Rifiuti, Clini a Napoli: «Trovato un accordo» Verso un nuovo decreto
La notizia più rassicurante per i napoletani è che non si litiga più. Luigi de Magistris e Corrado Clini escono quasi a braccetto e visibilmente soddisfatti dalla sala della Prefettura dove per quasi quattro ore tutte le istituzioni, dal governo agli enti territoriali, hanno discusso di un'emergenza che, a quanto pare, non c'è mai stata.
Meglio così. Anche se qualcuno, prima o poi, dovrà spiegare perché il governo è stato ad un passo dall'inviare l'Esercito per ripulire Napoli dai rifiuti, e sarebbe stata la quarta volta nel giro di un paio d'anni. Il ministro dell'Ambiente sfodera un sorriso a 32 denti: «Ho avuto la fortuna di passeggiare in questa città e non ho trovato alcun segno di emergenza rifiuti. Il problema che ha provocato questa riunione non era l'emergenza, ma la posizione della Commissione europea che ha messo l'Italia in una situazione difficile per quanto riguarda la procedura d'infrazione».
Tutto un equivoco, dunque, i cumuli di nuovo per strada, una nuova, devastante, crisi alle porte, lo spettro dell'ennesimo Natale nella monnezza? Il sindaco risponde con le querele. Denuncerà Tgl e Tg5 che avrebbero mandato in onda «immagini di repertorio» per descrivere una crisi che, se c'è stata, è durata pochissimo: lo spazio di poche ore di sciopero dei netturbini, proclamato a livello nazionale. Clini, cui la full immersion deve aver provocato un calo degli zuccheri, si scusa con i giornalisti: niente domande, solo una breve dichiarazione, causa fame. Eccola: «Ho chiesto al sindaco di Napoli, al presidente della Provincia e della Regione di individuare insieme il percorso per affrontare il tema della procedura d'infrazione europea per dare una risposta concordata e soprattutto per avviare insieme un meccanismo che consenta di affrontare il tema dei rifiuti di Napoli in modo razionale, sereno e produttivo. È stata una riunione di lavoro intensa e fruttuosa: è un segno importante che diamo a livello nazionale ed europeo. Non abbiamo perso tempo a cercare di avere giochi di posizione o di fare partite che in qualche modo cercano di affidare all'uno o all'altro un ruolo piuttosto che un altro».
Il proscenio, dunque, è tutto per de Magistris: «Napoli è una città che sta uscendo fuori da un periodo durissimo, dal passato, da interessi criminali, dalla malapolitica. Vogliamo che il Paese lo sappia». Accontentato. Sotto la Prefettura, cori ostili contro il governo, il Comune, la Provincia e la Regione dai sempiterni disoccupati del coordinamento Bros, dalle mamme vulcaniche di Terzigno, dai guaglioni dei centri sociali, il cui feeling con il sindaco vacilla, dopo il "voltafaccia" sulla Coppa America a Bagnoli e la nomina dell'ex pm Giuseppe Narducci ad assessore.
LE PROSSIME MOSSE Per sapere, quindi, che cosa si è deciso in 4 ore di discussione, bisogna affidarsi alle indiscrezioni. Si va verso un nuovo decreto, l'ennesimo, che azzererebbe tutte le precedenti normative in materia di rifiuti: dovrebbe prevedere la delocalizzazione del secondo inceneritore partenopeo da Napoli Est a Giugliano. Il nuovo impianto brucerà sia il «tal quale» che i sei milioni di ecoballe accatastate in vari punti del territorio provinciale. Al posto dell'inceneritore, nella periferia orientale, sorgerà un sito di compostaggio: è una vittoria di De Magistris su tutta la linea. Per scongiurare nuove crisi nell'immediato, considerato che le tre discariche che ingoiano i rifiuti di Napoli procedono spedite verso la saturazione completa, saranno riaperti vecchi impianti, tra cui quello di Tufino, nel Nolano. La riattivazione delle discariche dismesse sarà coordinata dal commissario Tino Vardé.
Resta il mistero dell'emergenza: c'è, c'è stata, è alle porte? E quello relativo alle percentuali raggiunte dalla differenziata: secondo il programma della nuova amministrazione, si sarebbe dovuti arrivare al 70% per la fine dell'anno. Ora il vice-sindaco Tommaso Sodano, titolare della delega all'ambiente, ridimensiona gli obiettivi, e fissa a 250mila residenti (il 25% circa della popolazione) il tetto raggiungibile entro il 31 dicembre. «Abbiamo risorse—aggiunge — per arrivare fino a 500mila, ma mancano i soldi per arrivare all'intera città».