L'intervista Il vicesindaco di Napoli: «Sono contro gli inceneritori, a Napoli come a Giugliano»

Sodano: un errore di inesperienza l'annuncio delle navi

29 dicembre 2011 - Angelo Agrippa
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI — Vicesindaco Sodano, spenderemo all'incirca 2 milioni 700 mila curo per portare il rifiuto secco in Olanda che nell'inceneritore di Acerra — dice l'assessore regionale Romano — viene bruciato gratis. Lei replica che Romano mente. Perché?
«I1 costo di Acerra è stato caricato sui fondi FAS, quindi viene pagato con fondi regionali che sono sottratti alle amministrazioni campane con minori trasferimenti. Non possiamo poi dimenticare che l'inceneritore di Acerra è uno degli ultimi impianti a sfruttare i Cip6, quindi è pagato da tutti gli italiani nella bolletta elettrica».
Certo, ma se — come dice lei — già paghiamo per Acerra perché sobbarcarci altre spese per trasferire il rifiuto secco in Olanda?
«Questa è la seconda bugia di Romano: l'operazione di invio dei rifiuti all'estero non è limitata al rifiuto secco. Tra l'altro, il Comune di Napoli non decide quale rifiuto inviare dagli impianti. E la Sap.Na, la società provinciale, a stabilire queste cose. Inoltre, se ad oggi sono state approvate le notifiche del solo rifiuto secco è perché, dopo oltre due mesi, dalla Regione non hanno ancora autorizzato la lavorazione del rifiuto tal quale negli impianti stir, necessaria all'invio dello stesso tal quale in Olanda. Si tratta di una modifica non sostanziale che pare aver messo in grande difficoltà gli uffici regionali, tanto da far sospettare piuttosto a una scarsa volontà di procedere a questa modifica».
Romano controreplica e dice: perché dovremmo modificare i processi di lavorazione degli stir, a spese dei cittadini, solo perché l'amministrazione di Napoli si è intestardita a esportare i rifiuti all'estero?
«Non abbiamo chiesto modifiche strutturali agli impianti stir, ma soltanto di consentire l'imballaggio del prodotto finale, la mescola del talquale, in modo da autorizzarlo come codice 20, dato che gli stir, attualmente, tritovagliano e separano soltanto, producendo rifiuto classificabile con il codice 19».
Ma gli olandesi accetterebbero il rifiuto talquale imballato?
«Assolutamente sì. Ma non trascurerei neanche la necessità di smaltire la frazione secca, dato che, come affermano gli uffici regionali, vi è un deficit strutturale in Campania per il trattamento del secco. Acerra potrebbe smaltire soltanto la frazione secca di Napoli e provincia, non quella prodotta in tutta la regione. La prova è che in area Pantano di Acerra, nei pressi del termovalorizzatore, da sei mesi sono stoccate 25 mila tonnellate di rifiuto secco. Ora, l'ordinanza della Provincia di Napoli che prevedeva lo stoccaggio temporaneo delle balle scade il 31 dicembre; quindi occorre far qualcosa».
Da qui, l'idea delle navi che, prima o poi, partiranno.
«E un test quello che faremo con la prima nave. E la prima volta che in Italia viene organizzata una operazione del genere. Quando lessi le proposte degli olandesi, mi dissi: possibile che spendiamo così poco, quando per il passato siamo stati costretti a sostenere costi proibitivi, fino a 220 euro a tonnellate per portare fuori regione i nostri rifiuti? Avrei potuto fare come i miei predecessori e sbraitare contro Provincia e Regione perché la responsabilità del ciclo non è dell'amministrazione comunale. Invece, il sindaco de Magistris e la giunta hanno deciso dal primo momento che quella dei rifiuti è una delle priorità da risolvere. I contratti con l'estero, tra l'altro, assicurano un certo margine di flessibilità: per il secco, trasferiremo 24 mila tonnellate con il rinnovo di altre 24 mila tonnellate; e 75 mila di talquale e secco, anche questo accordo rinnovabile. Il tutto, senza rischi di pagare penali se il nostro fabbisogno dovesse ridursi col tempo».
Sodano, dica la verità: non sente di fare un po' di autocritica sui ripetuti annunci delle navi in partenza per l'Olanda?
