Ecoballe lasciate a marcire, ma pagate
Il presidente Amato (Pd): vicino a questo schifo c'è un'isola ecologica Com'è possibile?
NAPOLI — Ecoballe d'oro. La vicenda dei siti di stoccaggio delle balle di rifiuti — in teoria combustibile per i termovalorizzatori, in realtà cubi di spazzatura — è ricca di storie di canoni di locazione tutt'altro che modesti. Soldi pagati dalle casse pubbliche ai privati che ospitano quei materiali sui propri terreni. Accade tuttora, come hanno scoperto Antonio Amato (Partito democratico) ed Anita Sala (Italia dei valori), due consiglieri regionali che fanno parte della Commissione per il controllo delle bonifiche e dei siti di smaltimento dei rifiuti. Ieri hanno effettuato un sopralluogo a Torre del Greco, nella piattaforma di stoccaggio e di recupero dei rifiuti speciali e non pericolosi di proprietà dei fratelli Balsamo. Imprenditori, questi ultimi, che hanno gestito per anni il servizio di igiene urbana, anche in virtù di proroghe concesse loro dal sindaco, il pidiellino Ciro Borriello. Il sito è vasto complessivamente 176.000 metri quadrati ed è tra l'altro destinato, in parte, al ricovero delle auto in custodia giudiziaria. Dal 2005, anno in cui furono portate lì dentro su ordinanza di Corrado Catenacci, ospita anche le ecoballe. Inizialmente erano 6.500, ne sono rimaste 3.500. Sono accatastate in pessime condizioni su un fazzoletto di 4.000 metri quadrati. Una poltiglia informe. Gli imballaggi in plastica un pallido ricordo. Neppure un telone che le isoli dal sole e dalla pioggia. Per gestire tale deposito i 5 fratelli Balsamo percepiranno dalla Sapna, la società provinciale dei rifiuti che proprio ieri ha sottoscritto un contratto, 8.500 euro al mese. «Un prezzo ritenuto congruo dai nostri avvocati inn base a precisi parametri di mercato», fanno sapere dalla Sapna. Novanta-duemila euro all'anno, senza contare il pregresso. L'impresa ha infatti instaurato un contenzioso giudiziario con la presidenza del Consiglio dei ministri per ottenere il riconoscimento dei canoni di locazione che non le sono stati pagati dal 2oo5 ad oggi. Se la spunterà, prendendo come riferimento il prezzo concordato con la Provincia, quei 4.000 metri quadrati ricoperti dai cubi di immondizia — circa un quarantesimo della superficie di tutto il sito del quale sono proprietari — frutteranno ai Balsamo, per gli anni compresi tra il 2005 ed il 2010, oltre mezzo milione di euro. Un affare d'oro per gli imprenditori, che proprio 6 anni fa, un po' prima che arrivassero le ecoballe, avevano acquistato la cava per circa tre milioni, ad un'asta fallimentare. Erano così diventati proprietari dell'area di cui erano affittuari già dal 1980. La vicenda suscita più di un interrogativo, da parte di Amato, il presidente della commissione bonifiche. «Mi chiedo», dice, «perché il contratto stipulato da Sapna con i Balsamo non sia stato utilizzato anche per una transazione sui crediti pregressi che vanta l'azienda. Mi domando, soprattutto, come si possa aprire a pochi metri da quello schifo un'isola ecologica alla quale hanno accesso i cittadini». Il consigliere Sala sollecita a sua volta da parte dell'Arpac ulteriori analisi, dopo quelle effettuate nel 2010 dal Commissariato di Governo. Quelle indagini, sostiene la Sapna, avrebbero all'epoca fornito risultati tranquillizzanti: rifiuti conformi ai parametri di legge. Certo è che lo stato in cui sono conservate oggi quelle 3500 ecoballe è assolutamente al di fuori di quanto prescrive la normativa.