Discarica di Chiaiano, Ibi ha evaso tasse per 3 milioni a danno della Regione
NAPOLI — Sulla discarica di Chiaiano spunta l'ombra di una mega truffa al fisco. Gli uomini della Guardia di Finanza, avviando accertamenti sulle «società che operano in regime di oligopolio» nel settore rifiuti, contestano infatti alla Ibi Spa, la società che ha costruito e gestito lo sversatoio nel 2009 e 2010 - oggi affidato alla provinciale Sapna — l'evasione di tributi pari a tre milioni di euro. Si tratta del-l'ecotassa che l'impresa avrebbe dovuto girare alla Regione: cinque euro a tonnellata di rifiuto che moltiplicato per 600.000 (tante sono le tonnellate scaricate nella cava del poligono) diventano tre milioni. Ibi avrebbe anche evaso l'Iva per 1oo.000 euro, accusa il Nucleo della Tributaria di Napoli. Le Fiamme Gialle hanno denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica il legale rappresentante della società, Daniela D'Amico, contestandole il reato di appropriazione indebita. «Di fatto Ibi», sostengono gli uomini della Guardia di Finanza che hanno condotto le indagini, «attraverso un ingegnoso e fantasioso artifizio contabile è riuscita a fare confluire i tre milioni di euro nella gestione caratteristica dell'azienda. Li ha fatti apparire come se fossero stati un regolare introito incamerato a fronte dell'attività prestata». D'Amico si difende sostenendo che non era tenuta al pagamento della ecotassa. «Ibi», dice, «era solo il conduttore della discarica. Il gestore era Sapna». Di più, sostiene che la ecotassa non sarebbe stata esigibile prima del primo gennaio 2011, non essendo stata ancora emanata fino a quella data la legge regionale destinata a regolarne la concreta applicazione. Si arricchisce dunque di un nuovo episodio la storia della discarica, chiusa lo scorso autunno. Su quell'invaso ha da tempo acceso i riflettori la Procura della Repubblica di Napoli: una inchiesta dei pm Ardituro, Del Gaudio ed Esposito intende verificare se Ibi e la subappaltatrice Edil Carandente abbiano impiegato materiali a norma ed in conformità col progetto. Una relazione disposta dal gip parrebbe indicare di no, almeno per quanto concerne l'argilla, ed ha aperto la porta ad ulteriori accertamenti per verificare le responsabilità di chi collaudò quell'invaso, certificando che fosse stato realizzato a regola d'arte. Non basta: poco più di un anno fa sia Ibi sia Edil Carandente sono state colpite da interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Napoli. Il provvedimento nei confronti di Ibi — che ha carattere amministrativo e non penale — è stato confermato dal Tar ad aprile dello scorso anno. Pende ricorso in Consiglio di Stato.