«Non ho problemi a dire che abbiamo commesso qualche errore di inesperienza, ma soltanto perché i tecnici ci riferivano date che poi sono saltate per vari intoppi indipendenti dalla nostra volontà. Del resto, non è il mio mestiere quello dell'operatore marittimo. Avevamo e abbiamo tuttora l'unica esigenza di dare risposte ai problemi perché non vogliamo che si torni al passato. Non dimentichiamo che al momento dell'insediamento abbiamo trovato Napoli sommersa da 2500 tonnellate di rifiuti per strada. Dall'8 agosto, invece, la città non è mai stata così pulita».
Non è solo merito dell'amministra-zione comunale di Napoli.
«E vero. Ma il nostro lavoro di relazione istituzionale è stato più che proficuo, così come lo sforzo per organizzare siti di trasferenza e migliorare la situazione di spazzamento e raccolta in città. Inoltre, l'attuale rapporto di collaborazione stretto con la Provincia di Napoli era inimmaginabile ai tempi della Iervolino».
Sodano, riemerge qualche criticità in città. Cosa accade?
«Nulla di rilevante. A Fuorigrotta abbiamo qualche defaillance dovuta alla vetustà del parco macchine. Ma nulla di serio».
Quali interessi si nascondono dietro questa disputa tra Comune di Napoli e Regione Campania, dato che lei denuncia di essersi scontrato «con i boicottaggi politici da parte di chi ha ancora troppo interesse a preservare la vecchia filiera discariche-inceneritori»?
«La nostra è una posizione chiara: a Napoli est non ci sarà mai un inceneritore, ma siamo disponibili a realizzare un impianto per il trattamento dell'umido da 60 mila tonnellate in grado di soddisfare le esigenze di Napoli e di altri comuni».
Vero che lei avrebbe esercitato una sorta di pressing sulla giunta comunale amica di Milano per evitare che la controllata A2A si proponesse per il termovalorizzatore di Napoli est?
«Nessun pressing. Con il sindaco Pisapia c'è un corretto rapporto di collaborazione. Milano è stata l'unica città d'Italia a venirci incontro, l'estate scorsa, in piena crisi, inviandoci sei compattatori nuovi di zecca. Poi, sono stato con Pisapia in visita ad alcuni impianti di Ala e di Amsa e spero che la collaborazione, sul fronte del trattamento dei rifiuti, continui anche tra le nostre aziende partecipate».
Perché nell'accordo in prefettura con il ministro Clini lei e il sindaco avete firmato un'intesa in cui riconoscete la necessità dei termovalorizzatori e, quindi, di utilizzare quello che dovrà essere realizzato a Giugliano?
«La nostra giunta è contraria ad incenerire i rifiuti a Napoli come altrove. Ma può esprimersi solo sulle scelte che ricadono sul proprio territorio. Altra cosa è affrontare la fase di transizione, avvalendosi degli impianti esistenti. Ma questo non ci porta in contraddizione, in quanto puntiamo ad una programmazione ventennale al cui termine ci sarà il rifiuto zero. La legge Bertolaso ha previsto cinque inceneritori in Campania. Noi parliamo per Napoli e abbiamo deciso di non farlo. Ma non abbiamo mai detto di volerlo a Giugliano. Anzi, per me le ecoballe stoccate a Giugliano andrebbero tombate».
Intanto, se da qualche altra parte si bruciano rifiuti, voi ne approfittate per far bruciare anche i rifiuti di Napoli.
«Ma questo avviene in forza di accordi commerciali. Ci sono impianti nel nord Europa che hanno bisogno di rifiuti, probabilmente perché programmati in numero superiore al reale fabbisogno di quelle popolazioni».
Lei si è speso tanto, per il passato, contro l'inceneritore di Acerra. Farebbe altrettanto contro quello di Giugliano?
«Sul piano individuale certamente sì. Sul piano istituzionale non possiamo interferire in decisioni che riguardano un territorio diverso da Napoli. Non rinnego nulla del mio passato: resto testimone di accusa nel processo contro chi fece la gara d'appalto per Acerra. E soprattutto credo fermamente che l'incenerimento dei rifiuti non serva. Abbiamo dimostrato di poter arrivare al 25 per cento di differenziata entro il 31 dicembre. Dimostreremo che col tempo riusciremo anche a ridurre il volume del rifiuto con gli impianti alternativi».
Ricomincia con le promesse?
«No, queste sono certezze che si affermeranno col tempo». Entro quando? «Non Io dico».

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