Salpa la nave dei rifiuti ma per metà è vuota

Perillo, direttore della SapNa: «Era la prima volta Abbiamo pagato l'inesperienza, poi andrà meglio»
Con questo sistema abbiamo un equilibrio precario che potrà durare al massimo due anni, ma occorrono gli impianti
12 gennaio 2012 - Angelo Agrippa
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI — Alla fine, due camion carichi di rifiuti sono tornati a Caivano, non riuscendo a scaricare. E la nave con il primo carico è salpata per Rotterdam con 1820 tonnellate: ben al di sotto delle tremila previste. «Ora occorrerà definire il cronoprogramma — dice Giovanni Perillo, docente di ingegneria all'Università Parthenope, direttore tecnico della società ambientale della Provincia di Napoli, Sap.Na, che, consorziata con Asia, sta gestendo il viaggio all'estero della spazzatura lavorata negli stir campani —. È necessario chiarire che le navi non sono la soluzione definitiva al problema: il trasferimento via mare dei rifiuti va nello sforzo di alleviare la situazione. Del resto, gestiamo pur sempre un'emergenza in regime ordinario. Senza poteri in deroga».
Perillo, si dice che la nave sia partita con un carico ridotto rispetto a quanto previsto: circa 1800 tonnellate. E vero?
«Sì, ma essendo la prima nave, ci si attendeva di pagar dazio all'inesperienza. Il costo, in ogni caso, è fissato indipendentemente dal carico ed è pari a circa 115 euro a tonnellata; per ora è stato firmato e ratificato un solo contratto per 24 mila tonnellate in totale».
Soltanto per portare via la frazione secca che, secondo quanto afferma l'assessore regionale Romano, sarebbe quella che potrebbe essere smaltita gratis ad Acerra?
«No, il contratto prevede sia il trasferimento della frazione secca con codice 19 che del talquale imballato con codice 20 di classificazione. Inoltre, Acerra è al servizio di tutte le province e non può ovviamente smaltire tutto il secco prodotto da quella di Napoli. Oggi che è in corso di manutenzione una delle tre linee del termovalorizzatore di Acerra abbiamo necessità di smaltire anche il secco».
E possibile pensare che prossimamente partirà da Napoli una seconda nave carica di rifiuto talquale?
«È possibile. Gli uffici della Regione Campania, che hanno prestato la massima collaborazione in questa operazione, hanno completato le procedure. Solo che, se partirà un altro carico, occorrerà valutare tutte le opportunità».
Perché?
«Perché c'è necessità di liberare il sito di stoccaggio in località Pantano ad Acerra e di garantire la piena funzionalità degli stir di Giugliano e Tufino, e perché il costo del trasferimento all'estero è meno oneroso».
Ma la Regione dice che è la frazione umida a ingolfare il ciclo di smaltimento con le sue 80 mila tonnellate stoccate negli stir a fronte delle 1300 di frazione secca. È così?
«Verissimo, ma la frazione umida non ha la stessa facilità di imballaggio e trasferimento all'estero».
Insomma, quanto potrà tenere questo equilibrio così precario?
«Diciamo che abbiamo un'autonomia di un paio di anni. Dopodiché, senza impianti, tutto diventerà insostenibile in termini di costi. Se Napoli e la provincia restano pulita è grazie al ciclo implementato dalla Sap.Na con la piena collaborazione della Regione e delle aziende del territorio, in primis Asia: gli stir sono aperti sette giorni su sette, per 24 ore; esercitiamo un controllo serratissimo su ciò che entra ed esce dagli impianti stir e, soprattutto, grazie anche al fatto che spesso ci si è spesi in prima persona, abbiamo recuperato un forte tasso di credibilità presso gli operatori del settore che, prima di noi, rinunciavano persino a parlare dei rifiuti napoletani».
Mentre oggi?
«Collaborano senza pregiudizio e lasciano aperti i loro impianti in altre regioni per accogliere il prodotto lavorato negli Stir».
Certamente non gratis. Quanto ci costa l'anno quella che lei chiama "emergenza gestita in regime ordinario"?
«Mai detto che non ci costa nulla. Ma forse ha dimenticato quando non v'era regione d'Italia disponibile a ricevere i nostri rifiuti? Dicevano che arrivavano carcasse di animali, pezzi di motori e di automobili. Oggi, invece, controlliamo tutto. I costi? In provincia di Napoli siamo sui 120 milioni l'anno per la gestione di più di un milione di tonnellate».
Chi paga?
«I costi sono ribaltati sulla tariffa di smaltimento, ovviamente, ma sono in linea con quelli standard. E la Provincia anticipa di volta in volta le attività di gestione; con tale meccanismo essa è stata in grado di supportare ed iniettare liquidità nell'intero ciclo regionale».
Con la Tarsu più evasa d'Italia?
«Sul primo anno il tasso di evasione arriva quasi al 50%. Ma poi qualcosa si recupera con le annualità successive».
Lei è d'accordo con il termovalorizzatore a Napoli est?
«È scritto in una legge e la legge va rispettata. Tanto che le procedure vanno avanti, sebbene sia auspicabile una decisione politicamente condivisa».
Vale a dire?
«Che il mercato finanziario non gradisce disaccordo tra gli enti, soprattutto a fronte di un investimento da 500 milioni di euro».
Quindi, meglio ricorrere a un sito alternativo?
«Meglio condividere una scelta. Ma io posso parlare da tecnico. Le decisioni politiche spettano ad altri».

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