiarazioni di pentiti tra i quali Gaetano Vassallo ndr) sulla discarica di Chiaiano, nella quale di sosteneva che i lavori di impermeabilizzazione dello sversatoio non fossero stati fatti a regola d'arte ma argilla scadente imposta dai clan Mallardo e Zagaria che, secondo le accuse, attraverso la Ibi e la Edilcar (controllata dalla famiglia CarandenteTartaglia ndr), controllavano sversamento e appalti per i rifiuti. La Ibi aveva precisato di avere avuto rapporti negli anni Novanta con la Edilcar per la quale era stata attestata la regolarità antimafia. E la stessa ditta aveva anche smentito di aver gestito la discarica palermitana di Bellolampo e di avere intrattenuto rapporti con persone collegate ai Maliardo e Zagaria e al pentito Vassallo. E la stessa Ibi era stata al centro delle polemiche lo scorso settembre, dopo che il Servizio Ambiente del Comune di Napoli aveva affidato alla stessa Ibi, il 17 giugno, alcuni i lavori di bonifica del sottosuolo. Il consigliere di "Napoli è Tua", Pietro Rinaldi, aveva sollecitato l'assessore Giuseppe Narducci a fare chiarezza. Quest'ultimo aveva replicato di essere in attesa di una risposta. L'ultimo capitolo, ad ottobre, quando la Ibisi era vista revocare l'appalto per la costruzione dell'impianto di compostaggio in via delle Brecce.

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