Stangata della Corte di Strasburgo sull'emergenza fino al 2009. Clini: pronto il piano della svolta

«Danni dai rifiuti»: scatta la condanna europea

Le reazioni De Magistris: «Paghiamo colpe di altri» Romano: «Sono i conti del disastro del passato»
11 gennaio 2012 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Daniela De Crescenzo Italia condannata dalla corte di Strasburgo per aver violato due articoli della convenzione dei diritti umani nella gestione dell'infinita emergenza rifiuti in Campania. La condanna arriva dopo un ricorso presentato da un gruppo di cittadini di Somma Vesuviana rappresentati dall'avvocato Errico Di Lorenzo. Una sentenza preoccupante alla vigila della scadenza dei quarantacinque giorni concessi dalla commissione europea per presentare un piano finalmente convincente prima di deferire il nostro Paese ancora una volta alla corte europea. Da Strasburgo l'Italia è stata condannata perla violazione degli articoli 8 e 13 della convenzione dei diritti umani. I1 primo stabilisce il diritto alla vita privata e familiare, il secondo il diritto a provvedimenti efficaci a rimuovere le cause del disagio. Nel caso della Campania tra il 1994 e il 2009 (date di avvio e di chiusura dell'emergenza) non sono stati rispettati né l'uno né l'altro. Tuttavia queste mancanze (per quanto gravi) non hanno provocato ricadute sulla salute umana. I giudici hanno infatti ritenuto che gli studi scientifici presentati dalle parti sull'esistenza di un legame tra un aumento dei casi di cancro e la gestione dei rifiuti in Campania arrivino a risultati divergenti. La Corte non ha riconosciuto, poi, risarcimenti economici (erano stati chiesti 15 mila euro per ognuno dei ricorrenti) giudicando sufficiente come risarcimento il riconoscimento del danno. I giudici hanno anche stabilito che lo Stato italiano dovrà versare all'avvocato Errico di Lorenzo, che oltre a rappresentare il gruppo è uno dei ricorrenti, 2.500 mila euro per le spese legali sostenute mentre il legale aveva chiesto 20 mila euro. Dopo aver ripercorso i quindici anni di calvario dell'emergenza in Campania, la Corte ha esaminato il ricorso dei cittadini di Somma Vesuviana e le obiezioni mosse dal governo. L'Italia aveva sottolineato che manca un effetto diretto tra la presenza dei rifiuti sul territorio e il peggioramento della qualità della vita dei cittadini. Obiezione seccamente respinta. Come è stata rispedita al mittente la tesi che la crisi sia attribuibile a «situazioni di forza ma; ore» anche se l'Europa riconosce «è vero che lo Stato italiano dal maggio 2008 in avanti ha adottato alcune misure che hanno permesso di uscire dallo stato di emergenza nel dicembre del 2009». La condanna ha provocato un diluvio di reazioni preoccupate. Prima tra tutte quella del ministro per l'Ambiente Corrado Clini che ha detto: «Cercare una qualità della vita migliore è un diritto di ogni cittadino. 11 ministero, e io personalmente, siamo impegnati per dare agli abitanti del napoletano un ambiente più pulito». E poi riferendosi al nuovo rischio multa che incombe sull'Italia ha spiegato: «Stiamo preparando il rapporto per la commissione Europea che presenteremo lunedì prossimo. Per il 25 gennaio è invece fissato l'incontro con la commissione Ambiente. Speriamo di riuscire a convincerli». «Viviamo un paradosso: noi siamo impegnati a risolvere i problemi della città ma paghiamo i disastri fatti da altri», ha invece sostenuto il sindaco di Napoli Luigi De Magistris concordando per una volta con l'assesso• re regionale Giovanni Romano che ha sottolineato: «Sapevamo di aver ereditato un disastro. Siamo al lavoro per superare questi venti anni di ritardi e inadempienze. La Corte condanna la vecchia incapacità di gestire adeguatamente l'emergenza e chi ha saputo dire solo no. Questa è una fase nuova che deve essere necessariamente caratterizzata dai sì e dagli interventi strutturali. Siamo sulla strada giusta, grazie alla collaborazione in atto tra tutte le istituzioni». E il presidente della Provincia, Luigi Cesaro si è detto preoccupato: «La condanna arriva in un brutto momento. Non vorrei che l'Unione Europea, che deve decidere sulla procedura d'infrazione, fosse condizionata da questo provvedimento che risponde a tempi e logiche di giudizio completamente diversi, trattando l'analisi di un periodo che va dal 1994 al 2009». «L'Italia è stata condannata perché mancano soluzioni definitive», sostiene il parlamentare del Pdl e presidente della commissione Agricoltura della Camera dei deputati, Paolo Russo. In campo anche i sindacati: «E necessaria una convocazione urgente da parte della Regione - ha scritto in una nota, Una Lucci, segretario generale Cisl Campania - La condanna dell'Italia da parte della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo e i nodi ancora da sciogliere dopo la partenza della prima nave per l'Olanda impongono piena condivisione delle scelte e assoluta trasparenza. Nessuno può assumere il rischio che nuove emergenze si presentino al primo inceppo di meccanismi che ancora fanno fatica a ingranare, mentre un piano definitivo, concreto e attuabile non pare sia tuttora disponibile».

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