Traffico di rifiuti ferrosi e siti abusivi 14 arresti tra cui due funzionari di polizia

Sequestrate 500 tonnellate di immondizia, scattano i sigilli a sei aziende.
15 dicembre 2011
Fonte: Republica Napoli

Tre organizzazioni criminali specializzate nel traffico illecito di rifiuti pericolose sono state sgominate dalla guardia di finanza del comando provinciale di Napoli. Quattordici persone sono state sottoposte a misura cautelare (10 in carcere e quattro ai domiciliari), su un totale di 30 indagati. Sequestrate, nel corso dell'operazione sei aziende, 500 tonnellate di rifiuti e numerosi automezzi.
Accertata anche l'esitenza di un traffico di rifiuti da fuori regione e l'esistenza di siti abusivi di stoccaggio.
Coinvolti anche due ex funzionari con incarichi direttivi nella Polizia provinciale di Napoli finiti agli arresti domiciliari. I due, secondo l'accusa, sarebbero stati indotti ad ammorbidire o addirittura omettere controlli previsti per legge.
Alla base dell'ordinanza di misura cautelare si pone una complessa attività di indagine eseguita dalla Finanza e coordinata dai magistrati della sezione Ambiente e Urbanistica della Procura della Repubblica di Napoli.
L'inchiesta E' emersa l'esistenza di almeno tre sodalizi criminosi che controllavano ocietà e ditte individuali operanti nel settore del commercio di rifiuti di rottami di metalli ferroso e non ferroso, nella raccolta, nel trasporto e nel recupero degli stessi. Le organizzazioni criminali hanno posto in essere un traffico illecito di rifiuti di materiale ferroso e non ferroso, proveniente per la maggior parte dalla demolizione di autovetture, dallo scarto delle attività commerciali e industriali, nonchè dalla raccolta dei rifiuti per strada. Il materiale, allo stato rifiuto, veniva indicato sui documenti di trasporto come MPS (materia prima secondaria) da destinare alle fonderie per la fusione definitiva o ad altre aziende per la eventuale successiva lavorazione.
Tutti i sodalizi criminosi, abilmente organizzati, agivano in conto proprio e in collaborazione con altri soggetti, mediante l'utilizzo di operatori fittizi (le cosiddette società cartiere) che emettevano fatture per operazioni inesistenti necessarie per giustificare la provenienza degli ingenti quantitativi di materiali ceduti alle fonderie, conseguendo illeciti profitti anche con l'evasione fiscale di rilevanti somme di denaro e provocando quindi un ingente danno all'Erario.
In particolare, queste società, operanti nel campo dell'acquisto e vendita dei materiali ferrosi, provvedevano alla raccolta e stoccaggio degli stessi ed alla loro messa in riserva.
Dopo questa procedura il materiale ferroso - costituito in maggior parte da rifiuto - avrebbe dovuto subire un ulteriore trattamento presso le stesse aziende, se in  possesso di specifiche autorizzazioni al trattamento, oppure presso altre imprese in possesso delle prescritte autorizzazioni.
In realtà, il materiale, costituito principalmente da rifiuto di metalli, dopo vari passaggi tra imprese veniva nella maggior parte dei casi, venduto a prezzi concorrenziali alle fonderie che quindi operavano la fusione del materiale ferroso classificato quale materia prima secondaria mentre, in altri casi veniva esportato nei Paesi dell'est asiatico dove è molto forte la richiesta di tale tipologia di materiali a causa della famelica necessità di materie prime delle imprese siderurgiche operanti in quei mercati.

Powered by PhPeace 2.6.4