Il ministro spiega: c'è stato un equivoco, i viaggi solo «previo accordo». Corsa per evitare la supermulta Ue

Rifiuti, corretto il decreto: sì al patto tra Regioni

Gli impianti Nel documento la possibilità di utilizzare i fondi Fas per acquistare l'inceneritore di Acerra
16 gennaio 2012 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Il decreto rifiuti varato venerdì dal governo riserva l'ennesimo colpo di scena: nel testo che sarà sottoposto al presidente della Repubblica è prevista la necessità di accordo tra Regioni per esportare la spazzatura campana. «C'è stato un equivoco sul decreto - osserva il ministro Clini - i rifiuti vanno sì in impianti di altre regioni, ma con un accordo preventivo. Non abbiamo intenzione di scavalcare nessuno». Torna, quindi, ad essere altissima la possibilità di uno stop ai trasferimenti che manderebbe in crisi il fragile sistema campano. E questo proprio mentre parte la lettera all'Europa con la quale gli amministratori campani e il governo tentano di evitare la multa di cinquecentomilaeuro al giorno per la mancata soluzione del problema spazzatura. La norma approvata, nel testo concordato con sindaco, governatore e presidente della Provincia, doveva convincere l'Europa che almeno fino a dicembre sarebbero continuati i trasferimenti, in modo da liberare gli impianti e dare alla Sapna la possibilità di ristrutturali. Gli Stir dovrebbero produrre la frazione stabilizzata che dovrebbe poi finire nelle discariche. Contestualmente, si sottolinea nella missiva, bisognerebbe aprire la cava di Paenzano a Tufino e un sito di stocca:. o a Napoli nella vasca della ex Icm e mandare avanti la gara per il termovalorizzatore di Napoi est. E questo anche se non si esclude di poter modificare la localizzazione.
Ora, però, la nuova dizione del testo rischia di mandare in rovina il mosaico pazientemente costruito e di non risolvere un problema che si trascina da mesi nelle aule del Parlamento e davanti ai tribunali amministrativi. La Sapna, la società provinciale, già lo scorso anno aveva cominciato ad esportare spazzatura tritovagliata senza il sì delle Regioni , sostenendo che si trattava di rifiuti speciali che per legge possono viaggiare senza autorizzazioni. Una prassi contestata dalla Puglia che nella scorsa estate aveva bloccato i trasferimenti. La Italcave, la ditta che riceveva la monnezza di Napoli e dintorni, si era rivolta al tar del Lazio che aveva respinto il ricorso. Contestualmente il governo Berlusconi aveva approvato un decreto molto simile a quello varato venerdì che si era poi rivelato inutile e quindi era stato lasciato decadere. La Italcave si era quindi rivolta al Consiglio di Stato che aveva concesso la sospensiva alla sentenza del tar permettendo la ripresa dei trasferimenti senza però pronunciarsi mai nel merito. La decisione dovrebbe arrivare nei prossimi mesi. Il decreto doveva servire per garantire all'Europa che in qualsiasi caso le strade sarebbero rimaste pulite perché la spazzatura sarebbe stata esportata. Ovviamente nella speranza di evitare la supermulta. Ora la situazione torna a essere ad alto rischio: la possibilità di portare i rifiuti in Olanda potrebbe diventare l'unica valvola di sicurezza ancora funzionante.
Che cosa abbia spinto il governo e il ministro Clini a prevedere l'assenso delle Regioni è facilmente intuibile: appena si era diffusa la notizia del nuovo decreto c'era stata la sollevazione dei governatori di molte Regioni del Nord. Erano subito scesi in campo i leghisti Zaia (Veneto) e Cota (Piemonte). Nei mesi scorsi già 125mila tonnellate di monnezza proveniente dalla provincia di Napoli sono state smaltite al Nord: risulta dai contratti che la Sapna ha consegnato qualche mese fa alla commissione eco-mafie che adesso li sta passando al setaccio. La spazzatura made in Naples è finita in Liguria, Emilia, Toscana e Lombardia e Veneto in alcuni casi con il sì delle Regioni, in molte altre occasioni solo sulla base di accordi commerciali che hanno permesso alle imprese di intascare 13 milioni e mezzo. il decreto riserva, poi, un'altra novità: la Regione è autorizzata a utilizzare le risorse dei fondi Fas per comprare il termovalorizzatore di Acerra. I parametri fissati dalle leggi precedenti faceva aggirare il valore dell'impianto intorno ai 400mila euro: una cifra contestata dalla Fibe che lo ha costruito.

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