Si trova su un paolo della luce proprio di fronte al Roxy bar
I carabinieri acquisiscono immagini anche da altri impianti
Casal di Principe, una telecamera potrebbe tradire i killer di Orsi
Scoperta quasi per caso la telecamera si trovava lì già il giorno di domenica quando venne ucciso l'imprenditore
7 giugno 2008 - Titti Beneduce, Giorgio Santamaria
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Potrebbe arrivare da una telecamera la svolta nelle indagini sull'omicidio di Michele Orsi, che ha rilanciato in maniera dirompente l'allarme sul clan dei casalesi. Orsi, imprenditore coinvolto nell'inchiesta della dda sulla gestione dei rifiuti da parte del consorzio Caserta 4, è stato assassinato domenica scorsa a Casal di Principe, mentre entrava nel Roxy Bar per comprare bibite. Proprio di fronte al bar, montata su un palo della luce, c'è una telecamera.
Diverse altre, del Comune o di negozianti, sono tutt'intorno: i carabinieri hanno acquisito nei giorni scorsi tutti i filmati relativi al primo pomeriggio di domenica. È possibile che in qualcuno di essi — forse proprio in quello della telecamera installata sul lampione — ci siano le immagini dell'omicidio. L'esame dei filmati è in corso da parte degli uomini del comando provinciale di Caserta. Quelli del Ris, il Raggruppamento investigazioni scientifiche, daranno una mano con le loro apparecchiature e la loro esperienza per vedere meglio le immagini più sfocate. Potrebbe arrivare dalla tecnologia, dunque, l'elemento che nessun abitante di Casal di Principe vuole fornire agli investigatori: l'immagine di un veicolo, un numero di targa; con un pizzico di fortuna, addirittura un volto.
Nei giorni successivi all'omicidio, gli uomini del colonnello Carmelo Burgio sono andati in Comune e dai negozianti di corso Dante che hanno un impianto di telecamere a circuito chiuso: acquisiti i filmati, gli investigatori hanno cominciato ad esaminarli, fotogramma per fotogramma. Se il paese non collabora alle indagini (appena un centinaio di persone hanno preso parte, giovedì scorso, ai funerali dell'imprenditore) le speranze degli investigatori si appuntano sulle telecamere, mentre ovviamente il lavoro di intelligence è intensissimo.
Michele Orsi, 47 anni, direttore del consorzio Eco 4, e suo fratello Sergio, entrambi imputati, avevano spiegato ai pm antimafia l'intreccio tra camorra, politica e affari creatosi intorno al business dei rifiuti (il 17 giugno prossimo l'udienza nella quale avrebbero dovuto deporre). Ne emerge uno scenario spaventoso: incontri con i boss che fanno capire a quali cifre stellari (sessanta milioni soltanto per Mondragone) ammonti l'affare, contiguità allarmanti con la politica e con lo stesso commissariato ai rifiuti, «favori » e «prestiti» elargiti ad amministratori del Consorzio Caserta 4 allo scopo di entrare nel giro milionario. La loro difesa, certo: ma una difesa non gradita al clan. Michele Orsi aveva paura perché aveva compreso che era a rischio. I tuoi timori si sono avverati domenica, intorno alle 13.30, quando, con una dinamica agghiacciante, l'omicidio è stato compiuto. Diciotto i colpi, esplosi dai kiler con con due pistole: una calibro 9 ed una «380 auto», conosciuta anche come «9 short». Un proiettile, rimbalzato sul selciato, è stato trovato dagli investigatori ad una quindicina di metri di distanza dal luogo dell'agguato, altri sono stati recuperati nelle immediate vicinanze del «Roxy Bar», dove è stato messo a segno l'omicidio. Di certo c'è che uno dei killer ha sparato il colpo di grazia alla testa. L'imprenditore abitava a una trentina di metri dal bar dove stava per entrare; poche ore dopo il delitto, per il fratello Sergio è scattata la protezione. Gli investigatori indagano anche per rintracciare cinque latitanti la cui cattura è considerata fondamentale per piegare il clan: Antonio Iovine, Michele Zagaria, Alessandro Cirillo, Giuseppe Setola e Giovanni Letizia.
Nei giorni successivi all'omicidio, gli uomini del colonnello Carmelo Burgio sono andati in Comune e dai negozianti di corso Dante che hanno un impianto di telecamere a circuito chiuso: acquisiti i filmati, gli investigatori hanno cominciato ad esaminarli, fotogramma per fotogramma. Se il paese non collabora alle indagini (appena un centinaio di persone hanno preso parte, giovedì scorso, ai funerali dell'imprenditore) le speranze degli investigatori si appuntano sulle telecamere, mentre ovviamente il lavoro di intelligence è intensissimo.
Michele Orsi, 47 anni, direttore del consorzio Eco 4, e suo fratello Sergio, entrambi imputati, avevano spiegato ai pm antimafia l'intreccio tra camorra, politica e affari creatosi intorno al business dei rifiuti (il 17 giugno prossimo l'udienza nella quale avrebbero dovuto deporre). Ne emerge uno scenario spaventoso: incontri con i boss che fanno capire a quali cifre stellari (sessanta milioni soltanto per Mondragone) ammonti l'affare, contiguità allarmanti con la politica e con lo stesso commissariato ai rifiuti, «favori » e «prestiti» elargiti ad amministratori del Consorzio Caserta 4 allo scopo di entrare nel giro milionario. La loro difesa, certo: ma una difesa non gradita al clan. Michele Orsi aveva paura perché aveva compreso che era a rischio. I tuoi timori si sono avverati domenica, intorno alle 13.30, quando, con una dinamica agghiacciante, l'omicidio è stato compiuto. Diciotto i colpi, esplosi dai kiler con con due pistole: una calibro 9 ed una «380 auto», conosciuta anche come «9 short». Un proiettile, rimbalzato sul selciato, è stato trovato dagli investigatori ad una quindicina di metri di distanza dal luogo dell'agguato, altri sono stati recuperati nelle immediate vicinanze del «Roxy Bar», dove è stato messo a segno l'omicidio. Di certo c'è che uno dei killer ha sparato il colpo di grazia alla testa. L'imprenditore abitava a una trentina di metri dal bar dove stava per entrare; poche ore dopo il delitto, per il fratello Sergio è scattata la protezione. Gli investigatori indagano anche per rintracciare cinque latitanti la cui cattura è considerata fondamentale per piegare il clan: Antonio Iovine, Michele Zagaria, Alessandro Cirillo, Giuseppe Setola e Giovanni Letizia.