Montagna, titolare della Simont, aveva lavorato per Pansa e De Gennaro poi è arrivata l'interdittiva antimafia

«Ho costruito discariche per i commissari, ora mi accusano di lavorare per i clan»

Fino a metà marzo era citato d'esempio dal Commissariato, ora la sua azienda viene considerata «inquinata»
7 giugno 2008 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Roberto Montagna, 38 anni, fino a metà marzo per Pansa e De Gennaro era come «la zattera per il naufrago». Casalduni, Pianura, Marigliano, Carabottoli, Ferrandelle: dovunque ci fosse da realizzare una discarica, un sito di stoccaggio delle ecoballe, qualche tecnico del Commissariato proponeva di affidare i lavori a Simont spa, un centinaio di dipendenti, sede al Porto di Napoli. Il 18 marzo la Prefettura ha emesso nei suoi confronti una interdittiva antimafia. 
Il 18 giugno, forse, il Tar scioglierà l'enigma e chiarirà se Montagna - («Pensi — dice — che fino allo scorso anno non mi ero mai occupato di immondizia ») - sia un colletto bianco in affari coi clan o il protagonista di una vicenda kafkiana. Lui, intanto, si propone al governo francese per rottamare la portaerei nucleare Clemenceau. A giorni deciderà l'esecutivo transalpino. «Potremmo vincere noi», dice Montagna. Le scorie? Ti fulmina con una battuta: «Naturalmente le seppellirò in una cava». È una storia da raccontare dall'epilogo, quella di Simont, ovvero dall'interdittiva antimafia, fondata su una informativa dei carabinieri. Gli investigatori evidenziano che l'azienda si approvvigiona per le discariche da fornitori sospetti e li elenca. La lista si apre con Edilcalcestruzzi srl, della famiglia Marinelli. La gestisce Luca, il nipote di Sergio, tra i maggiori esponenti della camorra cutoliana negli anni ottanta, condannato a 18 anni di reclusione per l'attentato al procuratore Gagliardi. Edilcalcestruzzi è incappata più volte in provvedimenti interdittivi antimafia. «Sono stati però tutti sospesi o annullati dal Tar», ricorda Montagna.
I carabinieri sottolineano anche che Simont è abituale acquirente di Sgb Gevi spa. Tra i sindaci di questa compagine, Diomede Pisanti. Per gli investigatori è riconducibile a Salvatore e Francesco La Marca, entrambi colpiti da interdittiva antimafia nel 2004. E' stato infatti nel collegio sindacale delle Scuderie Montesomma e compare anche nell'organigramma di Linsag, che fa capo a Salvatore La Marca. Pisanti (incensurato) secondo gli investigatori, fa capolino anche nella Banca Popolare Vesuviana, quote della quale sarebbero riconducibili ad Antonio Iovino, precedenti penali per associazione di stampo mafioso. Legato - secondo i carabinieri - al clan Fabbrocino. «Non conosco né Fabbrocino né Iovino », la replica di Montagna. «Ho acquistato da Sgb Gevi materiali per 50.000 euro in 3 anni. L'ultimo ordinativo: giunti idroespansi».
Servivano per la discarica di Ferrandelle. Dove, il 12 marzo 2008, i carabinieri hanno identificato un dipendente della Perscav, che eseguiva i trasporti per la Simont, gravato da precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso. Perscav è la ditta di Concetta e Giorgio Varchetta.Quest'ultimo il 7 gennaio 2004 fu fermato dai carabinieri, a Quarto, con Pietro Amabile, fratello di Giorgio e coniuge di Gaetanina Volpe, titolare della Tdm, un'altra ditta colpita da interdittiva antimafia, nel 1999. Giorgio Amabile, scrivono i carabinieri, era un cutoliano già colpito da provvedimento restittivo nel 1982. Montagna - l'imprenditore che De Gennaro additava ad esempio agli altri, quale modello di celerità nei lavori - sarebbe inoltre in contatto, secondo i carabinieri, con gli eredi del clan di Michele Zaza. Suffragano questa tesi col fatto che è in società di charteraggio con Domenico Olivieri, la sorella del quale ha sposato Pasquale Zaza, il nipote di Michele o'pazzo. Lo stesso Montagna sarebbe un parente dell'ex re delle bionde. «Un granchio », protesta l'amministratore della Simont. «Realizzando la discarica di Ferrandelle ho salvato De Gennaro e questo è il premio», aggiunge. Infine, giura: «Mai più rifiuti. Meglio le portaerei nucleari».

 

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