«Materiale che fa proprio schifo non lo vuole nemmeno Pechino»

Analisi truccate e fatture false così venivano preannunciati i controlli dell’Asl e dell’Arpac
15 dicembre 2011 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino

Unminestron edi materiali metallici, scarti di consumismo ammassati alla rinfusa in capannoni abbandonati o nei depositi di autodestinate alla rottamazione. Rottami anch’essi. Sono pezzi di ferro, di rame, tubi, piastre, lastre, lamiere, radiatori, giunti, fili elettrici nudio bruciati, carter dimotori, lattine pressate, guainedi plastica, carcasse di computer.La legge impone che siano smaltiti a regola d’arte, per evitare che inquinino il terreno e l’aria, quando vanno a fuoco. Per la premiata ditta degli esportatori di ferraglie, sono soltanto un affare. Invirtù dei rapporti privilegiati con la Cina. Ma anche la Cina, che tutto comprae nulla rifiuta, in qualche caso ha dettono. Nelle telefonate allegate all’ordinanza di custodia cautelare del gip collegiale (Bruno D’Urso, Francesco Chiaromonte e Luigi Giordano), si fa riferimento alla scarsa qualità dei materiali forniti dalla Metalbuyer: «Mi diceva Pasquale che quei due container lì non si possono mandare in Cina perché dice che è schifezza proprio eh: cioè, ma che ca...ohacaricato quello là?».
Magnesio, zinco, piombo. E anchemateriale radioattivo: «Senti - dice Alessandro Antonelli parlando con Giovanni Di Lorenzo-mi ha chiamato Sebeto e mi ha detto che la macchina che abbiamo mandato da Lombardi... questo è uscito materiale radioattivo; oral’abbiamo spostato prima da un deposito ad un altro e ora...
al secondo deposito neanche hanno detto che va bene. Materiale radioattivo, lo dobbiamo portare indietro se non questi ci mandano la polizia». Tra i clienti di Metalbuyer risulta anche una società monegasca, la Edlaco Sam con sede in rue Grimaldie ufficio di corrispondenza in Italia. Tramite Edalco, Metalbuyer raccoglieva materiale ferroso nel circuito regionale ed extraregionale, lo stoccava in un sito non autorizzato ad Acerra, lo inoltrava a La Spezia e dal porto ligure lo inviava in Cina.
Accade tutto durante l’emergenza rifiuti, tra il 2007 e il 2009, quando c’è il blocco delle attività di smaltimento dei rifiuti industriali e mentre cambiano le leggi. Anche chi è in regola con le autorizzazioni è in difficoltà, incapace di districarsi nel groviglio di norme nuove e vecchie, di divietie imposizioni. Operatori checomunque lavorano in condizioni precarie. La sede diunodei depositi, per esempio, è «sulla strada per Caserta dopo la fonderia, un portone verde dove c’è scritto ”vendesi carciofi”». Indicazione che dà l’idea dell’approssimazione di buona parte degli smaltitori di rifiuti industriali. Gli altri si muovono in un mondo apparente nel quale la fanno da padrona le società- cartiera che producono fatture e formulari, dando veste formale alle operazioni di import-export con la Cina. I controlli della polizia sono un problema, le verifiche della guardia di finanza si trasformano in tentativi di corruzione. Più facile è mettere a posto le carte quando intervengono l’Arpac e l’Asl. Visite che in molti casi sono ampiamente preannunciate. Spiega Raffaele Ammesso a Rocco Saviano: «Per non affumicà ai forni, stanno lavorando solo con la roba pulita, hai capito no? perché vogliamo aspettà arriva sta visita...hai capito?». Ilcapitolodeicontrolliedelleverifiche segnala anche altre anomalie. Per esempio, i rapporti con l’Arpac e conilaboratori dell’università Federico II. Dalle conversazioni telefoniche emerge il nervosismo durante i controlli dei nuclei ecologici dellaFinanza. Giovanni Di Lorenzo rassicura l’interlocutore e gli dice che «sta facendo la stessacosa con l’Arpac di Napoli e gli dice di mandargli un campione del materiale in questione che avrebbeprovveduto lui a Napoli a far fare un’analisi all’università di Napoli facendosi rilasciare una certificazione, visto che ha degli ottimi rapporti sia con l’Arpac che con l’università». Certificati, sottolinea l’ordinanza del giudice, «redatti dal dipartimento di ingegneria dei materiali e della produzione(...) da considerarsi falsi atteso che la evidente non rappresentatività dei campioni selezionati dai materiali da analizzare rende inattendibili i risultati delle intere analisi». Infine, il capitolo dei rapporti con l’ex vicepresidente della Provincia di Napoli, Antonio Pugliese, annotati dalgiudicepersegnalarelaconoscenza e la frequentazione tra lui e gli smaltitori di metalli. Uno dei agenti della polizia provinciale addetti ai controlli, sentito dalla Procura ha raccontato: «In ufficio era notorio che spesso il vicepresidente Pugliese durantei controlli o successivamente in ufficio, chiamava i colleghi per raccomandarsi per avere un occhio di riguardo ».

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