Lepore: «Un politico mi disse sui rifiuti fatti i fatti tuoi»
Senza l'impianto di Acerra ora mangeremmo immondizia
È vero, non ho remore ad ammetterlo vorrei restare ancora qui
NAPOLI «Con Berlusconi fummo fermi e non ci calammo le brache». Giovando-menico Lepore lascia la Procura di Napoli, che ha diretto per sette anni, e va in pensione con un quaderno di ricordi nutrito di episodi, aneddoti, emozioni. L'ultima, la più recente: la cattura del latitante numero uno del clan dei casalesi, Michele Zagaria, scovato mercoledì scorso in una palazzina di Casapesenna, al culmine di indagini serrate e certosine.
Eppure l'inchiesta che ha più amato e che più gli ha dato soddisfazioni, dice ieri ai giornalisti, non è stata quella contro il superlatitante, ma quella che ha coinvolto pochi mesi fa Silvio Berlusconi, all'epoca presidente del consiglio. «Nei suoi confronti — spiega Lepore — si è affermato il principio che non poteva fare tutto quello che voleva. Poi l'inchiesta è passata ad altre mani, certo. La Procura però, tutta e non solo io, fu ferma. Non calammo le brache». Orgoglio, legittimo. Quello di chi, in questi anni, ha guidato un pool di magistrati in prima fila contro la corruzione ed il malaffare che si sono spesso insinuati nelle istituzioni. Parla anche di rifiuti il capo della Procura, al passo di addio, e di una emergenza «che non si è voluto risolvere». E così rivela: «Quando dissi questa cosa, qualche politico mi chiamò e, con tono camorristico, mi disse: fatti i fatti tuoi».
Nomi non ne fa e non commenta quelli che ipotizza il cronista. Anche perché, aggiunge, «poi ci siamo chiariti e siamo anche andati a cena». Quando Lepore assunse l'incarico al vertice della Procura, la Campania era in piena emergenza: immondizia in strada, corsa affannosa a cercare discariche, un ciclo dei rifiuti indegno di un paese civile. Va via mentre non ci sono più i sacchetti accatastati in strada, ma la questione immondizia non è archiviata come un problema del passato, tutt'altro. «E quasi ridicolo — dice perciò il magistrato — parlare di emergenza rifiuti, se si considera da quanto tempo dura. E devo dire che non vedo una soluzione. Anche la stessa camorra è un alibi per tutti. Quello che penso è che, senza il termovalorizzatore di Acerra, l'immondizia ce la saremmo mangiata». Sono stati sette anni intensi, per Lepore, durante i quali ha visto la fine della sanguinosa faida di Scampìa, l'arresto di boss come Giuseppe Setola, Antonio Iovine e, in ultimo, Zagaria. Ha guidato un pool di magistrati che hanno svolto inchieste sulla camorra, sul malaffare della politica, su colossi come Impregilo, la multinazionale coinvolta insieme all'ex presidente della giunta regionale, Antonio Bassolino, nel processo sui rifiuti, perché accusata di gravi irregolarità nell'adempimento del contratto con la pubblica amministrazione. Proprio Massimo Ponzellini, il presidente di Impregilo, ha fatto recentemente visita in Procura a Lepore. «Credevo fosse venuto per chiedermi qualcosa —, rivela il magistrato —perché è sempre stato un mio avversario, dal punto di vista giudiziario. Invece era qui solo per salutarmi. Ecco, anche questa è una delle grandi soddisfazioni con cui lascio l'incarico. Mi ha fatto veramente piacere». Va via ammettendo candidamente: «Vorrei restare ancora qui». Senza rimpianti («rifarei tutto quello che ho fatto») e lanciando un appello all'unità tra i magistrati. «E la vera nostra forza», dice. «Auspico che si mantenga coeso il corpo dei magistrati. L'importante è questo ed è anche più importante dei risultati stessi. Il giorno in cui l'unità alla Procura di Napoli non ci sarà o sarà scalfita, non sarà più quella che è oggi. La prima in Italia per i risultati, perla professionalità, per le indagini».
Sarà Alessandro Pennasilico ad assumere, dalla mezzanotte del 15 dicembre, l'incarico di procuratore della repubblica facente funzioni. Temporaneamente, però, fino alla nomina del successore di Lepore da parte del consiglio superiore della magistratura. «Ho già chiesto al consiglio superiore della magistratura — ha rivelato Pennasilico in una intervista concessa all'agenzia di stampa Il Velino — di scegliere in breve tempo e di ponderare bene prima della nomina». Fabrizio Geremicca In pensione dal 15 dicembre Il procuratore di Napoli Giovandomenico tepore lascerà la guida della Procura (dopo 7 anni