Il silenzio dell'Asìa sui 71 lavoratori già assunti
INTERNALIZZAZIONI Asìa il Comune va avanti. Obiettivo: l'assunzione di 350 persone. Ma ora in una nota dell'azienda si scopre che una prima tranche di 71 lavoratori (dipendenti della Lavajet) è già stata assunta, con l'accordo del 16 gennaio tra il vice sindaco Sodano e i sindacati. E ora l'amministrazione comunale e l'azienda di igiene urbana si preparano a portare in azienda altri 200 lavoratori entro il 15 febbraio per il servizio di raccolta dei rifiuti (e non solo di spazzamento, come scritto ieri, ndr). "Sono gli spazzini storici di Napoli", commenta il vice sindaco Tommaso Sodano, che ha condotto le trattative per l'internalizzazione e che si difende e vuole parlare , poi decide di affidare le risposte al neo presidente Asìa, Raffaele Del Giudice, chiosando solo: "Sono umanamente ferito, la mia storia personale è limpida".
Nella passata gestione, che vedeva come presidente dell'Asìa Raphael Rossi (mandato a casa il primo gennaio) c'era un doppio piano d'intervento. Era stata preparata una nuova gara generale per l'appalto dei servizi di raccolta dei rifiuti per i 3200 cittadini che fino al 31 dicembre erano serviti dagli appalti privati e un'ipotesi di internalizzazione basata, però, anche sulla storia lavorativa dei dipendenti delle ditte private, con la possibilità di lasciare ai privati il lotto Unesco. Insomma un criterio di scelta tra la Docks che è stata sempre efficiente e Lavajet, che ha assorbito gli ex dipendenti Enerambiente (società colpita dall'interdittivaper mafia) e che nel 2011 è stata protagonista di diversi scioperi selvaggi. Ma c'è stata un'accelerata al processo di internalizzazione totale che ha portato a 71 assunzioni subito, a 200 tra un mese e a un terzo lotto entro l'anno.
Nuovi costi fissi per Asìa, un'azienda che ha chiuso il bilancio 2011 con un buco di 20 milioni (il 10 per cento del suo fatturato), un'azienda su cui il costo degli stipendi rappresenta il 64 per cento dei costi.
I sindacati fanno quadrato a difesa dell'accordo. In un comunicato congiunto Cgil, Fit-Cisl, Uil e Fiadel scrivono: "Il graduale assorbimento delle circa 350 unità impegnate da Asìa in attività di raccolta rifiuti esternalizzate a fornitori privati è un'iniziativa assolutamente trasparente. I lavoratori operano da oltre 20 anni. Non si tratta di nuove assunzioni, ma del passaggio di cantiere previsto dal contratto collettivo nazionale, per il rientro nell'azienda madre delle maestranze precedentemente assegnate a ditte esterne".
In realtà i 350 non hanno mai lavorato in Asìa e non sono stati prestati ad altre aziende, ma quando Asìa nel 1999 stava nascendo ha fatto un accordo sindacale (esattamente il 24 marzo) impegnandosi ad acquisire i dipendenti delle ditte appaltatrici in coincidenza con l'internalizzazione dei servizi in precedenza conferiti all'esterno. Per quell'accordo fu stilata anche una lista (con nomi e cognomi) di 1019 persone. Il 28 maggio 2000 Asìa assume 225 dipendenti di questa lista e 794 rimangono esterni. Sulla questione si esprime anche l'avvocato dell'Asìa Giuseppe Ferraro, che ricostruisce le fasi dell'accordo sindacale e ritiene che "la società sia obbligata ad assumere i dipendenti delle ditte appaltatrici nel caso di internalizzazioni".
Tuttavia, Ferraro, sottolinea chiaramente che "gli obblighi devono essere verificati alla luce dell'attuale disciplina relativa agli enti locali e alle società da queste partecipate". Questo cosa significa? "Che la spesa relativa al personale deve rispettare i limiti di spesa del Comune" e "rispettare il patto di stabilità". Ferraro cita una delibera della Corte dei conti (la numero 70) del 2008 e il decreto legislativo numero 112 dello stesso anno, cioè 9 anni dopo gli accordi sindacali del '99 e ribadisce "l'obbligo del concorso per il reclutamento del personale" e l'obbligo di ricorrere "alla mobilità interna". Il parere è positivo, ma pieno di postille che vanno in senso contrario. A spiegare tutto una nota a margine del parere in cui l'avvocato spiega che non rispettando l'accordo del '99 (superato dalla legge) si rischia di "attivare un contenzioso sociale e giudiziario dagli esiti alquanto problematici, specie nella delicata situazione locale".